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Oltre l’ebook: perchè il libro è davvero immortale

Con l’ebook non si ripeterà la storia della musica con i file mp3: oggi il libro di carta appare insostituibile – Libro di carta e ebook restano due esperienze differenti, al di là delle abitudini – La lettura a video richiama la selezione dell’informazione mentre la stampa concerne l’approfondimento e l’immersione – Ma gli ebook non sono la serie B

Oltre l’ebook: perchè il libro è davvero immortale

Il libro punto e basta

Recentemente si è riacceso un dibattito che sembrava sopito, dopo che gli ebook negli ultimi quattro anni avevano iniziato a diventare parte delle abitudini quotidiane dei lettori di molti paesi, specialmente negli USA e nel Regno Unito. L’inatteso rallentamento degli ebook e la ripresa di tono muscolare del libro, manifestatasi con forza nell’ultimo quarto del 2014, ha ridato vigore al partito del libro che sembrava destinato alla stessa sorte che toccò al partito liberale inglese dopo la prima guerra mondiale.

Il partito del libro è tornato ad amplificare il suo mantra: un libro si legge su un libro fatto di pagine stampate, perché su uno schermo si fanno altre cose, soprattutto se questo è connesso a Internet. L’ala più liberale di questo partito ammette i Kindle, e-reader naturalmente, con una connessione a Internet piuttosto lasca e sporadica. Se devi leggere un testo, apprendere qualcosa o memorizzare delle nozioni, non c’è alternativa al libro. È per questa ragione che gli ebook non saranno quello che sono stati i file mp3 per la musica e la sua industria. Gli ebook saranno la “serie B” degli autori o, al meglio, un formato comprimario, adatto per certi tipi di contenuti, per una lettura frettolosa e superficiale, ma non formativa del carattere e propedeutica alla carriera. Queste spettano al libro.

Il libro, lo dicono anche i nativi digitali

Una recente indagine di Nielsen ha portato acqua al mulino del “fan club” del libro. L’indagine ha constatato che i giovani fino a 25 anni preferiscono studiare e consumare contenuti long form sui libri piuttosto che sugli ebook. Anche su ebookextra ci siano occupati di questa indagine che stabilisce un vero e proprio paradosso: proprio i consumatori più accaniti di contenuti digitali, quando si tratta di leggere qualcosa che impegni più di un’ora si rivolgono alla carta e nella fattispecie a un libro. Questa scelta vorrà pur significare qualcosa? Come risponde il partito degli ebook?

La risposta l’ha data uno sei soggetti più influenti dell’industria del libro che appartiene al team che ha inventato l’ebook. Russ Grandinetti, responsabile del progetto Kindle di Amazon, ha dichiarato che il libro è una delle tecnologie più resilienti della storia. Ed è così. Quale tecnologia inventata nel XV secolo c’è ancora in giro? Se tornasse Gutenberg riconoscerebbe ancora la sua invenzione. Il Mac è l’evoluzione della sua macchina da stampa. Mike Shatzkin, uno dei primi adottatori dell’ebook, ha dichiarato “abbiamo raggiunto un punto di resistenza naturale: c’è gente che preferisce leggere su carta, anche se è più economico, più veloce e più facile farlo su un dispositivo”.

Ci sono molte e anche fantasiose tesi sulla insostituibilità del libro e sul suo significato nella vita delle persone. Tra le molte vi offriamo questa riflessione, equilibrata ed efficace, di David L. Ulin, critico letterario del “Los Angeles Times”, autore del libro The Lost Art of Reading: Why Books Matter in a Distracted Time uscito nel 2010 per Random House. Agli inizi del 2015 Ulin è tornato nuovamente sull’argomento, puntualizzando efficacemente il suo punto di vista. Qui di seguito offriamo, ai lettori di ebookextra, la traduzione in lingua italiana il suo intervento dal titolo Reading in the material world sul quotidiano di Los Angeles.

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Lettura su carta e a video: due esperienze differenti

Se siete un immigrante digitale come me, c’è qualcosa di profondamente appagante nel leggere sul “Washington Post” queste parole di S. Rosenwald: “i millennials preferiscono di gran lunga la lettura di un libro per passatempo o studio, una preferenza che ha sorpreso gli esperti visto che lo stesso gruppo demografico ha l’inclinazione a consumare la maggior parte dei contenuti in formato digitale”.

Le ragioni: la quiete, la mancanza di distrazioni, la concentrazione e la convinzione che la memoria si fonda, tra altre cose, sulla fisicità.

Niente di nuovo, dunque.

Non voglio ingannare nessuno: dichiaro di essere in conflitto d’interessi su questo argomento. Non ho mai pensato che la lettura a video avrebbe soppiantato la stampa: migliorata sì, accresciuto il pubblico sì, reso i libri più largamente disponibili sì. Per me, comunque, rimangono due esperienze molto differenti, la prima riguarda la selezione dell’informazione, la seconda concerne l’approfondimento e l’immersione.

Schermo: fuori dal testo; carta: dentro al testo

Quando leggo a schermo ho sempre un occhio altrove, su ciò che accade fuori dal testo – email, internet, social media. Mi prendo una pausa, controllo Facebook, resisto, in qualche modo, all’incalzare della narrazione.

Sulla pagina, però, mi concedo completamente. In genere leggo a letto in una stanza senza apparecchiature elettroniche; non voglio essere disturbato. L’ambiente, quindi, è un fattore essenziale, sia quello descritto dalla narrazione, sia quello del luogo dove avviene la lettura. Non voglio che l’esperienza sia interrotta, voglio trovarmi e perdermi da solo.

Il pezzo di Rosenwald rintraccia una serie d’intenzioni simili. Cita uno studio del Pew Center che ha scoperto che “la più alta percentuale di lettori è tra i 18 e i 29 anni e lo stesso gruppo di età usa le biblioteche pubbliche in grande numero”. Cita anche uno studente che approva la carta stampata con queste parole: “Mi dura più a lungo perché leggo con più attenzione”.

Ciò che la carta permette è una lettura riflessiva, che ha un senso come reazione alla cultura di simulazione costante e risposta continua. Come possiamo pensare se siamo sempre impegnati a parlare, twittare, navigare, guardare intorno per ricercare reazioni o stralci d’informazione piuttosto che opinioni più integrate e meditate?

La lettura, d’altra parte, è o può essere un processo lento, un dialogo, una conversazione; il coinvolgimento è il punto.

Abitare un universo che non è nostro

Alcuni dei più intensi momenti d’ispirazione sono stati suscitati dalla lettura – momenti che hanno richiesto la mia totale attenzione, la mia concentrazione e la mia passione. Penso a Nick Carraway nel Grande Gatsby, a Sal Paradise e Dean Moriarty in Sulla Strada, a Pip in Grandi Speranze, alle Memorie del sottosuolo di Dostoevsky. Penso a James Baldwin e alla sua rabbia per la morte del padre in Mio padre doveva essere bellissimo o a Lorrie Moore nel racconto Referential dove descrive l’amore morboso di una madre per il figlio afflitto.

Non sto dicendo che non può succedere con un e-book, ma la lettura ci rammenta un mondo, un universo oltre di noi nel quale abitiamo il paesaggio di un’immaginazione che non è la nostra.

La pagina stampata stimola questo processo per la sua fisicità; il libro è un oggetto che dobbiamo aprire e scoprire pagina dopo pagina all’interno di un percorso che non si conosce dove conduce. Lo schermo, d’altra parte, è molto più rassicurante nei confronti delle nostre sensazioni, dei nostri ricordi esterni: quante foto avete sul vostro smartphone?

Quello che intendo dire è che su un dispositivo come un iPad o un iPhone, non perdiamo mai di vista noi stessi; si tratta di un ambiente personalizzato, estensione della nostra personalità – invece il libro stampato esiste in un differente regno. Richiede un impegno esterno, un adattamento, in cui l’alterità è parte della cosa.

Dico questo non per dire che non c’è incantesimo nel modo digitale, con la sua velocità, la sua connettività, semplicemente non è sempre quello che vogliamo quando leggiamo.

È per questo che mi sento incoraggiato dal concetto spiegato da Don Kilburn della casa editrice scolastica Pearson a Rosenwald del “Washington Post”: “la rivoluzione digitale non sembra una rivoluzione fino ad ora. Sembra più un’evoluzione che va avanti a singhiozzo”.

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