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Open Fiber, Enel e Cdp: un mese in più per divorziare

Cassa Depositi ed Enel hanno rinviato al 25 febbraio la scadenza per l’esercizio del diritto di prelazione sulle loro quote

Open Fiber, Enel e Cdp: un mese in più per divorziare

Cdp ed Enel, azionisti di Open Fiber con il 50% ciascuno, hanno scelto di far slittare la scadenza per l’esercizio del diritto di prelazione sulle loro quote della società guidata da Elisabetta Ripa. Il termine, che sarebbe scaduto oggi, è stato così spostato al 25 febbraio. In questo mese i soci sperano di trovare una soluzione in vista della cessione della quota di Enel al fondo australiano Macquarie.

I problemi da affrontare sono diversi. Innanzitutto, il diritto di prelazione di Cdp sull’intera quota di Open Fiber che il gruppo elettrico ha deciso di vendere a Macquarie (tra il 40 e il 50%). Se la Cassa deciderà di non esercitarlo, Enel venderà la partecipazione direttamente a Macquarie, per poi discutere dell’eventuale 10% rimanente (o meno) che potrebbe essere acquistato da Cdp per avere la maggioranza assoluta nel capitale di OF e svolgere così il ruolo di guida nell’operazione rete unica con Tim. La controversia riguarda proprio il prezzo di questa quota residuale (fino al 10%) che verrebbe determinato in base al prezzo offerto da Macquarie (2,65 miliardi più earn out per il 50%).

La seconda questione sul tavolo riguarda i patti parasociali che saranno firmati con l’ingresso di un nuovo soggetto, Macquarie, nella compagine azionaria di Open Fiber. Il valore della quota del 10%, infatti, è legato anche al riconoscimento o meno del controllo esclusivo a Cdp. Gli attuali patti parasociali di Open Fiber prevedono che da aprile 2017 a fine 2021 spetti ad Enel l’espressione dell’amministratore delegato e del Cfo e a Cdp quella del presidente. Dal 2022 i ruoli, per altri 5 anni, si invertono, quindi spetterebbe già a Cdp l’espressione dell’ad e del cfo.

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