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Putin: minacce, muscoli e trucchi mascherano solo la debolezza di chi si gioca la partita della vita

La mobilitazione di 300mila riservisti che ha provocato la fuga di molti russi e le proteste di piazza, la minaccia del nucleare e il trucco dei referendum nel Donbass svelano la fragilità dello zar – Che cosa sono le armi nucleari tattiche

Putin: minacce, muscoli e trucchi mascherano solo la debolezza di chi si gioca la partita della vita

E se tutto questo alzare i toni, minacciare fuochi e fiamme fosse solo un trucco? Parliamo dell’ultimo discorso muscoloso di Putin che, annunciando una nuova leva di riservisti, in patria ha scatenato la fuga di migliaia di persone. Mentre, minacciando di usare la bomba nucleare, fuori dalla Russia ha riaperto la discussione sulla necessità di stare al fianco dell’Ucraina invasa il 24 febbraio scorso dal suo esercito.      

L’obiettivo vero di Putin sono i referendum nel Donbass

Tutto per camuffare l’obiettivo vero, quello che avviene nei prossimi giorni nel Donbass, cioè lo svolgimento dei referendum, dopo i quali, secondo Putin, quelle regioni ucraine saranno per sempre della  Russia. 

Il referendum in sé, come la vede Stefano Silvestri, esperto di affari militari e analista dello Iai, è “un tentativo di stabilire un fatto compiuto per “dichiarare la guerra vinta” e dunque “la disponibilità sospendere o cessare le operazioni militari”, trasformando a quel punto “la reazione ucraina in aggressione alla madrepatria”. “Un trucchetto vile per tentare di mascherare i fatti e nutrire la propaganda”, conclude Silvestri. 

Insomma, potrebbe essere il ragionamento di Putin: io faccio i referendum, la popolazione dice sì all’unificazione alla Russia, gli ucraini se ne fanno una ragione, e tutto finisce qua.  La posizione di sempre della Russia, potremmo aggiungere. 

Difficile tuttavia che funzioni dopo sette mesi di una guerra che ha distrutto l’Ucraina, provocando centinaia di morti e  migliaia di profughi.  

È probabile che lo capisca lo stesso Putin che infatti ha nascosto l’obiettivo- Donbass, sotto il manto dei tuoni e dei fulmini del richiamo dei riservisti e della minaccia nucleare. Con la speranza che stavolta la richiesta sia presa in considerazione.   

Russi in fuga dal loro Paese

In attesa che l’evoluzione sul campo sveli il futuro, due effetti chiarissimi il discorso di Putin però li ha avuti, in madrepatria e fuori. 

In Russia i motori di ricerca sono stati presi d’assalto con la domanda: “come uscire dalla Russia?”; mentre gli internauti occidentali si sono concentrati a capire “che cosa è un’arma nucleare tattica”. E a ben vedere per gli uni e per gli altri sono le uniche cose che contano in questo momento  del conflitto. 

Cominciamo dai russi, dalla fuga di chi non vuole rischiare di andare al fronte e può permetterselo.

I voli verso destinazioni popolari come Istanbul in Turchia, Dubai negli Emirati o Yerevan in Armenia sono andati a ruba. Prima del discorso di Putin i biglietti costavano fino a 3 mila euro, dopo le parole del leader del Cremlino, il prezzo ha raggiunto i 9 mila e in qualche caso i 12 mila euro. Sola andata. La Finlandia per ora ha i confini aperti, ma non si sa per quanto. Qualcuno cerca di raggiungere la Bielorussia in auto. Mentre è stata chiusa anche la via dell’estremo oriente della Buriatia, da dove sono partiti finora una grande maggioranza di soldati. 

Come ai tempi dell’Urss i cittadini russi sono prigionieri nel loro Paese. Anche se a essere precisi lo sono più o meno sempre stati, anche in epoca post sovietica, visto che oltre il 70% di essi non possiede un passaporto. 

Chi rischia di essere inviato in Ucraina? 

Chi sono i nuovi riservisti? Secondo quanto ha annunciato lo stesso Putin in tv la mobilitazione riguarderà almeno 300mila giovani, ma non ne faranno parte alcune categorie come gli universitari. “Stiamo parlando solo di una mobilitazione parziale – ha detto – Ciò significa che solo quei cittadini che sono nelle riserve e soprattutto, coloro che hanno prestato servizio nelle forze armate, hanno determinate specializzazioni militari ed un’esperienza rilevante saranno soggetti a coscrizione”. 

Dunque, al momento si tratterebbe di personale già addestrato o che in passato è già stato nell’esercito e, secondo le indiscrezioni, sotto i 26 anni. Un numero piccolo rispetto alle forze disponibili che, secondo il Ministro alla Difesa Shoigu  arriverebbero a 25 milioni di effettivi. 

Ma non tanto piccolo visto che ha provocato il panico e il terremoto di cui si parlava. E d’altronde come ci si può fidare? Inevitabile, sebbene subito soffocata, la protesta.

Secondo la Ong Ovd-info, sono state oltre mille le persone finora arrestate per essere scese in piazza in diverse città del Paese. Il maggior numero di arresti è avvenuto a San Pietroburgo e Mosca. Ma decine di persone sono state fermate anche nelle lontane Irkutsk (Siberia) e Ekaterinburg (Urali).

La debolezza del movimento di protesta tuttavia è sempre la stessa: continua a non avere una testa, un leader. Aleksey Navalny, l’oppositore che ora sta scontando una condanna di nove anni in una colonia penale, ieri ha fatto circolare un messaggio: “Putin vuole sporcare di sangue centinaia di migliaia di persone. L’entità di questo crimine e il numero delle persone coinvolte è in aumento, e questo viene fatto esclusivamente per garantire che una persona preservi il suo potere personale”, ha detto. Ma è difficile che le sue parole possano sostituire la sua presenza o di un capo in carne ed ossa. 

Armi nucleari: Putin bluffa o vuole davvero usarle?

Se questa è la paura dei russi, quella del resto del mondo ha avuto e ha un solo nome: arma nucleare.  Putin bluffa o arriverà a usarla? 

Per trovare una risposta più o meno adeguata forse bisogna partire dalla dottrina militare dei russi, quella che viene studiata dagli specialisti per comprendere le vere intenzioni del Cremlino. Per intenderci studiare la “dottrina militare” di un Paese significa cercare di capire se le sue forze armate hanno una maggiore attitudine a usare certe armi piuttosto che altre, o certe strategie piuttosto che altre. 

E la dottrina militare della Russia enfatizza l’uso militare delle armi nucleari perché parte dalla certezza che in un conflitto convenzionale diretto con la Nato le forze armate russe sarebbero rapidamente sopraffatte. 

Dunque non è un bluff e non è nuovo: intimidire con la minaccia nucleare è un perno della politica estera di Putin. 

Non che questo rassicuri, ma serve a mettere il giusto accento sulle parole del presidente russo. A questo punto la vera domanda è: oltre a dirlo, avrà anche il coraggio di farlo?

In questo contesto, occorre tenere in considerazione anche la reazione dei suoi presunti alleati, Xi Jinping in primis, che non sono affatto contenti di come vanno le cose, tanto che il leader cinese ha voluto chiarire che “l’escalation ci allontana dal Cremlino”.    

Le armi nucleari tattiche

A questo punto arriviamo alle bombe nucleari tattiche: di che cosa stiamo parlando? 

Anche se non esiste una distinzione convenzionale tra armi nucleari “tattiche” e “strategiche”, le prime hanno un potenziale distruttivo ridotto e rappresentano un uso più “limitato” delle armi nucleari. La distinzione riguarda soprattutto gli scopi con cui vengono utilizzate. 

In pratica – spiegano gli esperti –  esse vengono impiegate “per attaccare forze di terra, bunker fortificati, bersagli fortemente difesi e non espugnabili con armi convenzionali, contro ampi schieramenti di mezzi armati o corazzati, contro ampie squadre di bombardieri”. È il caso della guerra in Ucraina? Non sembra. Non ci sono colonne di carri armati né portaerei da distruggere. 

Quanto danno fanno le armi nucleari tattiche? Una delle più piccole di questo genere, della potenza che va da 0,6 a 2 chilotoni (un chilotone è pari a mille tonnellate di tritolo), può spazzare via un intero agglomerato urbano. E ovviamente dopo la distruzione l’area colpita resterà radioattiva per decine di anni. Per fare un esempio della potenza devastatrice, basti pensare che quelle sganciate durante la seconda guerra mondiale dagli Stati Uniti su Nagasaki e Hiroshima, che avevano una potenza di 15 e 20 chilotoni, oggi potrebbero essere considerate tattiche. 

Quante ne ha la Russia? È la potenza che ne possiede di più secondo gli esperti, con stime che vanno dalle mille alle 4000 testate in cinquanta siti. Normalmente la “mini-nuke” come la chiamano gli anglosassoni, è montata su missili che possono colpire fino a cento chilometri, ma quelle disposte a Kaliningrad, la exclave russa fra la Lituania e la Polonia, hanno una gittata di 500. Si capisce perché i Paesi Baltici siano così nervosi.     

E la Nato? La Nato risponde con le B-61, bombe nucleari tattiche alcune delle quali (una sessantina secondo il direttore della Rivista Italiana Difesa, Pietro Batacchi) sono conservate nel nostro Paese, nelle basi di Aviano e Ghedi, oltre a quelle presenti in Germania, Turchia e Paesi Bassi, secondo le regole del programma “nuclear sharing” dell’Alleanza.

Le ultime varianti arrivano a sprigionare una potenza di 45/60 chilotoni.  Questi giochi di guerra sono orribili ovviamente, ma bisogna tenerne conto. Perché – come sostiene ancora Silvestri – “Putin si sta giocando la partita della vita: un suo fallimento, una sua sconfitta potrebbe segnare la sua scomparsa, il crollo del suo regime. Fino a che punto egli intende rischiare?”. La domanda circola anche a Mosca, dentro le Mura del Cremlino. 

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