Nel panorama dell’intelligenza artificiale, arriva una delle partnership più sorprendenti dell’anno: OpenAI ha stretto un accordo con Google per sfruttare la sua infrastruttura cloud, rafforzando le proprie capacità di calcolo in una fase cruciale di crescita. A rivelarlo è Reuters, che parla di un’intesa maturata dopo mesi di trattative sotto traccia.
Si tratta di una svolta non solo tecnica, ma strategica: finora OpenAI si era affidata in esclusiva a Microsoft Azure, partner storico e investitore di riferimento dal 2019. Ma oggi, con Microsoft impegnata a rinegoziare la propria partecipazione nella società, la scelta di aprire a Google, concorrente diretto sia sul cloud che nell’AI, segnala un cambio di rotta netto. Ma per la società di Sam Altman l’obiettivo è quello di assicurarsi più fonti di calcolo, anche a costo di incrinare vecchi equilibri e alleanze consolidate.
Corsa all’IA: la fame di calcolo batte la competizione
Grazie a Google Cloud, OpenAI potrà disporre di capacità aggiuntive per addestrare modelli come GPT-4.5 e le generazioni future. La crescita di ChatGPT e delle API ha portato l’azienda a un run rate annuo da 10 miliardi di dollari, ma ha anche reso urgente l’espansione dell’infrastruttura. Nel 2024, OpenAI ha già stretto accordi con Oracle e SoftBank (nell’ambito del progetto Stargate da 500 miliardi), con CoreWeave per l’accesso a GPU su larga scala, e sta lavorando allo sviluppo di chip proprietari per ridurre la dipendenza da Nvidia.
Google, dal canto suo, consolida la propria divisione cloud, responsabile del 12% del fatturato di Alphabet nel 2024, pari a 43 miliardi, e spinge sull’evoluzione delle TPU, arrivate alla settima generazione con la nuova v7 Ironwood, utilizzata anche da Apple, Anthropic e Safe Superintelligence.
L’intesa con OpenAI ha comunque colto di sorpresa molti analisti. Scotiabank la definisce una “moderata sorpresa”, viste le tensioni competitive tra le due aziende. E per Google non sarà semplice gestire le risorse: come ha ammesso la cfo Anat Ashkenazi, già nel trimestre scorso il gruppo non era in grado di soddisfare tutta la domanda. Ora dovrà equilibrare l’infrastruttura tra i progetti interni (come Gemini e DeepMind) e clienti esterni di peso come OpenAI.
Meta entra nella fase 2 dell’IA: 15 miliardi per Scale AI
Mentre OpenAI rafforza le sue fondamenta infrastrutturali, Meta gioca la carta dei dati. Il gruppo guidato da Mark Zuckerberg ha raggiunto un’intesa preliminare per acquisire il 49% di Scale AI, startup specializzata nell’etichettatura e fornitura di dati per l’addestramento di modelli di intelligenza artificiale. L’investimento è notevole: 14,8 miliardi di dollari per una valutazione complessiva della società a 28 miliardi.
Fondata nel 2016, Scale AI è un punto nevralgico dell’ecosistema AI e già collabora con tutti i principali attori: OpenAI, Google, Microsoft e la stessa Meta. Per il gruppo di Menlo Park si tratta del più grande investimento mai effettuato in una realtà esterna. Nel 2024 Scale AI ha generato 870 milioni di dollari di ricavi e punta a superare quota 2 miliardi nel 2025.
Ma l’operazione non è solo finanziaria. Secondo The Information e Bloomberg, Alexandr Wang, fondatore e ceo di Scale AI, dovrebbe entrare in Meta a capo di un nuovo laboratorio dedicato allo sviluppo della cosiddetta “superintelligenza” (Intelligenza artificiale generale). Una mossa che lo metterà in diretta competizione con alcuni dei suoi attuali clienti, tra cui lo stesso Sam Altman, e che segna, per Meta, l’ingresso a pieno titolo nella fase due della corsa globale all’intelligenza artificiale.