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Piazza Affari a un passo da quota 27 mila e Wall Street corre

La politica monetaria accomodante della Bce spinge le Borse del Sud Europa mentre Wall Street fa scintille malgrado il rallentamento del Pil americano

Piazza Affari a un passo da quota 27 mila e Wall Street corre

La Bce mantiene invariata la sua politica monetaria, ma lo spread s’impenna e l’euro corre, mentre Piazza Affari si concentra sulle trimestrali e chiude con un progresso dello 0,31% a 26.890 punti base, nonostante il tonfo di Saipem (-10,98%).

Sono misti gli altri listini europei, dopo l’avvio positivo di Wall Street: Francoforte -0,09%; Amsterdam -0,38%; Parigi +0,75%; Madrid +0,63%; Londra -0,07%. 

“Inflazione, inflazione, inflazione” ripete la numero uno di Eurotower Christine Lagarde, questo tema è stato il fulcro della riunione odierna ed è quello attorno a cui ruotano le valutazioni di molti investitori, tanto più che dalla Germania, proprio oggi, è arrivata notizia del il rialzo dei prezzi al consumo. Secondo i dati preliminari dell’istituto di statistica Destais, sono saliti dello 0,5% in ottobre rispetto a settembre portando l’inflazione a +4,5% annuo, al massimo dal 1993. Le attese erano per un valore del 4,4%. Il dato armonizzato mostra un incremento congiunturale dello 0,5% e tendenziale del 4,6%. 

La Bce si concentra dunque sull’inflazione e forse Lagarde usa toni leggermente più severi, ammettendo che si sta registrando un rialzo “più lungo del previsto”, ma non ipotizza aumenti dei tassi il prossimo anno e ribadisce che le pressioni si allenteranno. “Continuiamo a vedere l’inflazione a medio termine al di sotto del nostro obbiettivo del 2%”. Per gli acquisti pandemici: “come ho già indicato, mi aspetto che il Pepp giunga a conclusione alla fine di marzo 2022. Quello che verrà poi sarà dibattuto nel prossimo meeting di dicembre”. Tutto rinviato alla prossima riunione quindi, ma i titoli di Stato del blocco guardano lontano e il tasso del decennale italiano supera in seduta l’1%, per chiudere a +0,98%, contro -0,15% del Bund. Lo spread si amplia a 113 punti base con un incremento del 5,84% rispetto al giorno prima. Sul primario inoltre nell’asta di oggi sono stati collocati titoli decennali con un rendimento sopra l’1% per la prima volta da oltre due anni.

Dopo le parole di Lagarde prende coraggio l’euro contro il dollaro e supera di slancio quota 1,16, trattando al momento attorno a 1,169.

A influire sull’indice in rosso del biglietto verde contribuisce un deludente dato sul pil del terzo trimestre.

In luglio, agosto e settembre il tasso annualizzato rispetto ai tre mesi precedenti è stato +2%, secondo la lettura preliminare diffusa dal dipartimento del Commercio, contro attese per +2,8%. Si tratta dell’incremento peggiore dall’inizio della ripresa, dovuto, secondo alcuni osservatori, a un insieme di cose: l’aumento dei casi di Covid-19, le strozzature nelle catene di approvvigionamento, i consumi frenati dai prezzi più alti, difficoltà nell’incontro tra offerta e domanda di lavoro. Le nuove richieste di sussidi alla disoccupazione però scendono: -10mila, a 281mila, dato più basso da inizio pandemia.

In questo contesto salgono i rendimenti dei Treasuries e il tasso del benchmark a 20 anni arriva a superare quello della scadenza trentennale. Un’inversione della curva che crea un certo allarme, perché negli ultimi 50 anni si è visto che questo fenomeno anticipa spesso una fase economica recessiva.

Wall Street però non accusa il colpo, grazie a una stagione delle trimestrali calda e più che incoraggiante. Prosegue il rally di Alphabet e Microsoft dopo i numeri presentati nei giorni scorsi, sale Ford con un utile per azione di 51 centesimi, contro attese per 27 centesimi. La casa automobilistica ha anche alzato la guidance per l’intero anno grazie a una domanda robusta, nonostante l’impatto negativo della carenza di chip su tutto il settore. Corrono Apple e Tesla, che torna vicino al record stabilito all’inizio della settimana, con una capitalizzazione che si mantiene sopra i mille miliardi di dollari.

Alle trimestrali guarda anche Piazza Affari, scossa nel bene e nel male dai numeri di alcune big cap.

La maglia nera va a Saipem, che ha deluso le attese a causa delle deboli performance nell’Offshore E&C. La oil service controllata da Eni (-0,85%) e Cdp ha anche alzato il velo sul piano strategico al 2025. “Il piano vede una crescita maggiore nella parte finale che in quella iniziale e il mercato si è forse stancato di vedere uno spostamento in avanti di target”, commenta un trader. In scia perde quota Tenaris -2,67%, complice anche l’andamento in rosso del petrolio, con il Brent che cede lo 0,87%, 83,84 dollari al barile.

Si intensifica l’emorragia su Nexi -9,06%.

Soffre Telecom, -5,67%, che tocca i minimi da quasi un anno, a causa della revisione al ribasso delle previsioni 2021 per un peggioramento del quadro del mercato domestico.

Chiude in rosso Stellantis -1,56% con un fatturato in calo nel terzo trimestre a causa della crisi dei chip. Si apprezzano invece Ferrari +2,26% ed Exor +2,31%.

In vetta al listino è Stm, +6,41%, con i risultati del trimestre e la guidance sugli ultimi tre mesi migliori delle attese, anche alla luce della forte domanda globale di semiconduttori.

In denaro Diasorin +4,32% e Amplifon +3,34%.

Tra le banche Unicredit limita ai guadagni allo 0,58%, nonostante i numeri abbiano superato le previsioni degli analisti. Nel settore si afferma con più decisione Bper +1,15%, mentre è in calo Banco Bpm -1,33%.

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