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Obama non salva Piazza Affari, maglia nera delle Borse europee

Milano crolla (-3,87%) il giorno in cui si scommetteva sul rimbalzo – L’effetto positivo dell’accordo sul debito americano si esaurisce a metà giornata – L’ondata di vendite intensificata dopo la pubblicazione dell’indice Ism negli Usa – Pesanti perdite dei bancari, maglia nera a Fonsai – Sbanda anche Brembo, dura punizione per Maire Tecnimont

Obama non salva Piazza Affari, maglia nera delle Borse europee

MILANO A PIOMBO (-3,87): TANTI BIG SOSPESI
FTSE/MIB SOTTO 18 MILA. LO SPREAD SALE A QUOTA 345

Altro che ripresa. E’ una catastrofe. La Borsa di Milano sprofonda nel giorno in cui molti, alla vigilia, avevano scommesso sul rimbalzo: una perdita secca vicina al 4 per cento dopo l’apertura di Wall Street, una performance che assicura anche oggi alla Borsa italiana il titolo di piazza peggiore. A favorire il ribaltone, dopo l’ottimismo dell’avvio, è stata la convinzione, sempre più giustificata, che l’accordo raggiunto nella notte per l’innalzamento del tetto all’indebitamento degli Stati Uniti non eviterà il taglio del rating del debito americano, “Non sarebbe una sorpresa totale – commenta la nota quotidiana di Equita sim – ma potrebbe creare nuova pressione sui mercati”.

DOPO L’ACCORDO, GLI USA RISCHIANO DI PERDERE LA TRIPLA A
IL DATO SUL MANIFATTURIERO INNESCA VENDITE A WALL STREET

Obiettivo già raggiunto per la Borsa italiana: l’indice Ftse Mib è scivolato sotto i 18.000 punti (17.720 l’indice Ftse/Mib) con un tonfo del 3,87%, Le vendite colpiscono tutto il listino italiano, non ci sono distinzioni o aree di riparo, i ribassi medi sono nell’ordine del 4% e non sono solo le banche, comunque in caduta libera, nel mirino con ribassi tra il 5 e l’8%. Parecchi titoli del paniere principale segnano i minimi dell’anno, in alcuni casi si tratta di minimi storici. E sono numerose le società sospese almeno una volta dalle contrattazioni: Intesa, Banco Popolare, Mps, Mediaset, Telecom Italia, per citare solo in caso di alcuni Big.

Cade anche Madrid (-2,7%), mentre segnano ribassi importanti Parigi (-2,27%) e Francoforte (-2,86%). Per paradosso, il dollaro è in forte recupero contro euro a 1,427 e ciò stride con le voci di un possibile taglio del rating “tripla A” degli Stati Uniti che spaventa di più l’Italia degli States che di sicuro non brillano. L’ondata di vendite si è intensificata, infatti, dopo la pubblicazione dell’indice statunitense Ism manifatturiero, sceso a luglio a 50,9 punti con attese che indicavano 55 punti.

Il dato ha innescato la retromarcia dei listini americani: alle 16,20 italiane, il Dow Jones è entrato in terreno negativo -0,3%, intorno a 12.105 punti. L’indice Standard & Poor’s 500 lasciava intanto sul campo quattro decimi percentuali, a 1287. Il Nasdaq era in flessione di 0,2%, a 2750.

Niente di paragonabile alla tempesta che si è scatenata ancora una volta sull’Europa, comunque considerata l’anello debole dell’economia globale. A partire dall’Italia. La dimostrazione dell’esistenza di una sindrome Italia è confermata dal brusco movimento sul mercato obbligazionario. Il differenziale di rendimento tra il Btp italiano a dieci anni e il Bund tedesco si è allargato di oltre 20 punti base nel giro di poche ore. Lo spread Btp-Bund, che questa mattina si attestava a 322 punti, viaggia adesso in area 345 punti base, non lontano dai massimi dall’introduzione della moneta unica.

SOLO TRE TITOLI DEL MIB 40 IN TERRENO POSITIVO
NUOVO CROLLO DEI BANCARI. MAGLIA NERA A FONSAI

Solo Campari nel paniere principale registra un risultato positivo: Campari +0,70%, limitano i danni Tenaris +0,45%, Autogrill (il titolo è nella lista dei dieci titoli da tenere di qui a fine anno secondo Citigroup) e Tod’s. Tutto il resto è in rosso più o meno profondo. La maglia nera, fino a pochi minuti dalla fine tocca a Fonsai -9,19% , seguita da Mps -7,87%, Banco Popolare -7,69% ed Intesa -7,86%. Unicredit perde “solo” il 3,93%.

Finisce in terreno negativo perfino Prysmian (-3,49%) nonostante la società abbia comunicato di aver vinto una commessa del valore di 200 milioni di euro per i collegamenti alla terra ferma di una centrale fotovoltaica situata in mare aperto. O Finmeccanica (-2,71%) in ripresa nella mattinata dopo il tracollo della scorsa settimana. L’amministratore delegato Giuseppe Orsi ha rilasciato un’intervista a Il Sole 24ore nella quale esclude la necessità di un aumento di capitale, anticipa che il gruppo chiuderà in utile il 2011 e annuncia che saranno messi in vendita attività negli Stati Uniti per un controvalore di 600 milioni di dollari.

BREMBO SBANDA NELLA FRENATA (-8,22%)
DURA PUNIZIONE PER MAIRE TECNIMONT

Fuori dal paniere principale cade Brembo -6,83%, nonostante un’ottima trimestrale: il mercato teme che la società di Bombassei sia destinata a frenare di qui a fine anno. Maire Tecnimont, invece perde l’8,33%, dopo aver limitato per buona parte della seduta i danni esplosi in mattinata (-18% in avvio seduta). Il management ha escluso la necessità di un aumento di capitale e ha detto nel corso dell’incontro con gli analisti che non si sono problemi di finanziamento. La società ha presentato venerdì scorso una semestrale caratterizzata da pesanti rettifiche sul valore delle commesse in Sudamerica, per effetto di questa svalutazione il periodo si chiude con un perdita di 152 milioni di euro.

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