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Pil, Corte dei Conti: in 5 anni mancata crescita per oltre 230 miliardi

Secondo la magistratura contabile dello Stato, inoltre, si è registrata una caduta del gettito fiscale pari quasi a 90 miliardi in meno, nonostante la pressione sia aumentata di oltre un punto in termini di Pil – Quest’anno, inoltre, il pareggio di bilancio non è stato raggiunto per quasi 50 miliardi – Giampaolino: “Dall’Europa servono stimoli a crescere”.

Pil, Corte dei Conti: in 5 anni mancata crescita per oltre 230 miliardi

Fra il 2009 e il 2013 la mancata crescita del Pil italiano ha superato i 230 miliardi e ciò si è tradotto in una caduta del gettito fiscale pari quasi 90 miliardi in meno, nonostante la pressione sia aumentata di oltre un punto in termini di Pil. Quest’anno, inoltre, il pareggio di bilancio non è stato raggiunto per quasi 50 miliardi. Lo ha affermato il presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino, nella prefazione al Rapporto 2013 sul coordinamento della finanza pubblica. 

Quei 230 miliardi, ha spiegato Giampaolino, sono “un dato sintetico che fornisce un’immediata percezione delle difficoltà di gestione del bilancio pubblico mentre l’economia non cresce più”. Le ripetute manovre correttive, invece, secondo la magistratura contabile hanno “consentito importanti risparmi di spesa, il cui livello è risultato nel 2012 inferiore di oltre 40 miliardi alle stime iniziali. Anche in questo caso, tuttavia, il cedimento del prodotto non ha permesso alcuna riduzione dell’incidenza delle spese sul Pil passata, nel triennio, dal 47,8 al 51,2%”.

Giampaolino ha quindi aggiunto che il nostro Paese ha “mancato il conseguimento del programmato pareggio di bilancio, con un indebitamento netto risultato alla fine di quasi 50 miliardi più elevato dall’obiettivo originario, anche se, almeno con riguardo ai saldi, il confronto con gli altri Paesi europei colloca l’Italia in una posizione virtuosa, vicina alla sola Germania”.

In ogni caso, “ciò che serve all’Italia dall’Europa sono stimoli per crescere di più, non deroghe per spendere di più – ha proseguito il Presidente –. Del resto, prima ancora di affrontare una probabile resistenza delle autorità europee e dei partner,  sarebbero gli stessi mercati a punire l’allontanamento da una strada di risanamento da parte di Paesi, come l’Italia, così esposti sul fronte del debito pubblico”.

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