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Pir oltre le attese: 5 miliardi di raccolta in 6 mesi

I Piani individuali di risparmio stanno bruciando le tappe e possono raggiungere i 10 miliardi di raccolta nel 2017 polverizzando le previsioni dello stesso Ministero dell’Economia che immaginava che il nuovo strumento finanziario, introdotto dall’ultima legge di Bilancio, potesse raccogliere 16-18 miliardi ma in 5 anni

Il successo dei Pir, i Piani individuali di risparmio introdotti dai governi Renzi e Gentiloni con l’ultima legge di Bilancio, sta andando oltre ogni più rosea previsione. Il Ministero dell’Economia immaginava che i Pir potessero calamitare tra i 16 e i 18 miliardi di euro ma in 5 anni. Invece in soli sei mesi, cioè dall’inizio del 2017, i Pir hanno già raccolto 5 miliardi e tutto lascia prevedere che siano in grado di replicare la performance nella seconda metà dell’anno arrivando a raccogliere la bellezza di 10 miliardi di euro in soli 12 mesi.

Il successo dei Pir fa felici le famiglie italiane che hanno individuato un nuovo veicolo di investimento di medio-lungo periodo che ha il grande vantaggio di essere completamente esente da tasse sulle plusvalenze se si rispetta la durata di almeno 5 anni. Ma fa felici anche le imprese, sopratutto piccole e medie, che hanno individuato a loro volta un nuovo canale di finanziamento per rafforzare il loro patrimonio.

Le prestazioni stellari dei titoli del segmento AIM della Borsa di Piazza Affari parlano chiaro, visto che gli scambi sono cresciuti quest’anno del 517% e che i rialzi hanno toccato una media del 21%, nettamente superiore a quella del FtseMib, al punto che qualcuno ha parlato di rischio bolla, anche se per il momento non sembrano ravvisarsi i presupposti.

Ora, come avvertiva anche “Il Sole 24 Ore” di sabato, bisogna fare attenzione a non rompere il giocattolo. Raccomandazione che vale soprattutto per i gestori di fondi e per le imprese, ma anche per i risparmiatori.

I gestori del risparmio gestito non devono lasciarsi prendere dall’avidità e non devono applicare commissioni di gestione superiori al 2% che rischiano di azzerare per i risparmiatori i vantaggi dell’investimento nei Pir. Ma i gestori devono anche vincere un’altra tentazione pericolosissima: quella di mescolare nei loro fondi titoli affidabili con titoli di aziende che affidabili non sono e che rischiano di compromettere il risultato finale a danno degli investitori.

Quanto alle imprese, malgrado le matricole dell’Aim siano state quest’anno 16, è evidente che la platea delle aziende alle quali far affluire il risparmio degli italiani ha assolutamente bisogno di allargarsi ma questo si può fare se un  maggior numero di piccole e medie imprese decide di varcare il Rubicone e di quotarsi in Borsa rendendo così più trasparenti i propri bilanci e più appetibili i propri titoli.

Anche le famiglie devono e possono fare la loro parte, non solo avvicinandosi ai Pir ma comprendendo bene la natura del nuovo prodotto finanziario e usandolo per una politica di saggia diversificazione degli investimenti finanziari. Il che vuol dire principalmente due cose: non concentrare tutti i risparmi sui Pir,che sono per altro focalizzati quasi soltanto sul mercato azionario italiano, e selezionare molto attentamente le offerte di fondi dei gestori, scartando quelle troppe costose e quelle poco convincenti.

I Pir sono indubbiamente la novità finanziaria dell’anno ma solo un accorto gioco di squadra tra imprese, famiglie e gestori del risparmio può assicurare che non sia un fuoco di paglia ma che abbia invece un successo capace di durare nel tempo.

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