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Province, scuola, esercito: la spending review di Giarda in Cdm, nel mirino l’aumento dell’Iva

Enrico Bondi sarà “commissario straordinario” – Oggi in Cdm il rapporto del ministro Giarda sui tagli alla spesa: dall’accorpamento delle Province chiesto dalla Bce ai tagli alla giustizia e all’esercito – Si punta a rinviare l’aumento dell’Iva – I partiti si dividono: il Pdl dice no a interventi su Polizia e Carabinieri, il Pd a quelli sulla scuola.

Province, scuola, esercito: la spending review di Giarda in Cdm, nel mirino l’aumento dell’Iva

Sul tavolo del Governo arriva la spending review, il piano per la riduzione della spesa pubblica. Il Consiglio dei ministri ha discusso oggi il rapporto messo a punto dal ministro per i rapporti col Parlamento, Piero Giarda, che ha lavorato fino all’ultimo momento per limare gli angoli del testo. L’obiettivo è di trasformare lo studio in un testo di legge (probabilmente l’ennesimo decreto) entro la fine di maggio. La questione è centrale per la credibilità dell’Esecutivo e per la tenuta dei conti, ma le resistenze politiche sono già forti: il Pdl si è messo di traverso su eventuali tagli a Polizia e Carabinieri, mentre il Pd non vuole sentir parlare di nuovi inteventi sulla scuola. 

Fin qui la vera novità è la nomina di un nuovo tecnico per aiutare Giarda nel “definire il livello di spesa per l’acquisto di beni e servizi”: si tratta di Enrico Bondi, 78 anni, ex commissario straordinario di Parmalat, noto ai mercati per le sue qualità taumaturgiche in fatto di aziende. Il suo incarico non potrà durare più di un anno e sarà assegnato per decreto. 

Sui numeri Giarda non si sbilancia, ma si pensa che dagli interventi in programma possa derivare un risparmio di circa 5 miliardi. Di questi, almeno uno dovrebbe essere destinato alla crescita, mentre gli altri 3/4 (risparmi immediati e strutturali) dovrebbero essere destinati a un preciso obiettivo fiscale: rinviare a inizio 2013 il nuovo aumento dell’Iva previsto per ottobre, possibilmente riducendo anche l’ulteriore incremento delle aliquote.

Se il piano fallirà, fra soli cinque mesi l’aliquota agevolata salirà dal 10 al 12% e quella ordinaria dal 21 al 23%, con la possibilità di un nuovo balzo dello 0,5% a inizio 2014. Per questo è fondamentale che i tagli siano calcolati in modo da incidere in maniera significativa già sul bilancio di quest’anno. Il tutto senza rimettere in dubbio il tanto triboltato pareggio di bilancio nel 2013, che in realtà – stando al Def – significherà arrivare a un rapporto deficit-Pil pari allo 0,5%, non a zero.  

Vediamo quali sono le principali voci di spesa nel mirino del Governo

PROVINCE

La Bce ha fatto sapere di guardare “con attenzione” alla spending review italiana, sottolineando che l’accorpamento delle province  “sarebbe l’unica, vera misura di taglio di costi della politica”. Secondo il vicepresidente dell’Upi, Antonio Saitta, il progetto consentirebbe di risparmiare ben 5 miliardi. Inoltre la proposta di Francoforte “si sposa perfettamente con quella lanciata dal ministro Cancellieri che prevede la razionalizzazione degli Uffici periferici dello Stato”.

Con il salva-Italia sono state assegnate alle Province funzioni di indirizzo politico e di coordinamento delle attività dei Comuni: di fatto uno svuotamento di funzioni da cui si attende un risparmio di 65 milioni l’anno. Allo stato attuale, senza ipotizzare ulteriori tagli di funzioni o di personale, secondo la Ragioneria dello Stato l’amministrazione delle Province costa 130 milioni l’anno. 

GLI INTERNI

Il Viminale potrebbe essere il ministero più colpito dai tagli. In primo luogo si parla di ridurre le prefetture: oggi sono 103, una per provincia, ma l’obiettivo sarebbe quello di farne sopravvivere solo una ogni 350 mila abitanti. Si punta anche a ridurre i fondi spesi per gli affitti: circa 30 milioni l’anno che il ministero potrebbe risparmiare usando immobili pubblici.  

L’ESERCITO 

Dal Viminale alle forze dell’ordine il passo è breve, ma in questo campo tagliare sarà molto più complicato. La prima questione riguarda le sovrapposizioni fra Polizia e Carabinieri: in tutto sono circa 5.000 i presidi della Benemerita che si concentrano su territori già controllati dai poliziotti. Ci sono poi circa 30 mila marescialli dell’Esercito in esubero da sistemare in qualche modo, perché non rientrano nel piano del ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, che prevede di ridurre gli effettivi da 180 mila a 150 mila entro il 2024.

Ma il fronte della sicurezza è caldissimo sulla piazza politica. Il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri ha già alzato i toni: “Un conto è razionalizzare acquisti e forniture per giusti risparmi, Altro è ipotizzare smantellamenti o riduzioni di presidi sul territorio. Su questo il Pdl dovrà essere determinato. Se qualcuno si illude di toccare stazioni dei Carabinieri o Commissariati sarà stroncato in Parlamento”.

D’accordo anche Antonio Di Pietro: “Una cosa è eliminare le spese militari immense e inutili come lo sciagurato acquisto dei caccia F-35 – ha ricordato il leader dell’Idv -, che dovrebbero essere adesso ‘solo’ 90 per una spesa di circa 10 miliardi di euro, tutt’altra cosa intervenire sugli effettivi delle forze dell’ordine o sulle loro dotazioni tecniche”.

TRIBUNALI 

In tutto sono 165, con ben 220 sezioni distacccate. Dovrebbero essere razionalizzati, così come il personale di sorveglianza nelle carceri e i giudici di pace.  

SCUOLA

Circa il 90% della spesa pubblica per la scuola è assorbita dagli stipendi, intoccabili. Si potrebbe tuttavia risparmiare circa il 15% di quel miliardo che servirà per l’acquisto di beni e servizi grazie all’intervento della Consip (la società di Stato per gli acquisti). Il segretario dei democratici, Pier Luigi Bersani, ha già espresso la contrarietà del partito a qualsiasi nuovo intervento in tema di scuola.

TRASPORTI

C’è grande incertezza su eventuali tagli al ministero dei Trasporti. Restano comunque possibili tagli sulla motorizzazione. 

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