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Petrolio e violazione diritti umani: la difficile via della diversificazione energetica europea

La realpolitik energetica dell’Ue si scontra con i diritti umani, ma quali sarebbero le alternative? Ecco una classifica dei leader di paesi produttori di petrolio e gas secondo Politico.eu

Petrolio e violazione diritti umani: la difficile via della diversificazione energetica europea

Dopo l’invasione dell’Ucraina l’Unione europea ha deciso di ridurre le importazioni di gas e petrolio dalla Russia di Vladimir Putin. Più volte i leader dell’Ue hanno esortato Mosca a cessare il fuoco, applicando sanzioni e adottando misure senza precedenti per smettere di finanziare una guerra che sta sconvolgendo ogni equilibrio politico, strategico, economico in tutte le aree del mondo. Una questione etica, sì, ma i leader europei da mesi si trovano costretti a corteggiare presidenti e principi ereditari, tra i capi di Stato più autocratici del mondo, dai guerrafondai ai peggior violatori dei diritti umani, taluni anche con accuse di assassinio pendenti sulla testa.

La realpolitik energetica dell’Occidente è dunque sottoposta a notevoli tensioni. Ma come diceva Paolo Scaroni, negli anni in cui guidava l’Eni, “il petrolio non si trova in Svizzera”, per spiegare che, per approvvigionarsi di fonti energetiche bisogna anche accettare di non poter scegliere chi te lo vende e questo vuol dire che per avere petrolio e gas si è costretti a mediare, anche quando sono in gioco i diritti umani. Vediamo allora, riprendendo un’inchiesta pubblicata da Politico.eu a che punto sono le cose.

Petrolio e diritti umani: l’Ue si sgancia da Mosca, quali alternative?

L’anno scorso, il gas naturale russo ha rappresentato il 40% della domanda dell’Ue e il greggio russo ha rappresentato un quarto delle importazioni dell’Ue. Il programma REPowerEU mira a ridurre radicalmente questa dipendenza con risparmi energetici e nuove forniture.

Questo ha scatenato una corsa al petrolio e al gas non russi, ma la maggior parte delle alternative hanno le loro contro-indicazioni dal punto vi sita etico. I fornitori, dall’Arabia Saudita al Qatar, dall’Algeria all’Iran, sono tutti ai primi posti della classifica dell’Indice della Libertà Umana, un barometro dei Paesi aperti realizzato dal Cato Institute, un istituto libertario con sede negli Stati Uniti.

“L’Unione europea ha deciso di diversificare il proprio approvvigionamento dalla Russia e di rivolgersi a partner più affidabili e degni di fiducia”, ha dichiarato questo mese il Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, parlando con il Presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev.

Nel frattempo, meno di una settimana fa il presidente francese Emmanuel Macron ha ospitato il principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman, che controlla una grande quantità di petrolio ma è accusato di aver ordinato l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il premier dimissionario Mario Draghi hanno stretto i legami con gli Stati del Nord Africa per gli idrocarburi. Va chiarito che alternative non ci sono e che si tratta di colmare un buco enorme nelle forniture, in tempi molto stretti e cioè prima dell’inverno.

I peggior leader in materia di diritti umani che vendono petrolio e gas

Un articolo di Politico.eu – “Sangue in cambio di petrolio: ecco i peggiori leader del mondo che vendono energia sporca all’Europa” – fa una classifica dal peggiore al migliore sugli intrecci morali che derivano dal bisogno di petrolio e gas dell’Ue.

Russia

Le relazioni con la Russia sono in pericolo mentre l’esercito di Vladimir Putin continua a massacrare l’Ucraina. Pochi giorni fa, il Senato Usa ha approvato all’unanimità una risoluzione che chiede al Segretario di Stato Antony Blinken di designare la Russia come Stato sponsor del terrorismo.

Indice della libertà umana: 126 su 165 (la classifica non ha tenuto il passo con le sanguinose imprese del Cremlino in Ucraina).

Arabia Saudita

L’Occidente dipende molto da questo paese e bin Salman lo sa bene. Sebbene il petrolio saudita rappresenti meno del 10% delle importazioni totali dell’Europa, il Paese ha una grande influenza sull’operato dell’OPEC e quindi sullo stato del mercato globale.

Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha già visitato il Medio Oriente questo mese per cercare di sostenere le forniture, abbandonando la sua precedente promessa di rendere i reali sauditi dei “paria”. Non si tratta solo dell’omicidio di Khashoggi. Una coalizione a guida saudita continua una sanguinosa guerra in Yemen. Le autorità saudite reprimono i dissidenti e gli attivisti per i diritti umani.

Indice della libertà umana: 155 su 165.

Iran

L’Iran possiede le più grandi riserve di gas al mondo, ma le sanzioni relative al programma nucleare iraniano bloccano qualsiasi spedizione legale di petrolio o gas. A parte la questione nucleare, l’Iran – guidato dal leader supremo Ayatollah Ali Khamenei – continua a reprimere il suo popolo, con le agenzie di sicurezza accusate di gravi violazioni dei diritti umani e le forze iraniane profondamente coinvolte nella guerra civile in Siria.

Indice della libertà umana: 160 su 165.

Egitto

Il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi è andato a Berlino, accettando di mandare ancora più gas alla Germania insieme all’idrogeno come parte di un accordo di cooperazione. È stato anche a Parigi per parlare di energia con Macron. A giugno Von der Leyen ha annunciato un accordo per far arrivare in Europa più gas dall’Egitto e da Israele. Ma il regime autoritario di El-Sisi ha grossi problemi di diritti umani.

“Decine di migliaia di critici del governo, tra cui giornalisti e difensori dei diritti umani, rimangono imprigionati con accuse politicamente motivate”, ha osservato Human Rights Watch.

Indice della libertà umana: 161 di 165.

Qatar

Il Qatar, governato dallo sceicco Tamim bin Hamad Al Thani, sarà anche minuscolo ma quest’anno ha due grandi carte in regola: gli stadi di calcio, visto il torneo invernale della Coppa del Mondo FIFA – un evento che ha costretto il Paese a cercare di ripulire i suoi annosi problemi di maltrattamento dei lavoratori immigrati – e l’improvvisa richiesta da parte dell’Europa delle sue ricchezze di gas liquefatto.

Indice di libertà umana: 128 su 165.

Azerbaigian

Da tempo si parla dell’Azerbaigian come di un’ancora di salvezza energetica alternativa. E lo è, innegabilmente. Il Paese è collegato all’Ue dal gasdotto naturale trans-anatolico (TANAP) e dal gasdotto trans-adriatico (TAP) che raggiunge l’Italia. In occasione di un viaggio a Baku all’inizio del mese, Von der Leyen ha firmato un accordo per aumentare le forniture del 50% a 12 miliardi di metri cubi (bcm), per poi arrivare a 20 bcm “in pochi anni”.

Ma anche l’Azerbaigian ha i suoi problemi. C’è la guerra del 2020 nel Nagorno-Karabakh, che ha visto l’Azerbaigian sconfiggere l’Armenia. Aliyev, il sovrano ereditario del Paese, ha anche problemi di diritti umani. Il Paese è stato messo sotto accusa per i brogli elettorali, la limitazione della libertà di stampa e l’arresto e il pestaggio degli attivisti dell’opposizione.

Indice della libertà umana: 127 su 165.

Algeria

Mario Draghi ha assicurato nuove forniture di gas in Algeria dopo aver incontrato il presidente Abdelmadjid Tebboune. In base a un accordo finalizzato lo scorso mese, la società energetica statale algerina Sonatrach e l’italiana Eni svilupperanno un giacimento petrolifero e commercializzeranno altri 9 miliardi di metri cubi di gas entro il 2024. In questo modo l’Algeria supererà la Russia come primo fornitore di gas dell’Italia.

L’Algeria ha le sue ragioni per fare politica attraverso il gas, in quanto sostiene il movimento indipendentista del Sahara Occidentale ed è da tempo in una situazione di stallo diplomatico con il Marocco, che rivendica il controllo del territorio. Questo ha già portato l’Algeria a rinunciare a un accordo di cooperazione con la Spagna (che sostiene il Marocco) e solleva lo spettro di un uso dell’energia come leva in un conflitto completamente diverso. Il governo ha anche un pessimo record di repressione dell’opposizione politica e di limitazione della libertà di parola.

Indice della libertà umana: 154 su 165.

Stati Uniti

Le cose cambiano quando si entra nel mondo occidentale. Gli Usa hanno promesso di aiutare l’Ue con una flottiglia di carichi di gas naturale liquefatto, dopo l’invasione russa in Ucraina. Ma gli Stati Uniti non saranno in grado di coprire da soli la quota di gas della Russia; quindi, la Casa Bianca si è impegnata a usare il suo potere diplomatico per aiutare a far arrivare in Europa carichi provenienti da altri Paesi.

Sebbene gli Stati Uniti siano una solida democrazia, il 6 gennaio c’è stato un tentativo di colpo di stato e chissà quale direzione prenderà il Paese alle prossime elezioni presidenziali.

Indice di libertà umana: 15 su 165.

Norvegia

La Norvegia è già da tempo un importante fornitore di combustibili fossili per i Paesi dell’Ue, con quasi un decimo delle importazioni di petrolio e circa un quarto delle forniture di gas del blocco. Con l’accordo di giugno tra l’Ue e Oslo, il gas norvegese entrerà in Europa.

Mentre non ci sono dubbi sulle credenziali democratiche della Norvegia, la sua politica sul clima viene messa sotto accusa: guadagna ingenti somme dalle vendite di petrolio e gas, motivo per cui pone il veto sul famoso tetto al prezzo del gas, anche se sta spingendo per rendere più ecologica la propria economia accelerando l’uso di energia idroelettrica e spingendo sulle auto elettriche.

Indice di libertà umana: 13 su 165.

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