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Procedura d’infrazione contro l’Italia: stop dei commissari Ue

Dopo i numeri forniti lunedì dall’Italia sui conti pubblici, i commissari europei hanno deciso di non raccomandare all’Ecofin l’avvio della procedura contro il nostro Paese.

Procedura d’infrazione contro l’Italia: stop dei commissari Ue


L’Italia riesce ad evitare la procedura di infrazione.
Dopo settimane di braccio di ferro tra il Governo e i vertici dell’Unione europea, i capi di gabinetto dei commissari europei hanno deciso di bloccare le sanzioni contro il nostro Paese. E la Commissione Ue ha recepito, stabilendo di non non raccomandare all’Ecofin l’apertura della procedura.

“Avevamo posto tre condizioni: dovevamo compensare lo scarto per il 2018, quello del 2019 da 0,3 e ottenere garanzie sul bilancio 2020. Il Governo ha approvato un pacchetto che risponde alle nostre tre condizioni” e quindi “la procedura per debito non è più giustificata”: lo ha detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici, spiegando i motivi alla base del dietrofront europeo.

Le rassicurazioni sui conti fornite dal Governo lunedì con l‘assestamento di bilancio e il decreto che “congela” le minori spese da reddito di cittadinanza e quota 100 hanno dunque funzionato. Due giorni fa, l’esecutivo ha varato una correzione dei conti che complessivamente vale 7,6 miliardi di euro: 6,1 arrivano dall’assestamento di bilancio, 1,5 miliardi dal decreto che blocca i soldi risparmiati su quota 100 e reddito di cittadinanza.

Grazie a queste misure, evidenzia la commissione, “si prevede che il disavanzo nominale dell’Italia raggiungerà il 2,04% del PIL nel 2019 (era  al 2,5 % nelle precedenti previsioni della Commissione), obiettivo sancito nel bilancio 2019 adottato dal Parlamento italiano. In termini strutturali, la correzione è ancora superiore (8,2 miliardi di Pil perché non si considerano le entrate una tantum dal condono fiscale che hanno deluso le attese per 0,6 miliardi) leggermente superiore, pari a 8,2 miliardi “che porta a un miglioramento del saldo strutturale di circa lo 0,2% del Pil (rispetto a un deterioramento dello 0,2 % nelle previsioni di primavera 2019 della Commissione)”.

“Grazie all’insieme delle misure adottate dal governo – ha ribadito Moscovici –  l’Italia rispetterebbe complessivamente le regole del Patto nel 2019 sullo sforzo strutturale”. Per l’anno prossimo invece,  “Il Governo ha preso l’impegno lunedì sera” di rispettare il Patto facendo un “aggiustamento strutturale significativo nel 2020”, con una lettera “firmata da Conte e Tria, anche se i dettagli arriveranno in ottobre con il progetto di legge di bilancio” prossimo.

Sulle parole di Moscovici aleggiano però le promesse di Matteo Salvini, che continua a spingere sulla flat tax, una misura costosissima, secondo molti incompatibile con il rispetto delle regole Ue e soprattutto con i 26 miliardi già necessari per stabilizzare le nuove clausole di salvaguardia. Il “no” alla procedura d’infrazione da parte dell’Ue? “Ne ero certo, bene. Adesso proporrò al governo accelerare sulla manovra per l’anno prossimo”:  dice ai cronisti in Transatlantico il vicepremier Matteo Salvini che sull’inserimento della Flat tax nella manovra replica: “senza dubbio”.

“Volevo fare le mie congratulazioni al presidente del Consiglio Giuseppe Conte per il lavoro svolto ai tavoli europei. È stata evitata una procedura di infrazione che sarebbe potuta ricadere sul Paese, per colpa del Pd. L’Italia non la meritava e l’annuncio di oggi rende giustizia all’Italia e a questo governo”, ha commentato il vice premier Luigi Di Maio.

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