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Nucleare, Sogin accelera su deposito nazionale e gare all’estero

La società pubblica incaricata di smantellare le centrali nucleari dismesse, ha vinto una nuova gara in Slovacchia battendo 5 concorrenti. In Italia inviato all’Ispra il documento che individua i siti ‘papabili’ per la realizzazione del deposito nazionale: dovrà conservare i rifiuti radioattivi delle vecchie centrali ma anche di ospedali e centri di ricerca

Nucleare, Sogin accelera su deposito nazionale e gare all’estero

Il deposito nucleare nazionale si avvia verso il lungo percorso di realizzazione. Sogin, infatti, ha aperto il 2015 con un doppio risultato. A fine anno, poco prima di Natale, la società pubblica incaricata dello smantellamento delle vecchie centrali nucleari dismesse, ha vinto una gara in Slovacchia per fornire assistenza alla locale società pubblica sullo smantellamento della centrale nucleare di Bohunice. Il secondo obiettivo raggiunto è stata la presentazione all’Ispra, ai primi di gennaio, della “Carta delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) ad ospitare il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico“. In pratica si tratta del documento top-secret che individua alcune aree potenzialmente idonee ad ospitare l’infrastruttura di superficie dove mettere in sicurezza tutti i rifiuti radioattivi prodotti sul territorio nazionale.

Dalla gara slovacca Sogin incasserà 3,1 milioni nei primi due anni ma il contratto è prorogabile per altri quattro per un fatturato complessivo di 9 milioni, soffiato ad altri 5 concorrenti di portata internazionale. E’ un segnale di come Sogin, guidata dall’amministratore delegato Riccardo Casale, si stia muovendo per cancellare l’immagine non ottimale accumulata in un passato, anche recente, in cui è spesso stata sottoposta a critiche sulla gestione costosa e inadeguata allo scopo, quello appunto dello smantellamento delle centrali dismesse con i referendum. Un percorso partito nel lontano 1987 e ancora lontano dall’essere concluso.

LA MAPPA DEI SITI PAPABILI

L’altro segnale sul cambio di rotta che sta cercando di imprimere all’azienda la nuova gestione, è arrivato appunto con la presentazione della Cnapi per il deposito nazionale. Sogin ha rispettato i tempi previsti dalla normativa italiana che a sua volta ha recepito le indicazioni europee. Tutti i Paesi dell’Unione dovranno infatti realizzare un deposito nazionale e l’Italia, che pure ha accumulato un forte ritardo tra resistenze ambientaliste e veti locali, non potrà fare eccezione.

NEI MAGAZZINI 90 MILA METRI CUBI DI RIFIUTI

Ci sono voluti 4 anni (dal decreto legislativo 2010 a quello del 2014) solo per affidare a Sogin il compito di localizzare e presentare il deposito che dovrà ospitare al 60% i rifiuti legati allo smantellamento della vecchie centrali ma per il restante 40% servirà a conservare in sicurezza i rifuti prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare che quotidianamento vengono condotte in ospedali e cliniche: Tac, scintigrafie, radioterapia, etc. Rifiuti che al momento vengono conservati in depositi temporanei (per esempio presso i centri di ricerca Enea) e certo meno idonei a garantire il livello di sicurezza di un deposito, specificamente progettato, e che consentirà la sistemazione definitiva di circa 75 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività oltre ad altri 15 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività. In questa ultima categoria vanno inclusi i rifiuti nucleari che l’Italia ha inviato in Francia al centro di La Hague per il loro riprocessamento e che In Italia devono rientrare.

ITALIA IN RITARDO

Depositi nazionali sono già operativi in Spagna, Francia, Olanda, Slovenia, Slovacchia, Lituania, Lettonia, Norvegia, Svezia, Finlandia. La Germania ha chiuso due vecchi depositi e ne ha in corso di realizzazione uno nuovo come anche il Belgio. Se l’Italia rispeterà ora la tabella di marcia, Ispra con ministero dello Sviluppo e dell’Ambiente hanno due mesi per verificare la Carta proposta da Sogin ed entro aprile dovranno predisporre un progetto preliminare che sarà sottoposto per altri due mesi a consultazione pubblica. Si arriverà così a giugno; poi ci sono altri tre mesi per la raccolta delle osservazioni e la presentazione di una nuova Carta a settembre per poi passare alla decisione vera e propria sul sito su cui dovrà nascere il deposito.

Solo dopo potranno iniziare i lavori. Sarà rispettata questa tabella di marcia? La riforma costituzionale del titolo V (quello che rispartisce le competenze fra Stato e Regioni) voluta dal governo Renzi dovrebbe facilitare questi delicatissimi passaggi ma non sarà comunque facile superare le resistenze locali. Per ora, comunque, le tappe sono state rispettate. 

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