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Pil Italia 2022, Ref Ricerche:” Siamo in stagnazione e, al momento, è una buona notizia. Ecco perché”

Secondo il centro di analisi, il rischio era di registrare una contrazione del Pil già nel primo trimestre 2022 – Costruzioni e riaperture spingono in positivo, ma l’inflazione pesa

Pil Italia 2022, Ref Ricerche:” Siamo in stagnazione e, al momento, è una buona notizia. Ecco perché”

La ripresa è ormai un ricordo e la recessione rimane una possibilità per il futuro, ma, al momento, il dell’ Pil dell’Italia 2022 registra “un andamento sostanzialmente stagnante”. Lo scrive Ref Ricerche nell’ultima edizione del suo rapporto mensile sulla congiuntura economica, spiegando che questo scenario emerge dai numeri del bilancio pubblico relativi al primo trimestre 2022 e dalle tendenze emerse dai primi numeri relativi al secondo.

Secondo gi esperti del centro di ricerca, in ogni caso, la stagnazione è addirittura “una buona notizia”, visto che “le valutazioni dei mesi scorsi prospettavano l’ipotesi di una contrazione in questa prima parte dell’anno”.

A questo risultato si è arrivati attraverso l’azione bilanciata di forze contrapposte.

Pil Italia 2022: bonus edilizi e riaperture sostengono l’economia

A spingere in senso positivo, sottolinea ancora Ref Ricerche, sono principalmente due fattori:

  • i bonus edilizi, che hanno fatto aumentare gli investimenti in costruzioni a ritmi particolarmente elevati negli ultimi trimestri;
  • e le riaperture delle attività dei servizi che, in assenza di ulteriori fiammate dei contagi da Covid, lasciano prevedere per l’estate la ripresa delle filiere del turismo.

Pil Italia 2022: il nemico è l’inflazione delle materie prime

La forza che invece più di ogni altra tende a deprimere la dinamica del Pil è la corsa dei prezzi delle materie prime, “che ha determinato una perdita rilevante di ragioni di scambio per la nostra economia”, prosegue il report.

In termini generali, a maggio l’inflazione italiana è arrivata al 6,9%: una quota siderale si paragonata agli “zero virgola” del recente passato, ma “gli aumenti dei prezzi sarebbero stati anche più ampi se il Governo non fosse intervenuto con misure di attenuazione della fiscalità sull’energia – continua Ref Ricerche – e se le imprese non avessero assorbito parte delle spinte sui costi riducendo i margini di profitto”.

L’erosione dei salari ha riassorbito l’eccesso di risparmio

Per quanto riguarda i salari, “il loro potere d’acquisto è stato penalizzato dagli aumenti dei prezzi” e questo ha portato a un quasi totale riassorbimento “dell’eccesso di risparmio che si era formato nel periodo del Covid-19”.

Imprese: i profitti cadono in tutti i settori

Infine, sul versante delle imprese, “la caduta dei profitti ha caratterizzato la maggior parte dei settori – si legge ancora nell’analisi – È stata molto marcata nel manifatturiero, ma anche la distribuzione commerciale ha assorbito parte dei rincari limitando la traslazione a valle dei maggiori costi d’acquisto dei beni. Tale contrazione degli utili non è detto possa essere sostenuta a lungo e avrà ripercussioni sugli investimenti nella seconda parte dell’anno”.

Il primo trimestre è stato “interlocutorio”

In sintesi, secondo Ref Ricerche, il primo trimestre è stato “un momento di passaggio interlocutorio”, in cui si sono consolidate alcune tendenze già emerse nei trimestri precedenti, come il boom delle costruzioni, e il Covid si è fatto sentire ancora con un certo peso. Per questo, “la riduzione dei contagi negli ultimi mesi suggerisce che dal secondo trimestre possa emergere un secondo fattore positivo per la crescita, legato soprattutto alle riaperture nei servizi turistici”.

D’altra parte, fra gennaio e marzo erano “ancora in divenire alcune” forze negative, come la crisi energetica e l’inflazione. Fenomeni che non si sono ancora esauriti e che, insieme all’erosione del potere d’acquisto delle classi medie, peseranno sempre di più nel corso dell’anno, “con conseguenze negative sulle decisioni di consumo”, conclude il report.

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