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Palmadoro, l’incredibile storia di un piccolo cinema

Come il Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore, “Palmadoro” di Corrado Giustiniani racconta la storia di una piccola sala di provincia e di una famiglia, i Palma. Ma diversamente dal film di Tornatore qui si racconta la storia di un successo che ancora dura, a Trevignano alle porte di Roma. Ne pubblichiamo un breve estratto

Palmadoro, l’incredibile storia di un piccolo cinema

“Ci sono storie che riaccendono l’entusiasmo e ti convincono che non tutto è perduto”. E’ questa la premessa da cui parte “Palmadoro – la grande storia di un piccolo cinema” (Edizioni Sabinae, 164 pagine) raccontata nell’ultimo libro di Corrado Giustiniani, giornalista di lungo corso e firma del Messaggero di Roma prima di andare in pensione e dedicarsi ad altre passioni. “Si può e si deve costruire il futuro – dice lui stesso nel presentare il suo lavoro – anche in un comparto, come lo spettacolo in sala, che ha subìto un duro colpo dall’emergenza sanitaria”. 

Ed ecco allora che si snoda la storia della famiglia Palma che ha dedicato più vite, dai nonni a nipoti, al cinema Palma – un nome che è anche un destino – di Trevignano, sul lago di Bracciano, alle porte di Roma. Piccolo il cinema, grande la passione dei proprietari nati per fare tutt’altro ma animati da un sogno, quello di regalare alla propria comunità una sala cinematografica. E così, da un laboratorio di falegnameria nel 1940 – quando partono le prime proiezioni e chi non aveva soldi per pagare il biglietto pagava con uova e frutta – si arriva ai giorni nostri. Da Fabio, il nonno Palma a Ferdinando suo figlio e ancora a Fabio, il nipote, si arriva al nuovo millennio e al Trevignano FilmFest nato nel 2012.

La ricetta è classica: passione e qualità. E certamente valeva la pena di raccontarla. Qui di seguito – per cortese concessione dell’autore e dell’editore – pubblichiamo un estratto dal primo capitolo del libro che si intitola emblematicamente: Ottant’anni di passione.

Ogni volta al tramonto, su questo piccolo lago che sa fingere di essere un mare, sei costretto a fermarti, incantato. Dal cielo si sprigiona una risata di fuoco che si specchia nell’acqua e diventa un incendio, mentre il sole cala sulla sponda di Bracciano e sparisce dietro la tenuta degli Odescalchi. Vicino all’imbarcadero di Trevignano tre cigni si concedono l’ultima nuotata, sagome sempre più scure che scivolano incontro alla notte. Ti tieni sul muretto del lungolago, passi la pescheria, la sfilza di ristoranti con affaccio sulla riva, e raggiungi la piazzetta del Palma, per una tranquilla serata al cinema.

Che tranquilla non si preannuncia. Una fila di spettatrici e spettatori, alcuni in silenzio paziente, altri in borbottante attesa, si allunga fuori, fin sotto al marciapiede. Seduto al bancone di comando, Fabio Palma, proprietario e anima del cinema, saluta, stacca biglietti, incassa, dà il resto e intanto sbircia oltre il vetro appannato della porta d’ingresso, al quale si appiccicano volti inquieti. Che è successo, Fabio? 

“Niente, è che stavolta ho sbagliato. Uno crede di fare la cosa giusta, vede che Parasite di quel regista coreano ha appena vinto l’Oscar e allora lo riprogramma subito, per tutti quelli che non l’hanno visto ancora. Ma chi si poteva immaginare che venisse tutta questa gente? Mi spiace, molti di loro non potranno entrare. Ho deciso di metterlo nella saletta piccola, perché nell’altra proiettiamo il film di Muccino, che è appena uscito. Ma che problema c’è? Lo rifaremo ancora”. Ecco la domanda scaramantica, l’intercalare sciogli- intoppi, la formuletta che in quattro parole rivela l’indole pratica e ottimista del benzinaio con la passione per i film: ma che problema c’è? Nessuno, se nel 2020 il Cinema Palma di Trevignano Romano ha compiuto ottant’anni e tuttavia sembra un ragazzino che corre verso il futuro, anche quello “post Covid”, più che un ottuagenario che si accompagni col bastone. 

Una programmazione smagliante, attrezzature di prim’ordine, ospiti di prestigio e una grande capacità di adattarsi ai tempi nuovi. Il tutto, unito ad alcune regole inderogabili, da vero tempio del cinema: niente fine primo tempo, la proiezione va goduta nella sua interezza. Non si vendono pop-corn e simili e l’unica pubblicità ammessa sono i trailer dei nuovi film. 

Il Palma è stato all’avanguardia, in Italia, nell’introdurre la multi programmazione, e cioè la possibilità di proporre nella stessa giornata, e nella stessa sala, film distinti, sfruttando la potenzialità dei proiettori digitali e venendo incontro così ai diversi gusti del pubblico. 

Inoltre dal 2017 ha inserito nell’orario settimanale film in lingua originale con sottotitoli in italiano, che catturano un segmento sempre più folto di estimatori. Un esperimento condotto per gradi. All’inizio, una sola proiezione dedicata, il lunedì; poi si è aggiunta quella del mercoledì, e adesso, con il venerdì, i film in lingua sono fruibili tre volte a settimana. 

Non è stato facile convincere gli addetti alla distribuzione che il pubblico è cambiato, che molti conoscono l’inglese e che c’è chi al doppiaggio predilige la versione originale. 

Un incontro fortunato con il direttore commerciale della Warner Bros, alle Giornate professionali del Cinema d’essai a Mantova, ha consentito a Fabio di ottenere Joker. Così la sua è stata una delle poche sale italiane in cui il pubblico ha potuto scegliere tra il film doppiato e la voce calda del protagonista Joaquin Phoenix. 

Sono state tre generazioni di una stessa famiglia ad allevare questa creatura con affetto, tenacia, passione, con la quarta che si affaccia proprio adesso. Prima nonno Fabio, il falegname che si era messo in testa di regalare il cinematografo ai suoi compaesani, e così nel 1939 andò con un amico a Roma a comperare un proiettore “Modello Balilla”, lo piazzò nella sua bottega e nel 1940 iniziò le proiezioni con il film Frutto Acerbo, di Carlo Ludovico Bragaglia. 

Poi il figlio Fernando, che ritrova sotto terra il proiettore impacchettato dal padre, ucciso a colpi di mitragliatrice da un aereo militare americano, e ricostruisce il cinema assieme al fidato collaboratore Angelo Parissi, che diventerà il più anziano proiezionista italiano, in forza fino alle soglie dei novant’anni. Sono gli anni ’50, ’60 e ’70, quelli del boom del cinema in Italia, Fernando li amministra con saggezza e dedizione e intanto alterna questa attività con il distributore di benzina che ha acquistato, proprio dall’altra parte della strada. 

Ma ecco che la grande crisi del 1985 colpisce le sale cinematografiche, dopo il decreto Craxi che consente a Silvio Berlusconi di trasmettere film in tv su tutto il territorio nazionale. Ed è allora che, meno che trentenne, scende in campo Fabio, figlio di Fernando e nipote di tanto nonno, che imbocca la strada del cinema d’essai. “Un cinema di qualità in provincia? Non decollerà mai”, gli dirà in faccia un giorno Vittorio Cecchi Gori, incontrato per caso, sballando ogni pronostico. 

Nell’arco degli ultimi trent’anni tre distinte iniziative hanno cesellato il pedigree del Palma. Il “Premio Aiace”, attribuito per 18 edizioni, a partire dal 1989, al migliore regista italiano emergente, che porta a Trevignano Gabriele Salvatores, Francesca Archibugi, Michele Placido, Cristina Comencini, Matteo Garrone e molti altri nomi di rilievo. Nel 1995 nasce “La Cittadella del Corto”, il festival internazionale del cortometraggio che fino al 2009 richiama autori da tutta Europa e da vari Paesi del mondo. 

Nel 2012, infine, debutta il Trevignano FilmFest, rassegna cinematografica che ogni anno, all’inizio dell’autunno, mostra al pubblico alcuni fra i migliori film e documentari, girati su un unico tema di grande impatto sociale. 

Il FilmFest fa il pieno di spettatori, che arrivano non solo dai paesi del lago, ma anche dalla capitale, e riporta sul Palma l’attenzione della critica, dei giornali e delle televisioni. Fra gli ospiti, tanti protagonisti, attori e registi. Carlo Verdone e Monica Guerritore, Maria Grazia Cucinotta ed Elio Germano, Justin Chadwick e Jerome Enrico, Anita Caprioli e Marco D’Amore, Anna Ferzetti e Giorgio Colangeli, Luigi Lo Cascio, Iram Haq, Francesco Bruni, Armando Iannucci. 

Ma, oltre ai film di prima visione, vengono proposte al pubblico le serate evento, autentiche gemme che impreziosiscono la programmazione, consacrando definitivamente il Palma come polo del cinema di qualità in provincia. Più di una volta lo si è accostato al “Nuovo Cinema Paradiso”, ed è stato lo stesso regista di quel film, Giuseppe Tornatore, a evocare pubblicamente il confronto. 

Con una profonda differenza, però. Il cinema del paese siciliano, raccontato da Tornatore, cade irrevocabilmente in rovina, dopo una poco nobile agonia consumata in pellicole a luci rosse. Il Palma invece fino ad oggi è sempre resuscitato. La prima volta, dopo la forzata chiusura dovuta alla seconda guerra mondiale. La seconda, nel 1954, quando una tromba d’aria lo distrusse, e Fernando Palma e Angelo Parissi lo ricostruirono. La terza nel 1985, dopo la bastonata ricevuta dal decreto Craxi e come detto fu Fabio, assieme agli intellettuali più illuminati che vivevano attorno al lago, a rimetterlo in piedi. 

A marzo del 2020, la chiusura imposta per più di tre mesi a tutte le sale d’Italia dall’emergenza sanitaria. Drammatica e piena di incognite per gli anni che verranno. Ma il Palma è stato fra i primi in Italia a riaprire i battenti (il 20 giugno in sala, il 3 luglio nell’arena estiva) e nel frattempo la plancia di comando si è rafforzata con la quarta generazione, rappresentata dal primogenito trentaduenne Francesco assieme a sua moglie Milagros, e dal loro ricco bagaglio di idee innovative. La coppia giusta per raccogliere la sfida. (…)

Sì al cinema, no al postribolo. Tutto comincia tra il 1939 e il 1940, quando Trevignano è un villaggio di contadini e di pescatori molto appartato, se non addirittura isolato…… 

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