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Negozi chiusi o aperti la domenica? Ecco come funziona all’estero

Nella Ue 16 su 28 Stati Membri non hanno restrizioni sulle aperture domenicali, ma non ci sono regole generali – In Spagna si cambia da regione a regione, in Germania ci sono tutele maggiori per i lavoratori, in Francia Macron prova a proporre maggiori liberalizzazioni andando nella direzione opposta di Di Maio.

Negozi chiusi o aperti la domenica? Ecco come funziona all’estero

Negozi chiusi o aperti? Nell’ultima settimana il dibattito è tornato al centro dell’attenzione nazionale, dopo l’annuncio del vicepremier Di Maio che “entro la fine dell’anno” sarà abolita la liberalizzazione introdotta alla fine del 2011 dal governo Monti, che eliminava qualsiasi vincolo all’apertura dei negozi.

Le cinque proposte di legge presentate da maggioranza e opposizione saranno analizzate dal parlamento da giovedì 13 settembre, ma in base alle dichiarazioni di Di Maio, il Governo spingerà per istituire limiti e turnazioni.

Le polemiche, tra favorevoli e contrari, non mancano e spesso nella discussione vengono portati come esempio positivo o negativo a seconda della tesi sostenuta, i Paesi esteri, considerati più civili, più “innovativi”, più…

La realtà dei fatti però è che non esiste una normativa comune e che anche valicando le Alpi, il dibattito sulle aperture domenicali di negozi e centri commerciali continua a tenere banco.

A livello generale, secondo un report dell’istituto Bruno Leoni, 16 su 28 Stati membri dell’Unione Europea hanno adottato una totale liberalizzazione. Tra essi c’è anche l’Italia. 12 Paesi limitano invece le aperture a determinati orari e attività, mentre da nessuna parte vige un divieto assoluto di apertura.

Parlando delle grandi capitali, le saracinesche rimangono alzate ovunque anche a Londra, mentre a Parigi si può fare shopping tranquillamente nelle zone turistiche della città, ma si potrebbe incontrare qualche problema altrove. A Madrid c’è libertà assoluta di apertura domenicale e festiva, mentre a Berlino rimane tutto chiuso eccezion fatta per forni, giornalai, esercizi presenti in stazioni e aeroporti e musei.

Nel caso in cui voleste utilizzare un Paese Ue come esempio per sostenere la vostra tesi, vi forniamo un rapido quadro:

  • Paesi scandinavi: liberalizzazione quasi totale in Svezia, Danimarca e Finlandia.
  • Spagna: dal 2012 i negozi possono restare aperti 90 ore alla settimana e almeno per 10 giorni festivi. Non ci sono limiti nelle zone turistiche (14 in tutto), ma la situazione varia da regione a regione. Come detto, i negozi rimangono aperti a Madrid, tranne che a Capodanno, Natale, 6 gennaio e primo maggio. Tutto chiuso nei Paesi Baschi, mentre Barcellona le saracinesche rimangono aperte in 10 giorni festivi, cui si aggiungono altre 5 domeniche nelle zone turistiche. A Valencia aperti i centri commerciali.
  • Francia: sulle aperture domenicali si dibatte molto anche in Francia, con la maggioranza che vorrebbe promuovere maggiori liberalizzazioni. A livello generale, nelle zone turistiche internazionali i negozi sono aperti, così come nelle grandi zone commerciali situate in periferia. Per il resto, come spiega l’Istituto Bruno Leoni, “vige il principio del riposo domenicale per dipendenti. Solo i negozi detenuti dai proprietari possono liberalmente rimanere aperti”. Ci sono però delle eccezioni per gli alimentari (che la domenica possono stare aperti fino alle 13). Ogni sindaco può poi decidere delle aperture domenicali, con remunerazioni raddoppiate per i dipendenti delle varie attività.
  • Germania: saracinesche chiuse, eccezion fatta per panetterie, fiorai, giornalai, negozi per la casa, musei, stazioni ferroviarie, stazioni di servizio, aeroporti e luoghi di pellegrinaggio. Si possono scegliere 6 domeniche l’anno in cui restare aperti, ma con particolari tutele nei confronti dei lavoratori: turni di 4 ore, giorno di recupero garantito e possibilità di rifiutarsi di lavorare dando un preavviso.
  • Regno Unito: nessuna restrizione nel Regno Unito con negozi aperti tutti i giorni, domenica compresa.

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