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Piano Fincantieri: focus sulla cantieristica navale e spinta su militare e offshore

Il complesso cantieristico, uno dei maggior al mondo, punta al ritorno all’utile netto dal 2025. Richieste per navi da crociera sempre più tecnolgiche. Consegne previste fino al 2028

Piano Fincantieri: focus sulla cantieristica navale e spinta su militare e offshore

Valorizzazione delle competenze con le quali la società si è distinta da tempo e quindi rifocalizzazione sul suo core business rappresentato dalla cantieristica navale, soprattutto consolidare il knowhow legato alla nave digitale e a zero emissioni. E’ quanto emerso dal Cda di Fincantieri, presieduto dal Generale Claudio Graziano, che esaminato e approvato il Piano Industriale 2023-2027, il primo firmato dall’Ad Pierroberto Folgiero che ha assunto le redini del gruppo lo scorso maggio.

Il titolo a Piazza Affari, che negli ultimi 5 giorni ha perso oltre il 4%, in tarda mattinata quota 0,52 euro in calo dello 0,38%.

Fincantieri: i target del piano, ritorno all’utile a partire dal 2025

Fincantieri conta di tornare a rivedere l’utile netto a partire dal 2025, dice la nota della socità senza fornire ulteriori dettagli. Quanto agli altri indicatori: i ricavi toccheranno gli 8,8 miliardi nel 2025 e i 9,8 miliardi al 2027, l’ebitda margin al 7% al 2025 e all’8% al 2027, e infine il rapporto tra Pfn ed Ebitda che si conta di portare tra 4,5 e 5,5x nel 2025 e abbassarlo ulteriormente a fine piano, raggiungendo l’asticella del 2,5-3,5x.

Lo sviluppo delle navi da crociera,consegne previste fino al 2028

Nel settore delle navi da crociera, Fincantieri è leader con oltre il 40% della quota di mercato e 120 navi da crociera costruite dal 1990, ovvero oltre un terzo della flotta oggi in esercizio. Il Gruppo ha 28 navi in portafoglio (al 30 settembre 2022) con consegne previste fino al 2028 e vanta tra i propri clienti i principali player mondiali del turismo crocieristico.

Il prossimo ciclo industriale di questo settore sarà caratterizzato da due dinamiche, dice la società: la ripresa del turismo, dopo il periodo caratterizzato dall’emergenza pandemica, con una chiara preferenza verso le crociere, a livelli superiori al 2019, e l’ingresso di nuovi operatori nel settore delle navi extra lusso, con un aumento della richiesta di navi equipaggiate con tecnologie all’avanguardia e alimentate da motori di nuova generazione.

Il settore della Difesa: prevista una crescita della spesa per mezzi navali

Presente da sempre nel settore della difesa, dal 1990 il Gruppo ha consegnato oltre 130 unità navali di cui circa 50 all’Italia, altrettante agli Stati Uniti ed oltre 30 unità a marine militari di altri paesi esteri. Fincantieri è inoltre partner strategico della Marina Militare Italiana, tra le più moderne al mondo. È leader di mercato per le navi di superficie ad alto contenuto tecnologico, sta consolidando la capacità di produrre sommergibili di nuova generazione e continua a dimostrare nel corso degli anni la sua forza nel rispondere alle esigenze dei clienti nazionali ed internazionali.
La spesa per mezzi navali è prevista crescere in linea con la spesa globale per la difesa, trainata dagli investimenti delle nazioni dell’Europa Occidentale e dell’Asia-Pacifico. Forte della sua capacità di integratore di piattaforma e dei programmi in esecuzione, il Gruppo intende potenziare la propria efficacia commerciale verso marine militari di primario rilievo nello sviluppo anche di nuovi progetti in mercati esteri accessibili, quali l’area asiatica e il Medio Oriente.

Verranno rafforzati ulteriormente i cantieri italiani ed esteri, che vedranno un cambio di passo sarà garantito da una forte spinta su digitalizzazione e riorganizzazione dei processi produttivi in modo da aumentare la produttività. E ancora, massima attenzione al governo dei costi e alla disciplina finanziaria per consentire al gruppo di recuperare marginalità e tornare a utili solidi.

Fincantieri, le navi a supporto dell’eolico offshore: significativo aumento della domanda

Fincantieri è un prime mover nel settore delle unità navali a supporto dello sviluppo dell’eolico offshore, con dieci unità in portafoglio di tipo construction service operations vessel (Csov) – service operation vessel (Sov) e due posacavi. Inoltre, prosegue lo sviluppo di unità offshore all’avanguardia con controllo remoto e propulsione green, destinate a rivoluzionare le operazioni in mare. Tra queste, Fincantieri conta ben 14 navi robotizzate, equipaggiate con motori progettati anche per l’utilizzo di ammoniaca verde come combustibile.

“La spinta verso la decarbonizzazione e gli investimenti nel campo delle energie rinnovabili comporterà un aumento significativo della domanda di mezzi navali specializzati, in particolare nel settore eolico offshore” dice la nota. “Grazie al suo know-how e alla leadership nella costruzione di Sov, Fincantieri punta quindi a cogliere le opportunità derivanti dalla crescita della potenza installata a livello mondiale prevista nel 2030 e del fabbisogno addizionale di oltre 150 unità per l’installazione e manutenzione dei campi eolici”.

Piano Fincantieri: le valutazioni degli analisti

“L’obiettivo di Pfn/Ebitda – scrivono gli analisti di Banca Akros – è deludente se confrontato con le aspettative del consensus e sembra che il de-leverage dell’azienda possa richiedere più tempo del previsto; un livello elevato di debito in uno scenario di tassi d’interesse in crescita rappresenta un grosso peso per l’azienda”.

Secondo Intermonte, invece, l’approvazione del piano “arriva con un timing inatteso”, tuttavia ‘la progressione nel miglioramento della marginalità nel periodo 2025-27 sembra essere coerente con quelle che sono le attese al 2024. Riteniamo invece inferiori alle attese – sottolineano – le proiezioni sull’utile netto e sull’indebitamento e leverage, che implicano dunque una generazione di cassa ancora debole nel periodo 2023-24 e potenzialmente la presenza di ulteriori spese straordinarie che impattano sulla bottom line”.

Anche Equita parla di “target di breve periodo più deboli delle attese. Notiamo che la generazione di cassa è debole fino al 2025 con i target che implicano un debito netto di circa 3 miliardi di euro sostanzialmente in linea con la nostra stima di 2,9 miliardi di fine 2022. Il deleverage della società è atteso solo dal 2026 in poi”.

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