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Osservatorio Oir-Agici: le energie rinnovabili sono un costo? No, un beneficio

Le rinnovabili sono un costo per il Paese? Ecco lo studio dell’Osservatorio Oir di Agici, presieduto dal prof. Andrea Gilardoni, da cui emerge che il raggiungimento degli obiettivi europei al 2020 sulle energie alternative genererà benefici per 76 miliardi di euro fino al 2030 – Oltre all’ambiente possono giovare all’economia e alla politica industriale.

Osservatorio Oir-Agici: le energie rinnovabili sono un costo? No, un beneficio

Le rinnovabili sono un costo per il Paese? Ecco lo studio Agici da cui emerge che il raggiungimento degli obiettivi europei al 2020 sulle rinnovabili genererà benefici per 76 miliardi di euro al 2030.

Il documento di sintesi, scaricabile dal sito www.agici.it, presenta 8 punti chiave:
1)
La policy incentivante negli scorsi anni è stata per molti aspetti sbagliata: l’analisi Costi Benefici mostra risultati negativi per 3 miliardi di euro;
2) Alcuni fattori contingenti hanno aggravato la situazione (crisi domanda, decreto Salva Alcoa, overcapacity, ecc.);
3) Nonostante tali premesse, gli impatti positivi sono importanti e spesso sottovalutati;
4) Le realizzazioni 2008-2011 stanno cambiando la struttura del settore con importanti implicazioni, spesso inattese;
5) Gli investimenti fatti hanno prodotto riflessi positivi che non vanno dispersi;
6) Dato il crollo del costo degli impianti e le altre dinamiche intervenute, con il 25% della spesa si aumenta la capacità dell’80%. Perseguire gli obiettivi del PAN potrebbe generare un beneficio netto di 79 miliardi di euro;
7) Il rilancio delle rinnovabili va assolutamente visto in chiave di politica industriale e di internazionalizzazione delle imprese italiane;
8) Si suggerisce una agenda per un efficace sviluppo del settore:
a. Nuove logiche di sostegno
b. Supporto all’esportazione
c. Ricerca e innovazione
d. Concentrazione delle imprese
e. Ottimizzazione della gestione delle reti.

Da diversi anni è in corso un vivace dibattito circa i reali costi e benefici delle rinnovabili troppo spesso caratterizzato da posizioni ideologiche. La recente crisi economica ha accresciuto gli attacchi alle FER, ritenute la principale causa dell’aumento delle bollette e di aver creato una industria sussidiata e incapace di reggersi con le proprie gambe.

L’Osservatorio OIR di Agici, presieduto dal prof. Andrea Gilardoni dell’Università Bocconi, ha realizzato lo studio “Costi/Benefici delle Rinnovabili al 2030 calcolati alla luce delle esperienze dell’ultimo quadriennio 2008-2011” che, pur non nascondendo gli errori commessi nel passato, dimostra come questa tesi sia infondata. Il perseguimento degli obiettivi europei al 2020 ha e avrà almeno le seguenti ricadute sul Paese:

1) Sicurezza e dell’indipendenza energetica. Le rinnovabili consentono di evitare l’import di ben 13 miliardi di metri cubi di gas/anno, cioè il 18% delle importazioni correnti, circa quanto l’Italia ha acquistato nel 2010 dalla Russia. Il beneficio complessivo ammonta a 55 miliardi di euro, considerando i prezzi del gas del mercato spot.

2) Ricadute sulle filiera industriale e sull’occupazione. 266.000 gli occupati a regime nelle FER, per un impatto complessivo sul paese di 80 miliardi di euro al 2030. Gli incentivi e il forte tessuto produttivo italiano hanno permesso di costruire rapidamente una filiera industriale con nicchie di eccellenza anche a livello mondiale: gli inverter per il fotovoltaico, i riduttori per l’eolico, i sistemi di cogenerazione da biomasse; vi sono inoltre le filiere in cui da anni l’Italia è leader globale: geotermico e idroelettrico. A regime l’export netto dell’industria italiana potrà superare 4 miliardi di euro/anno.

3) Riduzione del prezzo di picco dell’elettricità. Le rinnovabili non costituiscono solo un costo in bolletta per i consumatori finali. Il fotovoltaico, infatti, funzionando al massimo della potenza nelle ore diurne di picco contribuisce ad “appiattire” la curva di domanda, riducendo l’uso di impianti vetusti, poco efficienti e quindi costosi e inquinanti. L’impatto sui prezzi dell’elettricità è stimato in 35 miliardi di euro nel periodo 2008-2030.

4) Ambiente ed emissioni inquinanti. Assai rilevanti, infine, le ricadute ambientali in termini di mancate emissioni di CO2 e NOX, per un beneficio complessivo al 2030 pari a oltre 10 miliardi di euro.

“Non dobbiamo nascondere gli errori commessi in passato – afferma il prof. Gilardoni, Presidente dell’Osservatorio OIR – ma smettere di investire ora nelle rinnovabili sarebbe un grave danno per il paese. Affermare che le rinnovabili siano l’unica causa del rincaro delle bollette è sbagliato: l’elettricità italiana è da sempre più cara della media europea, anche quando non c’erano i sussidi alle rinnovabili.

Ci troviamo ora – continua Gilardoni – in un momento di transizione in cui si inizia a toccare con mano il nuovo modello energetico basato su rinnovabili e generazione distribuita. Oggi basta solo un non grande ammontare addizionale di incentivi per rendere le rinnovabili competitive e far dispiegar molti gli effetti positivi per il sistema produttivo italiano e per i consumatori, in termini di indipendenza energetica, creazione di nuova e qualificata occupazione e spinta all’innovazione tecnologica. Ci vuole una politica industriale esplicita in tal senso.”

Osservatorio Internazionale sull’Industria e la Finanza delle Rinnovabili – OIR. Avviato nel 2008 d’intesa con il GSE, l’OIR analizza sistematicamente le filiere produttive delle rinnovabili italiane ed internazionali, superando la visione parziale e concentrando l’attenzione sulle tematiche industriali, sull’innovazione e sulla finanza. Ciò anche per formulare proposte per il policy maker. L’OIR elabora quadri aggiornati e sistematici delle principali dinamiche nel settore delle rinnovabili in Italia e nel mondo utili per gli operatori. Esso è già punto di riferimento in Italia, nonché luogo di incontro privilegiato per utilities, industria manifatturiera, finanza e Pubblica Amministrazione.

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