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Pir, per un refuso sconti fiscali solo sulle azioni

Per colpa di refuso apparso nel testo della legge di Bilancio 2017 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, la detassazione dei guadagni degli attesissimi Piani individuali di risparmio (Pir) sarà possibile solo per gli investimenti in azioni – Soltanto correggendo il refuso si potranno estendere i benefici fiscali a tutti gli investimenti finanziari collegati ai Pir – Attesa una circolare chiarificatrice dell’Agenzia delle Entrate

Pir, per un refuso sconti fiscali solo sulle azioni

Tutta colpa di un refuso. Nessuno si era accorto che nella legge di Bilancio 2017 il riferimento normativo che individua gli investimenti finanziari completamente detassabili perché collegati ai Piani individuali di investimento (Pir) è sbagliato. Il testo della legge avrebbe dovuto fare riferimento al comma 102 della legge ma il testo pubblicato nella Gazzetta Ufficiale cita erroneamente a un comma sbagliato, il 90.

Risultato: finché il testo non sarà corretto (ma serve un emendamento da inserire e approvare rapidamente in qualche provvedimento in discussione in Parlamento), gli investimenti che danno luogo a guadagni detassabili (sia nei dividendi che nei capital gain, ma anche nelle successioni e nelle donazioni) sono soltanto quelli azionari e non quelli derivanti da altri strumenti finanziari (dalle obbligazioni alle polizze vita).

Per la verità Assogestioni (l’associazione del risparmio gestito) aveva segnalato per tempo il refuso ma non è stato possibile cambiare il testo della legge di Bilancio, che è stata approvata dal Parlamento con il voto di fiducia, per non interromperne l’iter.

Se n’è accorto “Il Sole 24 Ore” in un articolo di Federica Pezzatti che, nell’inserto Plus24 sul risparmio di sabato scorso, ha lanciato l’allarme. “C’è un granello di sabbia che frena l’ingranaggio dei Pir” scrive il quotidiano rosa ed è verissimo perché, finché non verrà corretto il refuso, i Pir, che stanno arrivando proprio in queste settimane sul mercato, non potranno funzionare a pieno ritmo.

Peccato, anche se l’errore è facilmente rimediabile. Chiarimenti in tal senso sono attesi dal Ministero dell’Economia nel corso del convegno di Assogestioni del 22 febbraio ma sulla questione è attesa anche una circolare dell’Agenzia delle Entrate prevista per marzo.

Resta però da domandarsi che fine abbiano fatto gli uffici legislativi dei ministeri e delle due Camere che hanno il compito di verificare la congruità dei testi di legge affiancando sul piano tecnico il lavoro del legislatore. Purtroppo lo scadimento dell’azione politica investe anche i servizi parlamentari e ministeriali.

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