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Corcos (Eurizon Capital): “I Pir sono un’occasione straordinaria per il risparmio delle famiglie”

INTERVISTA DEL WEEKEND – Tommaso Corcos, l’ad di Eurizon Capital del gruppo Intesa Sanpaolo che è anche il presidente di Asssogestioni, illustra tutte le opportunità che offrono i Piani individuali di risparmio (Pir), fa luce sui loro costi e presenta i 3 nuovi fondi che entro febbraio lancerà la sua SGR – “Coronano una lunga battaglia e arrivano nel momento giusto”

Corcos (Eurizon Capital): “I Pir sono un’occasione straordinaria per il risparmio delle famiglie”

Se mai dovesse andare in porto l’operazione Intesa Sanpaolo-Generali, il polo del risparmio costituito da Eurizon Capital SGR (gruppo Intesa Sanpaolo) e da Generali Investment diventerebbe il leader assoluto sul mercato italiano, ma già oggi Eurizon Capital – con circa 285 miliardi di euro di patrimoni gestiti e una quota di mercato del 15% (secondo i dati della Mappa Assogestioni di dicembre 2016) – è un’eccellenza di primissimo piano dell’industria finanziaria italiana. Tommaso Corcos, che dal 2014 è amministratore delegato e direttore generale di Eurizon Capital e che dall’anno scorso è anche presidente di Assogestioni (la Confindustria dei fondi comuni), è uno principali signori del risparmio gestito italiano.

Ma, comunque vada il deal Intesa-Generali, Corcos sa benissimo che per Eurizon Capital, per il mondo del risparmio gestito e più in generale per l’industria finanziaria italiana il 2017 sarà un anno speciale perché, negli ultimi giorni del 2016 il Parlamento ha approvato la Legge di Bilancio proposta dal Governo che introduce anche in Italia i Pir, i piani individuali di risparmio che esentano dalla tassazione gli utili derivanti da investimenti finanziari detenuti per almeno 5 anni e che puntano a orientare il risparmio verso le imprese italiane e soprattutto verso quelle piccole e medie. Se i Pir decolleranno, per i risparmiatori, per i gestori di fondi, per le piccole e medie aziende e per la Borsa sarà la svolta, con una raccolta di nuovi capitali che si stima tra i 16 e i 18 miliardi di euro in 5 anni. Di tutte queste novità FIRSTonline ne ha parlato con Tommaso Corcos . Ecco la sua intervista.

Dottor Corcos, l’arrivo dei PIR si presenta come la novità del 2017 per il sistema finanziario e per il mondo del risparmio italiano: quali sono state le prime reazioni del mercato all’inizio dell’anno?

“L’arrivo dei Pir corona una battaglia condotta da Assogestioni da molti anni e tutti noi gestori di fondi siamo molto contenti che il Governo abbia centrato l’obiettivo che può dare una grande mano all’economia italiana. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, ma già nelle prime settimane dell’anno si percepisce l’interesse che verso i Pir mostrano i risparmiatori sia perché dopo 5 anni esenta dalla tassazione tutti guadagni (capital gains e dividendi), anche nelle successioni e nelle donazioni, sia perché le somme investite sono sempre riscattabili e sia infine perché i fondi dedicati ai Pir investono su un mercato finanziario prevalentemente italiano ma diversificato al suo interno che è ogni giorno sotto gli occhi di tutti”.

Almeno una decina di società hanno già preannunciato l’offerta di nuovi prodotti finanziari dedicati ai Pir, Eurizon Capital quando scenderà concretamente in campo?

“Stiamo bruciandole tappe e saremo pronti al lancio sul mercato dei nostri nuovi prodotti finanziari entro il mese di febbraio”.

Che tipo di prodotto lancerà Eurizon Capital per i Piani individuali di risparmio?

“Lanceremo tre fondi per i Pir costruiti su tre diversi profili di rischio del risparmiatore: un fondo conservativo composto per il 30% da investimenti azionari e per il 70% da investimenti in obbligazioni; un fondo moderato equamente diviso tra investimenti in azioni e in obbligazioni; un fondo dinamico costituito per il 70% da investimenti azionari per il 30% da investimenti in bond”.

Si pensa che, data la rilevanza dell’investimento individuale e il vincolo dei cinque anni, sia soprattutto una clientela affluent ad avvicinarsi ai Pir ma si può già individuare un identikit del risparmiatore tipo dei Pir?

“Sì, considerando che nei Pir si possono investire una volta nella vita fino a 30 mila euro l’anno per un totale di 150 mila euro in 5 anni, è logico attendersi che i nuovi prodotti finanziari attraggano principalmente la clientela affluent o addirittura private, quella cioè che ha un patrimonio complessivo che supera i 500 mila euro, ma data la grande flessibilità dei Pir, cui si può accedere anche con investimenti iniziali dell’ordine di 500 euro, pensiamo che il suo bacino d’utenza non riguardi solo le famiglie più benestanti ma più in generale le famiglie e tutta la clientela retail”.

I Pir interesseranno solo la clientela retail o anche gli investitori istituzionali?

“I Pir possono essere intestati solo a persone fisiche, quindi sono dedicati alla clientela retail, tuttavia la legge prevede agevolazioni fiscali anche per i Fondi pensione e le Casse di previdenza che investano in imprese italiane – fino al 5% dei loro attivi – e che hanno perciò davanti a loro una grande opportunità che, credo, non si lasceranno sfuggire”.

Avete stimato quanti nuovi fondi potranno raccogliere i Pir?

“Tra i 16 e i 18 miliardi di euro in 5 anni: una decina provenienti dalla clientela retail e tra i 6 e gli 8 miliardi dagli investitori istituzionali”.

A proposito, i Pir possono avere una valenza anche previdenziale e, in tal senso, fare concorrenza ai fondi pensione?

“Pir e fondi pensioni sono due strumenti di investimento di lungo periodo, che rispondono a obiettivi non necessariamente alternativi ma che sono diversi e che si differenziano essenzialmente su questo: i versamenti individuali sui fondi pensione (come anche le polizze vita) sono fiscalmente deducibili mentre i Pir non lo sono ma offrono un diverso beneficio fiscale e cioè l’esenzione – dopo un periodo di detenzione di 5 anni – dalla tassazione dei redditi di capitale e dei redditi diversi di natura finanziaria derivanti dagli investimenti effettuati nel PIR stesso”.

Quali sono sono i vantaggi e gli svantaggi per un risparmiatore di un versamento unico o di un versamento a rate per il Pir?

“La logica è come quella di un Pac, cioè di un piano di accumulo. Se versi 30 mila ogni anno in un Pir anziché 150 mila in una volta sola, puoi smussare i picchi negativi dei mercati e, se ricorri a versamenti mensili, puoi gestire meglio i trend. In altre parole, il Pir offre la possibilità di utilizzare tutta l’esperienza e l’efficienza di un fondo comune”.

C’è chi dice che, insieme agli indubbi vantaggi fiscali, i Pir presentano però tre rischi per i risparmiatori: sono investimenti poco liquidi, sono concentrati sul mercato italiano – con tutte le incognite del sistema Paese e l’impossibilità di diversificare l’investimento – e – soprattutto – sono costosi, perché i fondi si preparano a presentare commissioni di gestione, commissioni di benchmark e in qualche caso anche commissioni di ingresso per i Pir molto salate. Eurizon Capital come risponde a queste critiche?

“Mi permetta di rispondere con ordine, punto per punto. Partiamo dalla liquidità e dalla liquidabilità degli investimenti in prodotti finanziari dedicati ai Pir. Un risparmiatore può entrare e uscire quando vuole da un Piano individuale di risparmio e quindi il suo investimento è sempre liquido e liquidabile, purchè sappia che se resta 5 anni gode dei benefici fiscali che invece perde se esce prima. Secondo: i fondi collegati ai Pir sono poco diversificati e troppo esposti al rischio Italia? Niente affatto”.

Dottor Corcos, la legge dice o no che i Pir devono investire prevalentemente in società italiane?

“Certo che lo dice, ma questo aspetto va inteso correttamente. Se devo investire il 70% in società residenti o organizzate in Italia, vuol dire che il fondo ha lo spazio per investire il restante 30% anche all’estero e che dunque è più diversificato di un normale fondo comune specializzato sull’Italia. In secondo luogo, il 70% che va investito in Italia può essere ulteriormente diversificato, perché il 30% di questa quota deve essere destinato a piccole e medie imprese e il gestore ha quindi un ampio spettro di possibilità davanti a sé anche nel mercato italiano e inoltre può scegliere se investire in azioni o in obbligazioni. Naturalmente un buon gestore è quello che sa fare stock picking, e mi permetta di ricordare l’ottimo track record del nostro fondo già operativo specializzato sulle piccole e medie imprese italiane e che i Pir arrivano in una fase di mercato in cui Piazza Affari è stata sottopesata rispetto alle altre aree geografiche per tutto il 2016. Attualmente, infatti, le azioni delle società italiane quotate in Borsa sono tra le più interessanti perchè mediamente hanno prezzi più bassi rispetto agli altri mercati azionari unitamente ad aspettative di un trend di utili in miglioramento per il 2017”.

Resta il problema dei costi dei Pir, considerati spesso alti e poco trasparenti. Eurizon come si regolerà?

“Proprio perchè siamo consapevoli che i Pir siano un’occasione straordinaria e vogliamo in tutti i modi favorirne il decollo, le commissioni di gestione che Eurizon Capital applicherà ai tre nuovi fondi che sta per lanciare saranno in linea o addirittura più basse dei fondi comuni di equivalente profilo di rischio. E cioè: 1,4% l’anno per il fondo conservativo; 1,5% per quello moderato e 1,6% per quello più dinamico. Quanto alle commissioni di ingresso lasceremo liberi i collocatori di applicarle o meno ma, in ogni caso, non potranno superare l’1,5%. Infine le commissioni di performance potranno arrivare fino al 10% se supereranno il benchmark”.

E il 10% non le sembra tantissimo?

“E’ quello che avviene nei fondi comuni e ha una sua logica ineccepibile. Se applico la commissione di performance, stimolo il gestore a battere il benchmark che non è una soglia arbitraria ma riflette l’andamento del mercato. E i benefici ricadono sull’investitore, però sul 10% non bisogna equivocare, perché questa commissione non si applica a tutta la performance ma solo a quella che supera il parametro di riferimento. Mi spiego con un esempio ipotizzando che il benchmark coincida con l’indice della Borsa italiana: se l’indice della Borsa italiana guadagna il 10% e il mio fondo l’11%, la commissione di performance del 10% si applica solo all’1%”.

Chiaro, dottor Corcos, ma non so se sul piano generale – e qui mi rivolgo al presidente di Assogestioni- i gestori dei fondi siano consapevoli che i Pir rappresentano anche per loro un’occasione unica e che rovinarla con commissioni troppo elevate sarebbe un clamoroso autogol. Lei che cosa ne pensa?

“L’industria del risparmio gestito è perfettamente consapevole dell’opportunità, lungamente inseguita, che quest’anno le si presenta e non la sprecherà certamente con costi alla clientela fuori linea. Nessuno è così folle da rovinare tutto pretendendo la luna. E sono sicurissimo che non avverrà”.

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