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New Panda, non solo un restyling: Fiat gioca la carta della simpatia

Sono forti le differenze con il modello precedente: è cresciuta in lunghezza di oltre una decina di centimetri e ha adottato scelte più moderne di abitabilità e carico, sulla strada di un City Suv – Presentarla, al di là delle polemiche, ha significato anche presentare la Nuova Pomigliano, versione lustrata di uno stabilimento fino a ieri quasi fantasma

New Panda, non solo un restyling: Fiat gioca la carta della simpatia

L’auto è in crisi. L’auto è antipatica, fonte soprattutto di problemi. Ed ecco che la Fiat si affida alla simpatia della Nuova Panda (New Panda, nello slang di casa, con un occhio più che malizioso agli esterofili ma soprattutto ai mercati di oltre confine) per tornare all’attacco.

La presentazione della piccola del gruppo torinese, evento ospitato nei giorni scorsi in una Pomigliano d’Arco tornata per l’occasione a parlare positivo, è stata un concentrato di messaggi: alcuni diretti, alcuni trasversali ma di chiara efficacia. “E’ l’Italia che piace”, ha detto Sergio Marchionne nel presentare questo che è ben di più di un semplice restyling. Intanto, stiamo parlando di una vettura che ha fatto la storia della mobilità italiana, con tanto di record di vendite sul nostro mercato in 31 anni, svariate versioni e innovazioni a raffica. Nuova ma sempre piccola, anche se crescendo in lunghezza di oltre una decina di centimetri (ora conta 3 metri e 65) e adottando scelte più moderne di abitabilità e carico, la Panda del 2000 può a giusto titolo fregiarsi dell’etichetta di City SUV. Ottima abitabilità per passeggeri anche di dimensioni generose. Sedili scorrevoli per massima modularità di carico: il portabagagli può raggiungere i 260 litri (non male) di capienza. Prestazioni e consumi di eccellente livello grazie a due motorizzazioni principali (1200 a benzina; 1300 diesel Multijet) e soprattutto un invitante 10.200 Euro quale prezzo d’attacco, garantiscono che la Nuova Panda parte subito bene. Arriverà poi un interessante bi-fuel benzina-metano, garanzia di emissioni vicine allo zero. Per non parlare della eccellente dotazione di elettronica di servizio siglata Bosch, quasi sempre intesa come optional e capace di garantire doti di sicurezza attiva e passiva caratteristiche di vetture di livello ben maggiore.

Ma il messaggio collegato alla Panda va oltre. Presentarla ha significato anche presentare la Nuova Pomigliano. Versione lustrata e sorridente di uno stabilimento ieri quasi fantasma, con i suoi 4500 cassintegrati, con una produzione quasi azzerata e inseguita dallo spettro della super funzionalità industriale degli impianti Fiat all’estero: quello polacco di Tichy che dà la luce alla 500 o le linee di montaggio in Serbia che sforneranno la nuova Zero, futura piccolissima del gruppo. “Chi dubitava che al Sud si potesse innovare, venga a dare un’occhiata a Pomigliano”, ha sibilato Marchionne dal podio della presentazione alla stampa mondiale. E infatti lo stabilimento campano di innovazione ne contiene tanta. Con oltre 800 milioni di Euro di investimenti, 610 robot polifunzionali e una catena di montaggio completamente nuova, la nuova linea produttiva sarà in grado di realizzare una Nuova Panda in sole tre ore partendo dal pianale. Con un progetto che, considerati i deprimenti standard produttivi di Pomigliano in un passato anche recente, fanno impallidire: 1050 vetture prodotte ogni giorno sono gli obiettivi già per fine 2012 quando lo stabilimento dovrebbe funzionare a pieno regime. “E arrivati a quel punto -assicura Marchionne- tutti o quasi i cassintegrati dello stabilimento potranno essere recuperati all’occupazione”.

Sono numeri importanti. Come quelli destinati al mercato, poiché la Fiat di Panda conta di produrne nei prossimi anni oltre 6 milioni, avviando quindi un nuovo fenomeno di mercato. Ma i numeri non bastano. A Marchionne, alla sua idea di Fiat spogliata dei vecchi diritti sindacali e data in pasto al padrone, va dato atto che il suo progetto di Fiat del futuro (ma non dimentichiamo che in realtà si tratta di Fiat-Chrysler) passa seriamente per l’estero, USA e impianti sparsi in giro per l’Europa, dove produrre a costi più limitati e meno penalizzanti per l’azienda, ma certamente meno sicuri per la classe lavoratrice. Ma passa anche per una scommessa in Italia cui non molti, sinceramente, avevano dato credito. “Pomigliano smentirà un luogo comune -ha spiegato Stefano Ketter, l’uomo di Marchionne che ha dato vita al nuovo stabilimento produttivo-: quello secondo il quale nel Sud non si lavora. Qui era tutto da rifondare dalla base: l’abbiamo fatto. Ora siamo un esempio per gli altri”. Nel dubbio se e quanto credergli, una visita a certe facilities dell’impianto, dalla palestra al settore adibito a corsi di nuova formazione per gli operai che si troveranno a rientrare al lavoro dopo l’assenza della cassa integrazione, fa un certo effetto.

Ultima domanda: basterà la Nuova Panda, anche a immaginarla stra-venduta come quasi certamente sarà, a risollevare le sorti del marchio Fiat in Italia e nel mondo? Sta concludendosi un 2011 che Marchionne ha significato esclusivamente perdite, quasi sempre superiori alle medie del mercato. Non fossero intervenuti i tagli di spesa, a volte addirittura draconiani, la Fiat sarebbe già defunta. Il dubbio resta: difficile immaginare che i risicati guadagni finanziari di un possibile successo, anche eclatante, di una medio-piccola da 10mila e rotti euro, possano scatenare miracoli di mercato. Ma il primo passo. E ha le forme tondeggianti e moderne della Nuova Panda. Ha il suo sorriso.

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