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Olimpiadi, pressing sulla Raggi: sì o no a Roma 2024?

Diana Bianchedi, ex campionessa olimpica di scherma e ora coordinatrice del Comitato promotore di Roma 2024, incalza il sindaco di Roma, Virginia Raggi sulla candidatura della Capitale: “La campagna elettorale è finita: la Raggi ci dia una risposta chiara”

Olimpiadi, pressing sulla Raggi: sì o no a Roma 2024?

Archiviate con un incoraggiante successo degli azzurri le Olimpiadi di Rio, entra ora nel vivo la battaglia per Roma 2024. Entro il prossimo 7 ottobre il nuovo sindaco grillino della Capitale, Virginia Raggi, deve sciogliere le riserve e dire se Roma sosterrà o no la sua candidatura ad ospitare i Giochi olimpici del 2024. Senza il sì del Comune di Roma la candidatura italiana tramonta.
In campagna elettorale M5S era decisamente contrario alle Olimpiadi, che sono invece sostenute dal premier Matteo Renzi, ma ora la situazione si è fatta più fluida. Il presidente del Coni, Malagò, è convinto di persuadere la Raggi ma le incognite restano forti.

In pressing sul sindaco di Roma va la coordinatrice del Comitato promotore di Roma 2024, Diana Bianchedi, ex campionessa olimpica di scherma che, in un’ampia intervista al “Corriere della Sera”, non le manda a dire: “La campagna elettorale è finita: la Raggi ci dia una risposta chiara” sulla disponibilità o meno della Capitale ad ospitare i Giochi che si terranno fra 8 anni.

Due sono i punti su cui la Bianchedi incalza la Raggi e il M5S: “Primo: basta dire che queste sono le Olimpiadi di Montezemolo. Tutti contratti e le cariche del Comitato promotore scadono, e decadono, il 14 settembre 2017 quando verranno assegnate le Olimpiadi. Dopodichè Governo, Comune e Regione possono scegliere chi vogliono e il mio posto è a disposizione.
Secondo: spero che dal Comune di Roma non arrivi una risposta del tipo “No perchè No” come si fa con i bambini, ma venga fatta un’analisi accurata sul progetto, consegnato alla sindaca a metà luglio. E se vogliono modifiche siamo pronti”, a partire dal villaggio olimpico di Tor Vergata, purchè “trovino un’altra area di proprietà pubblica, senza vincoli ambientali e con un ente come l’Università che si fa carico della legacy”.

Ora la parola è a Roma e al suo sindaco.

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