Condividi

Quattro incognite per Piazza Affari: tenuta del Governo sull’art.18, Cina, petrolio e mattone Usa

Piazza Affari in ribasso, spread oltre 315 – I mercati apprezzano la fermezza di Monti sull’art. 18 ma temono annacquamenti parlamentari – Sulla Borsa pesano anche il rallentamento della Cina, l’impennata del petrolio e la delusione del mattone Usa – Le incertezze della Spagna mettono in tensione i titoli di Stato e lo spread Btp-Bund risale a quota 300

Quattro incognite per Piazza Affari: tenuta del Governo sull’art.18, Cina, petrolio e mattone Usa

SCINTILLE SULL’ARTICOLO 18: LO SPREAD SCHIZZA A 300

CINA, OIL E MATTONE USA , TUTTE TEGOLE PER IL TORO

Una giornata “tranquilla”, nonostante la delusione per i dati sul mercato immobiliare Usa e le tensioni sul greggio. Con un’eccezione: Milano. E non solo perché l’indice FtseMib ha accusato un calo del 1,2% contro le chiusure invariate di Londra e Parigi e con il rialzo dello 0,2% di Francoforte.

A riportare un po’ di fibrillazione sui circuiti telematici dei mercati finanziari sono state le massicce vendite dei titoli di Stato da parte degli operatori internazionali. Il rendimento del Btp decennale è risalito al 4,97%, lo spread è di nuovo a quota 300. In parte la “gelata” dipende dalla debolezza della Spagna: il rendimento del titolo di Stato di riferimento per Madrid è salito di 16 punti base al 5,35%. L’occasione per scatenare le vendite è stata offerta da una dichiarazione di William Buiter, chief economist di Citigroup, per cui Madrid “sta in pratica sbagliando tutto”.

Ma nella valutazione dei mercati pesa senz’altro anche la riforma del mercato del lavoro, vissuta come il primo vero test per il governo Monti. Non si tratta solo di verificare la resistenza dell’esecutivo “tecnico” di fronte all’opposizione della Cgil bensì, soprattutto, la tenuta in Parlamento contro le varie mediazioni per annacquare un testo che, così com’è, piace ai mercati. A raffreddare le tensioni ci pensa il boom del Btp Italia ormai a quota 5,7 miliardi di acquisti , cioè ben oltre le previsioni. L’operazione si conclude nel pomeriggio di oggi.

Nel frattempo, dopo aver cullato il sogno della grande ripresa, i mercati prendono atto che l’economia globale, al più, è convalescente ma non vaccinata contro le ricadute, come ha sottolineato lo stesso Ben Bernanke davanti al Congresso.

A Wall Street l’indice S&P è sceso dello 0,02% , il Dow Jones dello 0,4%, stabile il Nasdaq a -0,04% anche grazie alla performance di Linkedin +6,5% promosso buy da Goldman Sachs.

Contrastata anche la seduta in Asia. L’effetto dell’inatteso surplus commerciale del Giappone è stato modestoa: l’indice Nikkei è salito dello 0,40% quasi invariata (-0.03%) Hong Kong.

Tre i fattori negativi che hanno condizionato i mercati sul piano internazionale:

1) I dati sul mercato immobiliare degli Stati Uniti stanno frenando Wall Street e condizionano anche il mercato azionario europeo: le vendite di case esistenti sono scese dello 0,9%, gli economisti si aspettavano invece un incremento dello 0,9%.

2) Il petrolio ha accelerato dopo la pubblicazione delle scorte negli Stati Uniti rilevata dal Dipartimento dell’Energia: la settimana scorsa le scorte di greggio sono scese di 1,1 milioni di barili a fronte di un’aspettativa di un incremento di 2 milioni di barili. Il future sul petrolio Wti tratta a 107,5 dollari il barile, in rialzo dell’1,3%. Il mercato ignora le parole del ministro del petrolio arabo Ali Naimi secondo cui gli elevati prezzi del petrolio non sono giustificabili e che il suo Paese è pronto ad aumentare la produzione del 25% se necessario. L’Arabia Saudita potrebbe aumentare la produzione di 2,5 milioni di barili equivalenti al giorno.

3) Arrivano nuovi segnali di debolezza dall’economia cinese. Stavolta si tratta dell’indice degli acquisti delle imprese sceso a quota 48, a livelli di recessione. Per ora, le autorità non sembrano intenzionate a contrastare la crisi con una politica monetaria più espansiva. La prima preoccupazione resta quella di raffreddare il mercato immobiliare.

Brutta giornata per i valori finanziari, a partire dal Leone, Il titolo Generali -4,6% sconta le svalutazioni (Grecia più Telecom Italia) ma anche i timori sui dividendi futuri condizionati in parte dalla put da saldare a Petr Kellner. L’ad Giovanni Perissinotto si è comunque detto fiducioso: “Abbiamo toccato il fondo. Ora può iniziare la risalita. Già vediamo una ripresa nei primi due mesi del 2012. Probabilmente sarà un anno di consolidamento e di ricostruzione di fiducia sul mercato”.

Via libera delle banche creditrici al piano di ristrutturazione dei debiti Premafin (368 milioni), necessario per consentire alla società di approvare il bilancio il 30 marzo. Scendono le banche a partire da Unicredit -3,2% e Mediobanca – 2,4%. Intesa Sanpaolo ,-1,8%. In controtendenza Banco Popolare + 3,2% dopo aver fornito indicazioni rassicuranti sulla solidità patrimoniale. A zavorrare la Borsa di Milano è anche Mediaset -4%, in forte calo all’indomani della presentazione dei dati del trimestre e delle indicazioni sull’avvio del 2012. In ordine sparso gli industriali: Fiat e Finmeccanica-1,1%, Prysmian-1,6%. In rialzo Pirelli +0,8% e StM +0,6%.

Commenta