Le pensioni aumentano la loro incidenza sul carico nazionale ma non altrettanto nelle tasche dei cittadini. Nel 2010 la spesa complessiva per le prestazioni pensionistiche è aumentata dell’1,9% a 258 milioni. Diminuisce leggermente invece la sua incidenza sul Pil (16,64% a fronte di un 16,69% nel 2009). Lo comunica l’Istat specificando che le pensioni di vecchiaia assorbono il 71% della spesa pensionistica totale, quelle ai superstiti il 14,9%, quelle di invalidità il 4,5% e le pensioni assistenziali il 7,9%. A livello regionale, il 47,9% di tutte le pensioni viene erogato al Nord contro un 31,6% al Sud. E demograficamente si può notare che il 48,5% dei pensionati ha un’età compresa tra 65 e 79 anni, il 22,3% ne ha più di 80 e il restante 29,1% ha meno di 65 anni.
Ma i dati che più preoccupano i 16,7 milioni di pensionati italiani riguardano i valori degli assegni che, sempre più leggeri, iniziano a pesare data la situazione di crisi che sta affrontando l’Italia. Sempre secondo quanto diffuso dai dati Istat, oltre un pensionato su dieci ha ricevuto, nel 2010, meno di 500 euro al mese e quasi uno su tre un assegno tra i 500 e i mille euro.
Il gruppo più numeroso di pensionati (11,6 milioni) è rappresentato dai titolari di pensioni di vecchiaia, che percepiscono un reddito totale pari a 207 milioni 947 mila euro; tra questi il 69,2% è titolare di un’unica pensione e percepisce il 63,2% del reddito complessivo da trattamenti di vecchiaia. Ma il 26,5% è anche titolare di trattamenti appartenenti ad altre tipologie e percepisce l’11,7% del reddito complessivo.
Rimane grande la forbice del trattamento di genere. Oltre una donna su due percepisce una pensione inferiore ai mille euro al mese. Le donne, che rappresentano il 53% dei pensionati, percepiscono assegni di importo medio pari a 12.840 euro, contro i 18.435 euro degli uomini; il 54,9% delle donne riceve meno di mille euro, a fronte di una quota del 34,9% tra gli uomini.
