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Non basta Santander: il petrolio sgonfia le Borse

Il salvataggio-lampo del Banco Popular ha evitato una crisi sistemica nel settore bancario europeo, galvanizzando i mercati a metà giornata – Poi però è arrivato il calo del petrolio, che ha perso più del 4% dopo le notizie sulle scorte Usa – Piazza Affari limita i danni perdendo solo lo 0,1% – In evidenza Stm, Prysmian e Banca Generali, soffre Eni.

Non basta Santander: il petrolio sgonfia le Borse

Giornata in altalena per i listini continentali che, dopo una mattina in spolvero, sbandano nel pomeriggio con il tonfo del petrolio, causato dai dati settimanali sulle scorte Usa superiori alle attese. Il Brent lascia sul terreno il 3,51%, 48,36 dollari al barile, mentre il Wti crolla del 4,3% a 46,12 dollari.

Dopo numerosi alti e bassi Piazza Affari chiude piatta, -0,01%, 20.739 punti base: restano sugli scudi Stm +3,79 e Prysmian +2,75%, mentre Eni cede l’1,99%; contrastati i finanziari. Wall Street apre senza scossoni e procede in territorio modestamente positivo.

Le altre piazze europee fanno come Milano, alla vigilia di un giovedì da leoni, con tre appuntamenti chiave in calendario: le elezioni inglesi, la riunione della Bce, l’audizione dell’ex direttore dell’Fbi James Comeyal senato Usa. Se non bastassero questi eventi a tenere sulla corda gli investitori, si aggiungono le tensioni nel golfo, la morsa del terrorismo, l’incognita sulle elezioni italiane. La piazza più debole è Londra -0,62%. Francoforte cede lo 0,14%; Parigi e Madrid lo 0,07%. Gli acquisti della mattinata erano stati in gran parte sostenuti dalle banche, dopo la decisione del Santander di acquistare il Banco Popular al prezzo simbolico di un euro(con un aumento di capitale da sette miliardi), evitando così il contagio sistemico di un eventuale bail-in. 

Wall Street apre senza scossoni e procede in territorio modestamente positivo, mentre l’euro cede lo 0,21% sul dollaro 1,1255, dopo aver perso anche più terreno a seguito delle indiscrezioni di stampa su un probabile taglio da parte della Bce delle stime sull’inflazione dei prossimi anni.

Riparte invece la corsa dello spread: il rendimento del decennale italiano sale al 2,29%, mentre il differenziale col Bund super quota 200, e va a 202.50, +2,22%, massimo dal 19 aprile scorso. Vistoso anche l’allargamento tra trentennali Btp e Bund con un divario che sale a 232 punti base da 224 di ieri sera portandosi sempre al record dal 20 aprile.

Reuters riferisce inoltre che il nuovo Btp 30 anni marzo 2048, emesso tramite un sindacato di banche per un importo di 6,5 miliardi, staccherà una cedola di 3,45%. Una nota del Tesoro informa inoltre che in occasione dell’asta Bot, lunedì 12 giugno, il ministero dell’Economia metterà a disposizione degli investitori 6,5 miliardi di Bot a 12 mesi, importo identico a quello in scadenza sul 14 giugno, data di valuta del collocamento.

Guardando alle performance dei singoli titoli: oltre quelli già citati, gli acquisti premiano Banca Generali, +2,55%, dopo i conti di maggio diffusi ieri. Bene anche Unicredit +0,98%, che ha perfezionato la cessione del 32,8% di Bank Pekao. Ancora tonica Finecobank +1,24%. Sul fronte opposto Azimut -1,8%. Guadagna Fiat: +1,09%; perde Recordati -1,6%. 

Deboli Leonardo -1,14% e soprattutto Yoox -1,74%. Galassia Unipol -1,27%, in difficoltà, Unipolsai -1,02%. Fra i petroliferi, oltre la perdita di Eni, c’è Tenaris in affanno, -1,12%. sale invece Saipem +0,93%.

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