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NOMINE PUBBLICHE – Rottamazione ma non al buio: cosa cambia in Eni, Enel, Terna, Finmeccanica, Poste

La rivoluzione dei top manager voluta da Renzi ai vertici dei grandi gruppi pubblici, anche con una forte presenza femminile, non esclude la continuità delle strategie, soprattutto per Eni, Enel e Terna – Resta da capire quali saranno i reali effetti dell’arrivo di Moretti in Finmeccanica (il trasporto verrà dismesso o no?) e di Caio alle Poste

NOMINE PUBBLICHE – Rottamazione ma non al buio: cosa cambia in Eni, Enel, Terna, Finmeccanica, Poste

Rottamazione doveva essere e rottamazione è stata. Ma non al buio. Per i grandi gruppi pubblici cambiano i manager ma non le strategie, tranne forse per Finmeccanica e un po’ anche alle Poste. Come era prevedibile, dopo la sfilza non sempre disinteressata e non sempre innocente di candidature, che si sono affastellate sui giornali negli ultimi giorni, alla fine è stato Matteo Renzi in persona a decidere le nomine ai vertici dei grandi gruppi pubblici. All’Eni, all’Enel, in Finmeccanica e alle Poste finisce un’epoca e se ne apre un’altra, ma non alla cieca.

Renzi si era fin dall’inizio concentrato su due obiettivi: la discontinuità dei gruppi dirigenti e la parità di genere. E li ha centrati entrambi, ma senza fare il pierino. Ha rotto santuari importanti ma ha scelto manager che sanno il fatto loro, assicurandosi che soprattutto in Eni ed Enel ci sia continuità di linea strategica. Oggi toccherà al mercato dire la sua, ma le nomine decise ieri sera, al di là degli effetti di facciata, appaiono molto più meditate di quelle compiute in occasione della formazione del Governo, dove la scelta di qualche ministro è sembrata rivolta più alla ricerca degli effetti scenici che un’operazione di sostanza.

Ora che i giochi sono fatti si può anche dire che il risultato era nelle cose, ma la reazione irritata di Silvio Berlusconi e l’inconsueta visita al Quirinale dell’ex numero uno dell’Eni, Paolo Scaroni, testimoniano che non è così. Le scelte di Renzi scardinano equilibri consolidati anche se sono il frutto una strategia meditata e sicuramente avranno un effetto domino. Bisognerà vedere se ci saranno o no anche i colpi di coda che spesso accompagnano i grandi cambiamenti.

Ma vediamo in dettaglio chi sono i nuovi top manager e quali saranno i riflessi delle loro nomine sulla mission delle grandi società pubbliche che dovranno guidare. Per l’Eni e per l’Enel si può parlare di rivoluzione nella continuità. Intendiamoci: le persone contano. Eccome se contano. 

All’Eni era stato lo stesso Scaroni a indicare Claudio Descalzi, una vita nel Cane a sei zampe, come il suo miglior successore possibile. Ma Descalzi, che avrà per presidente Emma Marcegaglia, è Descalzi, come Scaroni è Scaroni. Non sarà più come prima, anche se la strategia sarà sostanzialmente la stessa. In un certo senso lo stesso discorso vale per Enel. Francesco Starace ha fatto benissimo all’Enel Green Power ed è probabilmente il miglior manager che il gruppo elettrico potesse covare nel suo seno per sostituire Fulvio Conti, ma le persone non sono le stesse e ognuno ha il suo stile anche se le linee di business resteranno almeno inizialmente immutate. Starace ha anche il vantaggio di avvalersi all’Enel di una presidente tanto rispettosa della governance quanto determinata come Patrizia Grieco, già erede di Marisa Bellisario all’Italtel e presidente esecutivo uscente di Olivetti. E non è un vantaggio da poco che aiuterà ad amalgamare la nuova squadra.

Una manager di valore è anche l’umbra Katia Bastioli, che ha fatto benissimo in Novamont e che sarà la nuova presidente di Terna dove nelle prossime ore si capirà chi sarà il timoniere. Salvo colpi di scena, la successione a Flavio Cattaneo, uno dei pochi tra i vecchi manager che poteva sperare in una riconferma sia per i risultati che per l’anagrafe, si giocherà tra Gianni Armani, che è uno dei più solidi manager del gruppo, e Matteo Del Fante, che conosce altrettanto bene Terna per essere il direttore generale dell’azionista Cassa depositi e prestiti.

Gli interrogativi maggiori riguardano Finmeccanica e le Poste. Ottimi i manager scelti da Renzi. Per Finmeccanica c’è da chiedersi se era proprio indispensabile sacrificare Alessandro Pansa, che era ad da un solo anno, che ha raccolto risultati incoraggianti e che ha l’anagrafe dalla sua, ma la nomina di Moretti, che manterrà al suo fianco Gianni De Gennaro come presidente, è intrigante. Lo è perché il decollo dell’Alta Velocità, che fu ideata nelle Fs da Lorenzo Necci, è stato soprattutto merito suo, anche se il carattere ruvido e la durezza con cui ha contrastato la concorrenza nascente di Italo non lo rendono simpatico. Ma la scelta è intrigante perché Renzi ha dimostrato di saper archiviare anche le polemiche personali sollevate goffamente da Moretti sul tetto ai compensi dei manager pubblici e di guardare alla sostanza dei problemi ed è intrigante anche per i riflessi che l’arrivo del nuovo capoazienda avrà sulla strategia di Finmeccanica. Saggiamente Pansa aveva individuato nella focalizzazione del gruppo sui business dell’aerospazio, della sicurezza e della difesa la mission di Finmeccanica, con la conseguente necessità di dismettere l’energia e il trasporto, a partire dal buco nero di AnsaldoBreda. Scelte indigeste per sindacati e forze politiche che forse hanno pesato nel ricambio al vertice di Finmeccanica. Ma Moretti le confermerà o per Ansaldo Sts e AnsaldoBreda ha in mente altro?

Infine le Poste. Francesco Sarmi ha mescolato troppo, anche con alcuni acrobatici cambi di campo, la politica alla pur indubbia managerialità ed era ovvio che Renzi l’avrebbe pensionato. Il suo temerario ingresso in Alitalia ha coronato la sua fin troppo evidente compiacenza e disinvoltura politica. La scelta di Francesco Caio, un manager che lanciò Omnitel, che ha uno standing e un’esperienza internazionale e che è il padre dell’Agenda digitale, non può che ricevere applausi soprattutto alla vigilia della privatizzazione di un gruppo che fa sì utili (grazie all’attività finanziaria) ma che merita un new deal. Caio avrà al suo fianco come presidente Luisa Todini, nota imprenditrice privata, che può contribuire alla rifondazione delle Poste e alla loro apertura al mercato.

Queste sono dunque le premesse della rottamazione con giudizio ai vertici delle grandi aziende pubbliche, ma per tutti i nuovi manager voluti da Renzi varrà una sola legge: quella dei fatti. E a quella ci atterremo per giudicare i loro risultati.

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