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Quarantena e CO2: crollano le emissioni globali

Secondo lo studio di Nature Climate Change servirebbe un lockdown ogni anno per riportare la temperatura del pianeta entro gli obiettivi 2030 – La giornata più green è stata il 7 aprile – Tutti i dati settore per settore

Quarantena e CO2: crollano le emissioni globali

Che l’emergenza coronavirus, e i conseguenti lockdown adottati da decine di Paesi nel mondo, avessero fatto bene all’ambiente era intuitivo, ma ora ci sono persino i dati ufficiali. Secondo l’autorevole rivista Nature Climate Change, lo stop a diverse attività produttive e soprattutto l’abbattimento del traffico automobilistico e aereo hanno portato ad una riduzione delle emissioni di CO2 nel mondo pari all’8,6% rispetto al 2019. Un dato significativo, considerando che: il periodo preso in esame (1° gennaio-30 aprile) è stato solo in parte interessato dalla quarantena (inizialmente solo in Cina, che comunque è il primo Paese al mondo per emissioni inquinanti); parliamo di un periodo quasi interamente invernale e dunque con i termosifoni accesi in molti Paesi occidentali; non tutti i Paesi hanno applicato misure restrittive.

Il dato, in termini quantitativi, equivale a 1.048 milioni di tonnellate in meno liberate nell’atmosfera, pari a circa 3 volte quanto emette la sola Italia in un intero anno (dato EIA 2018), il che riporta il pianeta sui livelli di emissioni del 2005. In tutti questi anni infatti, nonostante gli sforzi, l’anidride carbonica liberata nell’aria ha continuato inesorabilmente ad aumentare, tanto che Nature ha stimato, provocatoriamente, che servirebbe un lockdown ogni anno, o più verosimilmente un abbattimento equivalente di emissioni su base annua, per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030, e cioè la limitazione del surriscaldamento globale non oltre gli 1,5°C. Persino spalmato sull’intero anno infatti, se le restrizioni dovessero prolungarsi per mesi, il calo delle emissioni di CO2 nel 2020 dovrebbe essere del 7%. Questa percentuale sarebbe quella da ambire per la decarbonizzazione. Nella peggiore delle ipotesi, cioè ripresa piena delle attività ovunque da qui a dicembre, rimarrebbe comunque un -2/-5%, in netta controtendenza rispetto al solito.

Lo studio di Nature, molto dettagliato, riserva altri dati interessanti. Intanto, la giornata più green a livello planetario, causa la probabile concomitanza dei vari lockdown, è stata il 7 aprile: solo quel giorno è stata evitata l’emissione di 17 milioni di tonnellate di CO2 (-17% sul 2019), pari a circa il 5% delle emissioni totali annue italiane. Ogni area ha però avuto il suo picco negativo, e per l’Europa il dato è ancora più significativo: -27%. Alcuni Paesi, come Francia e Usa, sono arrivati ad una riduzione nel singolo giorno rispettivamente del 34 e del 31%. In dati assoluti è ovviamente la Cina ad aver dato il maggior contributo, anche perché parte del Paese è stata chiusa sin da febbraio: 242 milioni di tonnellate di CO2 in meno tra gennaio ed aprile, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando l’economia mondiale girava a pieno regime, il virus non circolava ancora e molti Paesi (proprio i più inquinanti) esitavano a condividere i protocolli ambientali internazionali.

Non manca infine l’analisi per settori. Il settore che ha più ridotto la sua attività è quello del traffico aereo, con punte del -76% e una media del -60%. A seguire il trasporto di superficie, crollato fino al -46%, l’industria fino al -29%, la produzione di energia fino al -14%, fino alle emissioni residenziali, logicamente in controtendenza con un aumento fino al 6,7%. Tuttavia l’inquinamento derivante dall’aumento dei consumi nelle abitazioni private come è noto incide poco, tant’è vero che la curva di emissioni è rimasta piatta o comunque sotto il +0,5%. La diminuzione maggiore di emissioni l’ha garantita il blocco del traffico stradale (a dimostrazione che le aree a traffico limitato e la mobilità elettrica e condivisa hanno un grande futuro), arrivando a lambire il -10%, con la produzione di energia al -6% e l’industria al -7%. La pur drastica riduzione del traffico aereo non arriva al 3% di emissioni evitate, rispetto all’andamento normale.

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