Abolire la legge Fornero che ha riformato le pensioni: sembra essere questo l’asso nella manica con il quale il Centro-Destra punta a conquistare il consenso degli elettori. E se i M5S propongono un’uscita dalla Fornero in modo graduale in cinque anni, il leader della Lega Matteo Salvini vuole tutto e subito: via la Fornero in cinque mesi. La proposta è stata accolta nel vertice di Arcore di domenica, Salvini esulta con un tweet ma non dice dove si troverebbero le coperture per un colpo di spugna che costerebbe allo Stato da 140 a 350 miliardi di euro da qui al 2060.
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Cancellazione della legge FORNERO nel programma del centrodestra: missione compiuta.#4marzovotoLega
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 7 gennaio 2018
I calcoli, invece, li ha fatti la Ragioneria dello Stato. E secondo la Ragioneria la cancellazione della legge Fornero ha un costo che viene valutato in circa 140 miliardi di euro. Ma questa cifra sale se si considerano i risparmi cumulati (e che si perderebbero) fino al 2060: in questo caso cancellare la legge Fornero significa rinunciare a 350 miliardi di euro. Non solo: il grosso del buco si realizzerebbe a medio termine, ovvero nel decennio 2020-30: in quel periodo, la cancellazione della Fornero assorbirebbe circa 17 miliardi di euro l’anno, ovvero l’equivalente di 1 punto di Pil con un massimo di 1,4 punti nel 2020, ovvero 23,8 miliardi fra due anni. Con quali tagli o maggiori tasse si andrebbe a coprire questo costo? Il programma del Centro Destra non lo precisa.
A tutto ciò va comunque aggiunta una considerazione: e cioè che ad aprile-maggio l’Italia dovrà affrontare le verifica dei conti pubblici da parte della commissione Ue e che in ogni caso sulla manovra del 2019 ballano 10 miliardi di tagli necessari per cancellare l’aumento dell’Iva che è stato rinviato nel 2018 ma che rispunta regolarmente come clausola di salvaguardia richiesta da Bruxelles.
Cifre esagerate? Allarmismo fuori luogo? Non sembra. Vale la pena ricordare i conti fatti dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, in un’audizione alla Camera prima dell’approvazione della Legge di Bilancio. In quell’occasione Boeri aveva stimato in circa 10 miliardi di euro entro il 2019 il costo dell’introduzione di una modifica alla Fornero molto più blanda e cioè l’introduzione della cosiddetta quota 100: un meccanismo che proponeva di congedarsi dal lavoro non appena la somma dell’età anagrafica e degli anni di carriera avesse raggiunto il livello di 100. Per esempio, andando in pensione una volta compiuti i 62 anni, purché siano stati raggiunti i 38 anni di contributi.
Il governo, come si sa, ha giudicato l’ipotesi troppo onerosa e ha dovuto accontentarsi di molto meno. Ma ha cercato comunque di intervenire bloccando lo scatto oltre i 67 anni per chi svolge attività usuranti (diventano così 15 le categorie di lavoratori interessati) e ampliando l’Ape social per 4 nuove categorie di lavoratori. (Leggi qui tutte le novità della manovra 2018)