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Banche, Npl: ecco le nuove proposte della Commissione Ue

L’idea di fondo è che le nuove sofferenze garantite debbano essere coperte al 100% da nuovi accantonamenti entro 8 anni, con una progressione lenta – Per quelle non garantite, invece, il termine sarà di appena due anni.

La Commissione europea ha varato oggi un pacchetto di proposte per riformare la gestione dei crediti deteriorati (Npl) nel settore bancario. L’aspetto più importante riguarda nuovi accantonamenti richiesti agli istituti a copertura del rischio che i prestiti futuri possano deteriorarsi. Non è un dettaglio da poco: si fa riferimento soltanto ai nuovi Npl, non a quelli già in essere.

L’idea di fondo è che le sofferenze garantite debbano essere coperte al 100% in 8 anni, con una progressione lenta. Ecco lo schema:

  • il 5% il primo anno;
  • il 10% il secondo anno;
  • il 17,5% il terzo anno;
  • il 27,5% il quarto anno;
  • il 40% il quinto anno;
  • il 55% il sesto anno;
  • il 75% il settimo anno;
  • il 100% l’ottavo anno.

Per le sofferenze non garantite, invece, sono previsti tempi molto più rapidi. La copertura deve essere completata nell’arco di un biennio:

  • il 35% il primo anno;
  • il 100% il secondo anno.

Lo scorso ottobre la Vigilanza della Bce aveva avanzato una proposta simile. La differenza principale era che per accantonare i fondi necessari a coprire i nuovi Npl garantiti era previsto un tempo massimo di 7 anni.

Tornando alle misure ideate dalla Commissione, il pacchetto prevede anche di incoraggiare lo sviluppo di mercati secondari sui quali le banche possano vendere i crediti deteriorati a soggetti attivi nella gestione dei crediti e ad investitori.

Il terzo e ultimo obiettivo principale è agevolare il recupero dei crediti. In questo caso l’intervento integra una proposta su insolvenza e ristrutturazione delle imprese presentata a novembre 2016.

A proposito dei rischi bancari e finanziari, l’Italia “è un osservato speciale” da parte degli altri Paesi europei, ha commentato Ignazio Angeloni, membro del board della Vigilanza della Bce, rispondendo a una domanda ad un convegno di Itinerari previdenziali.

“Le scelte dell’Italia, in quanto Paese debitore ancorché verso l’interno e con banche ancora in parte in situazioni rischiose, sono importanti”, ha aggiunto Angeloni, ribadendo che il Paese non può mancare di essere presente nel dibattito che si apre in Europa “per la riforma dell’euro, il sostegno dei Paesi in crisi e alle banche in crisi”.

Angeloni ha ricordato come l’Italia “sia il Paese che ha fatto i progressi maggiori negli ultimi 2-3 anni per la pulizia dei bilanci dagli Npl”. Una pulizia che sarebbe comunque avvenuta grazie alla ripresa del ciclo economico ma che la Vigilanza della Bce ha accelerato. “L’azione di incoraggiamento della Bce e’ stata determinante per produrre questi brillanti risultati delle banche italiane che vanno consolidati e proseguiti”, ha concluso.

Anche il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, ha riconosciuto che l’Italia ha compiuto “progressi sostanziali” nella riduzione delle sofferenze bancarie.

Nel terzo trimestre 2016 lo stock di sofferenze bancarie lorde in Italia era pari al 16,1% del totale dei crediti, mentre nello stesso periodo dell’anno successivo il dato era sceso al 12,1%.

Il rapporto tra i soldi necessari a coprire eventuali perdite e il totale dei crediti deteriorati è salito nello stesso periodo dal 50% al 53,6% (a fronte di una media Ue passata dal 47,7% al 50,7%).

L’Italia è il quarto paese Ue con la quota più alta di Npl. In Grecia nel terzo trimestre 2017 erano pari al 46,7% del totale dei crediti, a Cipro erano invece il 32,1% e in Portogallo il 14,6%. Seguono dopo l’Italia la Bulgaria all’11,5%, l’Irlanda all’11,2%, Slovenia e Croazia al 10,8%.

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