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Parchi: sono 22, ma quanto costano allo Stato?

Le Commissioni Ambiente della Camera e del Senato stanno esaminando le nomine alla guida dei parchi italiani ma la Corte dei Conti solleva il problema dei loro costi e la scarsa rilevanza delle loro entrate

Parchi: sono 22, ma quanto costano allo Stato?

Le commissioni Ambiente e territorio di Camera e Senato sono impegnate nell’esprimere pareri sulle nomine (conferme o rinnovi) dei vari presidenti e organismi dei Parchi che costellano la nostra penisola. Ultimo parere espresso, quello per il presidente del parco nazionale dell’Aspromonte. Ma quanti sono e quanto costano i Parchi? E la loro gestione è efficace? L’ultima foto è della Corte dei Conti e si riferisce al 2017. E non mancano i rilievi: siamo di fronte a ben 22 parchi, con relativi presidente, consiglio direttivo, la giunta esecutiva, la Comunità del parco, il Collegio dei revisori dei conti che durano in carica cinque anni. L’attività istituzionali riguardano la tutela del territorio, la conservazione e la gestione della biodiversità, il sostegno alle attività economiche tradizionali ed al turismo, le modalità di fruizione del territorio e l’educazione ambientale. il settore è prevalentemente sostenuto con i trasferimenti dello Stato.    

Nel 2017, le somme accertate dagli enti parco a titolo di contributi dello Stato nel complesso ammontano a 66,2 milioni, in aumento rispetto al 2016 (63,5 milioni), con un’elevata incidenza sui totali delle entrate correnti pari al 64,3 per cento, a fronte del 68,4 per cento del 2016. Le fonti autonome di entrata restano sempre molto contenute: in 17 enti su 22 sono inferiori al 10 per cento e in 6 non raggiungono il 2 per cento. Insomma, sottolinea la Corte dei Conti nella sua ultima relazione, “l’apporto finanziario di regioni, enti locali e altri enti del settore pubblico e privato, anche se complessivamente in crescita rispetto al 2016, (da 6,7 milioni a 7,9 milioni), rimane attestato su valori notevolmente inferiori rispetto a quello dello Stato”. E quindi la Corte “invita gli enti parco ad intraprendere e/o intensificare le politiche gestionali dirette a reperire fonti autonome di entrata”.

Per il personale, nel 2017 la spesa complessiva è stata di 26,4 milioni con una variazione in aumento dello 0,4 per cento rispetto al 2016. Ma gli appunti della Corte riguardano anche l’aspetto gestionale, perchè “a distanza di quasi trenta anni dall’entrata in vigore della legge quadro di programmazione solo un Ente parco – rileva la Corte dei Conti – quello dell’Aspromonte, si è dotato di tutti gli strumenti della programmazione”. E dunque la Corte dei Conti ritiene che “la situazione di criticità che connota gli strumenti della programmazione, atti fondamentali per la gestione e la disciplina delle aree protette richieda interventi normativi idonei a garantire la definizione dei procedimenti entro tempi certi e ragionevoli, anche, eventualmente, mediante forme di silenzio-assenso in caso di mancata approvazione dei medesimi”. 

In conclusione l’esame dell’intero sistema degli Enti parco  “evidenzia aspetti di criticità, sia in relazione all’assetto ordinamentale, con riferimento in particolare ai ritardi nella nomina dei Presidenti ed alla mancata adozione degli strumenti di programmazione, a distanza di quasi trent’anni dall’entrata in vigore della legge quadro, sia di carattere gestionale ed economico finanziario, la generale irrilevanza delle entrate proprie; profili problematici connessi all’esposizione debitoria e alla situazione di deficit economico strutturale di alcuni”.

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