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Ocse: in Italia 10% popolazione ha 43% ricchezza

Il 20% degli italiani più benestanti ha invece il 60% della ricchezza, mentre il 20% più povero ha appena lo 0,3% – Le disuguaglianze sono ancora maggiori in Francia e in Germania.

Ocse: in Italia 10% popolazione ha 43% ricchezza

In Italia il 43% della ricchezza è nelle mani del 10% della popolazione. Il 20% degli italiani più benestanti ha invece il 60% della ricchezza, mentre il 20% più povero ha appena lo 0,3%. Lo certifica uno studio dell’Ocse sulla tassazione dei risparmi delle famiglie, da cui emerge peraltro che le disparità italiane sono meno ampie rispetto a quelle di Francia e Germania, dove rispettivamente il 51 e il 56% della ricchezza è appannaggio del 10% più ricco. Anche nella nordica Finlandia (45%) la concentrazione è maggiore, mentre è minore in Lussemburgo (41%).

Per ridurre queste disuguaglianze, l’Ocse invita i tanti Paesi industrializzati tra cui l’Italia) che hanno una flat rate su asset e risparmi privati (cioè un’aliquota uguale per tutti) a prendere in considerazione un certo grado di progressività.

Non solo. Secondo l’Ocse, “ci potrebbe essere lo spazio per una tassa sul patrimonio nei Paesi in cui la tassazione sul reddito da capitale è bassa e dove non ci sono tasse di successione”.

L’Organizzazione inserisce l’Italia tra i Paesi in cui sono aumentate maggiormente le disparità tra gli anni 80 e i giorni nostri. L’indice Gini, che misura tale disparità, è infatti passato dallo 0,29 allo 0,32 nella Penisola, che è quindi al decimo posto per disuguaglianze sui 35 Paesi Ocse.

Nelle sue raccomandazioni generali, l’Ocse vede tra le opzioni quella di una tassazione complessiva di reddito da lavoro e da capitale con aliquote progressive (“dual progressive income tax”). Lo studio ricorda anche che “le recenti norme internazionali sullo scambio di informazioni fiscali dovrebbero ridurre le possibilità di nascondere reddito e ricchezza in paradisi fiscali”, facilitando quindi la riscossione delle tasse.

Al tempo stesso lo studio sottolinea che “in ogni riforma i politici devono tener conto che è aumentata la mobilità dei lavoratori molto qualificati e ad alto reddito in risposta a un aumento delle tasse”.

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