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Nord Stream: opportunità per Eni, brilla Saipem

Dopo i colloqui Renzi-Putin prende quota la possibilità di un ingresso del Cane a Sei Zampe nel gasdotto tra Russia e Germania. Positivo l’impatto in Borsa per Eni, brilla Saipem. La commessa per la parte off shore potrebbe valere 1,5 miliardi. Federpetroli chiede di rivedere l’accreditamento per le imprese italiane. Eni avvia la produzione a Mpungi

Putin chiama, la Borsa risponde. Mentre prende quota l’ipotesi di un ingresso dell’Eni nel gasdotto Nord Stream, dopo la richiesta del presidente russo al premier Renzi, il primo a beneficiarne in Borsa è il titolo Saipem che balza nella pattuglia in testa al Ftse Mib. Dopo il -6,5% da inizio anno e nonostante un barile di petrolio in contrazione (e i nuovi dati Baker Hughes sulla flessione degli impianti di trivellazione attivi negli Usa la scorsa settimana), le quotazioni sono salite in avvio del 2,4% a 6,93 euro sostenute sia da un recupero tecnico sia dalla prospettiva di un nuovo contratto importante. Ora il rialzo si è ridimensionato a +1,85% in linea con l’affievolirsi del rimbalzo per l’intero listino, ma rimangono comunque in vetta alle Blue Chips. Eni a sua volta è in rialzo di +0,7%

 In particolare dai colloqui avvenuti venerdì tra il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi e il leader russo Vladimir Putin sarebbe emersa una apertura per la collaborazione in progetti energetici di interesse comune e l’ipotesi porterebbe anche a un coinvolgimento operativo di Saipem nel gasdotto Nord Stream2 che collegherà la Russia alla Germania passando per il Mar Baltico. Una richiesta, quella di Putin, che mira a superare le obiezioni di monopolio sollevate dalla Ue nei confronti dell’intervento di Gazprom in Europa.

 “La commessa per la stesura del gasdotto offshore potrebbe valere sugli 1,5 miliardi. Saipem aveva già eseguito i lavori per la prima tratta – sottolinea un analista – L’aggiudicazione del progetto sarebbe sicuramente una notizia positiva ma vediamo tuttavia molte incertezze e rischi principalmente di natura politica, con il rischio di forti ritardi nell’assegnazione, dopo le cancellazioni di South-Turkish Stream lo scorso anno”.

Positiva l’accoglienza anche da parte degli operatori: “Accogliamo favorevolmente l’opportunità, occasioneper l’Italia da non perdere – osserva il presidente di FederPetroli Italia, Michele marsiglia -. L’ENI riporterebbe la propria leadership anche nel nord Europa. Per noi diventa un’importante tappa per poter far accreditare più aziende italiane, produrre lavoro ed occupazione partecipando alla costruzione delle diverse fasi del Progetto di raddoppio del gasdotto”. Marsiglia chiede a Eni di “rivedere le procedure di accreditamento in aiuto e vantaggio alle centinaia di aziende dell’indotto petrolifero ed energetico italiano pronte a presentarsi ed accreditarsi come fornitori. Sicuramente per una giusta procedura vanno cambiate alcune politiche aziendali interne, altrimenti lavoreranno solo le aziende estere e per l’Italia non ci sarebbe più convenienza”.

 Eni intanto ha avviato la produzione del giacimento Mpungi, in Angola, nel West Hub Development Project situato nel Blocco 15/06 nelle acque profonde angolane, a circa 350 chilometri a nordovest di Luanda e a 130 chilometri a ovest di Soyo. L’avvio di Mpungi, che fa seguito al raggiungimento del first oil del West Hub ottenuto dal campo Sangos nel novembre del 2014 e dal campo Cinguvu nei primi giorni dello scorso aprile informa una nota del gruppo – portera’ a un incremento della produzione che nel 1? trimestre del 2016 raggiungerà circa 100.000 barili di petrolio al giorno.

Il West Hub Development Project comprende lo sviluppo dei campi di Sangos, Cinguvu, Mpungi, Mpungi North, Ochigufu e di Vandumbu, ad una profondità d’acqua che va da 1.000 a 1.500 metri. I pozzi sono disposti in gruppi e collegati alla FPSO (Floating Production Storage e Offloading Unit) di N’Goma, che ha una capacità di trattamento di 100.000 barili di petrolio al giorno.

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