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Putin va in soccorso di Rosneft

La posizione debitoria del colosso petrolifero russo è resa molto critica dalle sanzioni di Usa e Ue, che penalizzano il rublo e ostacolano il ricorso al mercato internazionale del credito. Le difficoltà si riflettono anche su Bp, che della major russa ha quasi il 20%.

Putin va in soccorso di Rosneft

Le difficoltà finanziarie russe, scatenate dalle sanzioni imposte da Usa e Ue in reazione alla crisi ucraina, stanno mettendo alle corde anche una major petrolifera come Rosneft, che estrae circa quattro milioni di barili al giorno e che è guidata da Igor Sechin, uno dei fedelissimi del presidente Vladimir Putin. Lo stesso Putin ha dovuto rassicurare gli investitori alla fine della scorsa settimana, promettendo che il governo avrebbe fornito ogni sostegno che si rendesse necessario alla società, oggi la più grande compagnia petrolifera quotata in borsa.

A preoccupare è la sua posizione debitoria, con 21 miliardi di dollari, prevalentemente in valuta estera, in scadenza entro sei mesi. Nelle condizioni di Rosneft, la flessione delle quotazioni del greggio non è certamente benvenuta e solo la garanzia offerta da Putin potrà evitare lo spettro del default. Le sanzioni infatti ostacolano l’accesso al mercato internazionale dei capitali e stanno anche penalizzando il rublo, che nel 2014 ha perso il 30% nei confronti del dollaro, fatto che aggrava il peso dei debiti contratti in valuta.

In realtà Rosneft è troppo importante per la Russia e il rischio che non onori i suoi obblighi è da considerare basso. I numeri comunque sono allarmanti: quest’anno la società dovrà rimborsare 10,2 miliardi di dollari e nell’intero 2015 altri 19,5 miliardi, fardello che deriva principalmente dai 55 miliardi investiti nel 2013 per rilevare dall’inglese Bp la sua quota della joint venture Tnk-Bp. In cassa Rosneft ha contanti per almeno 20 miliardi e linee di credito per circa 6 miliardi con cui potrà posticipare alcune scadenze.

Intanto però Standard & Poor’s assegna alla società un rating BBB- con outlook negativo, valutazione che si può far coincidere con quella della Russia stessa, le cui riserve in moneta estera sono scese in ottobre a 428,6 miliardi di dollari, il minimo quinquennale. L’Occidente accusa Putin di aver destabilizzato l’Ucraina e adesso per diverse società russe diventa difficile rifinanziare il debito, specialmente per quelle che non possono contare su aiuti governativi. Ma anche l’inglese Bp accusa il colpo: il valore del suo 20% di Rosneft infatti sta declinando.

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