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Popolare Bari, primi frutti della Banca Unica e occhio alla Borsa

La Popolare di Bari comincia a raccogliere i frutti dell’unificazione di Tercas e Caripe nella capogruppo: utile netto oltre i 5 milioni e requisiti patrimoniali al di sopra delle soglie minime – Avviate le procedure per la quotazione in Borsa.

Il Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare di Bari ha approvato il progetto di bilancio 2016, da sottoporre alla deliberazione dell’Assemblea dei Soci.

Risultati dell’esercizio

In un contesto macroeconomico ancora difficile e instabile, le azioni programmatiche previste dal Piano Industriale 2016–2020 iniziano a produrre i primi positivi effetti, anche grazie all’ integrazione di Banca Tercas e Banca Caripe, incorporate nella Capogruppo nel luglio 2016 nell’ambito del progetto “Banca Unica”.

Questa operazione, la cui realizzazione ha impegnato buona parte della struttura operativa per una consistente parte dell’anno, ha consentito di realizzare una delle condizioni essenziali per dare corpo alle iniziative industriali previste nei prossimi anni per gli ambiti commerciali, di sviluppo tecnologico e di efficientamento, grazie alle consistenti sinergie di costo e di ricavo ed ai vantaggi connessi alla presenza di una unica entità societaria e di una piattaforma organizzativa e informatica omogenea.

Peraltro i benefici delle sinergie, sia di costo che di ricavo, derivanti dalla creazione della “Banca Unica”, si manifesteranno in misura più consistente a partire dal 2017.

Nel complesso, i consuntivi relativi al 2016 indicano come il Gruppo Banca Popolare di Bari abbia intrapreso con decisione il percorso di consolidamento strutturale, finanziario e reddituale.

L’esercizio si chiude con un risultato netto consolidato positivo di 5,2 milioni di Euro (4,6 milioni il risultato individuale positivo della Banca Popolare di Bari), peraltro dopo aver spesato a conto economico oneri per 23 milioni di Euro legati agli interventi per la risoluzione delle crisi bancarie, fra i quali vanno citati gli esborsi straordinari per il contributo aggiuntivo al Fondo di Risoluzione per la vendita delle 4 good banks (6,6 milioni), la svalutazione della quota del Fondo Atlante (8,4 milioni) nonché la rettifica di valore connessa all’intervento del FITD (Schema volontario) a favore della Cassa di Risparmio di Cesena (0,7 milioni). 

L’utile  netto di 5,2 milioni si contrappone alla perdita  di 296,7 milioni di Euro del 2015, determinata dall’appostazione a bilancio di diverse e rilevanti componenti non ripetibili, straordinarie e di preparazione alle iniziative previste dal Piano Industriale 2016/2020.

Le dinamiche reddituali riflettono il contesto esterno e di sistema. Il margine di interesse si attesta a 231,2 milioni di Euro, in calo del 4,4% rispetto al 2015, da ricondurre allo scenario di tassi particolarmente sfavorevole. Le commissioni nette risultano pari a 155,2 milioni ed il margine di intermediazione a 404,8 milioni di Euro.

I costi operativi si attestano a 341,3 milioni di Euro, in forte calo (-15,0%) rispetto ai 401,3 milioni del 2015 (esercizio in cui erano stati sostenuti oneri  per il fondo esuberi pari a 50 milioni). In dettaglio, i costi del personale si riducono del 19,4%, le altre spese amministrative del 4,4%.

Le rettifiche su crediti e altre attività finanziarie assommano a 95 milioni di Euro, mentre  le coperture sui crediti deteriorati si mantengono su livelli elevati, pari al 45,1% come dato complessivo  ed al 62,5% per i soli crediti in sofferenza. Detti valori continuano a collocarsi nella fascia alta del sistema nazionale.

Nel corso del 2016 il Gruppo ha perfezionato un’operazione di cessione di crediti in sofferenza per un ammontare lordo di 470 milioni di Euro, mediante la prima cartolarizzazione che ha beneficiato della garanzia dello Stato (Gacs). Un’ulteriore cessione, per un controvalore di almeno 300 milioni, è in cantiere per il 2017.

A fine 2016 gli impieghi di Gruppo si sono attestati a 9,2 miliardi di Euro, la raccolta diretta a 9,4 miliardi, mentre la raccolta totale è stata pari a 13,5 miliardi. Da segnalare, nell’ambito della raccolta indiretta, la crescita della componente “gestita”, dal 52% al 58%.

Nel 2016 il Gruppo ha erogato mutui per oltre 1,1 miliardi di Euro, distribuiti in maniera uniforme sia nell’ambito delle famiglie che in quello delle imprese, prevalentemente nei territori in cui lo stesso Gruppo è leader (Puglia, Abruzzo, Umbria, Basilicata e Campania).

Il valore del CET1 Ratio, coincidente con il Tier1 Ratio, è risultato pari al 9,92% ed il Total Capital Ratio si è attestato al 13,02%. Detti valori di Gruppo si raffrontano con i requisiti minimi assegnati per il 2016 (SREP), pari rispettivamente al 7,0%, all’8,50% e al 10,50%.

Le attività di razionalizzazione in ambito di Gruppo si sono concretizzate anche nella riduzione del numero delle filiali (362 a fine 2016, 23 in meno su base annua), mentre il numero dei dipendenti si è attestato a 3.188 (-71 unità).

Si segnala, da ultimo, che la Banca sta effettuando, in queste settimane, le attività necessarie a pervenire alla quotazione del proprio titolo azionario sul sistema multilaterale di negoziazione “Hi-Mtf”, gestito dalla omonima società la cui proprietà fa capo ad alcune primarie istituzioni finanziarie.

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