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Npl: la Vigilanza Bce ammorbidisce (di poco) le nuove regole

Le banche avranno da 2 a 7 anni per svalutare gli Npl: su quelli garantiti, però, si potrà cominciare con un 40% a partire dal terzo anno – Le nuove regole si applicheranno sui crediti classificati come deteriorati dal primo aprile 2018 – Le differenze con la proposta della Commissione Ue

Npl: la Vigilanza Bce ammorbidisce (di poco) le nuove regole

La stangata arriva, ma è meno pesante del previsto. L’organismo di Vigilanza della Bce ha illustrato i dettagli del cosiddetto “Addendum”, il surplus di regole che la Banca centrale vuole imporre agli istituti dell’Eurozona in relazione alla gestione dei nuovi crediti deteriorati (Npl).

Le regole principali sono 2:

  • Le banche avranno 7 anni di tempo per mettere da parte accantonamenti sufficienti a coprire il 100% degli Npl garantiti.
  • Per gli Npl non garantiti, invece, il tempo a disposizione sarà di appena 2 anni.

Fin qui sono confermate le norme annunciate lo scorso autunno. Rispetto a quella prima versione dell’Addendum, tuttavia, c’è una novità: per gli Npl garantiti, la svalutazione potrà iniziare dal terzo anno, per un valore pari al 40% del credito.

Nel dettaglio, la Banca centrale suggerisce la seguente progressione:

  • il 40% di copertura il terzo anno;
  • il 55% il quarto anno;
  • il 70% il quinto anno;
  • l’85% il sesto anno;
  • il 100% il settimo anno.

Un’altra novità molto importante è che le nuove norme non si applicheranno agli Npl già in essere, né a quelli formatisi dall’inizio del 2018, ma solo ai crediti che saranno classificati come deteriorati dal prossimo primo aprile.

La Vigilanza della Bce, guidata da Danièle Nouy, ha quindi ammorbidito le linee guida della bozza presentata lo scorso ottobre. Ma l’Addendum di Francoforte risulta comunque più severo delle norme proposte solo ieri dalla Commissione europea.

Non è detto che i passi avanti compiuti fin qui siano sufficienti a trovare un compromesso fra le istituzioni. Rimane infatti aperto un problema politico: a luglio l’Ecofin aveva esaminato a fondo la questione Npl, affidando poi alla Commissione il compito di studiare possibili modifiche alle due direttive Ue sui requisiti di capitalizzazione delle banche. A Bruxelles, perciò, l’Addendum della Vigilanza Bce è visto come un’invasione di campo dei tecnici in una materia di competenza politica.

Quanto alle conseguenze pratiche delle nuove norme, cinque mesi fa Equita aveva calcolato la stretta potrebbe costare alle banche italiane fino a 1,3 miliardi di euro l’anno, ovvero circa 9 miliardi di nuovi accantonamenti nei prossimi sette anni. Soldi che, naturalmente, saranno sottratti al credito.

Altre polemiche hanno a che fare con l’aspetto negoziale. In molti sottolineano che le date di scadenza fissate per la copertura degli Npl costringeranno le banche a vendere i crediti deteriorati e a farlo con scarso peso negoziale, a tutto vantaggio dei compratori (in primis i fondi speculativi internazionali) che spunteranno prezzi di saldo.

Infine, l’Addendum riporta d’attualità i numerosi attacchi indirizzati negli ultimi anni alla Vigilanza Bce, accusata di essere inflessibile sul problema degli Npl – tipico dell’Europeriferia – e assai più indulgente sui rischi connessi all’oceano di derivati tossici ancora in pancia alle banche del nord Europa, soprattutto tedesche e francesi.

In ogni caso, la Banca Centrale specifica che si tratta di disposizioni “non vincolanti” e che la Vigilanza “discuterà con le singole banche gli eventuali scostamenti dalle aspettative sugli accantonamenti prudenziali indicate nell’Addendum”. Dopo di che, “a conclusione del dialogo di vigilanza, tenendo conto della situazione specifica di ogni banca, deciderà caso per caso, se e quali misure di vigilanza siano appropriate. I risultati di questo dialogo saranno integrati, per la prima volta, nel processo di revisione e valutazione prudenziale”, lo Srep del 2021. Di fatto, quindi, la Bce lascia alle banche quattro anni per portarsi sui livelli di Npl richiesti.

Non solo. In un aggiornamento della sezione “domande e risposte” sulla questione dell’Addendum sul sito istituzionale, la Bce chiarisce che “le aspettative di vigilanza definite nell’addendum sono generiche. Nel corso del dialogo di vigilanza si terrà conto di situazioni specifiche che possano determinare entità di rischio diverse. Per alcune ‘inadempienze probabili’, le banche saranno in grado di esibire elementi comprovanti regolari rimborsi di una parte significativa dell’esposizione, che potrebbero rendere inappropriata un’aspettativa di accantonamento del 100% per quel dato portafoglio o quella data esposizione”.

Da Francoforte spiegano inoltre che l’Addendum “ha carattere complementare rispetto a qualsiasi disposizione legislativa futura della Ue basata sulla proposta della Commissione europea di affrontare gli Npl nel contesto del primo pilastro, ovvero dei requisiti prudenziali obbligatori previsti dal regolamento sui requisiti patrimoniali (Capital Requirements Regulation, CRR). Di fatto, conformemente alla quarta direttiva sui requisiti patrimoniali (la Crd IV) le autorità di vigilanza devono valutare e affrontare i rischi specifici a livello di singolo ente creditizio che non siano già contemplati o adeguatamente coperti dai requisiti di primo pilastro”.

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