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Museo Hermitage: la sua storia e i suoi segreti

Museo Hermitage: la sua storia e i suoi segreti

Per secoli gli amanti dell’arte e i collezionisti del mondo hanno fantasticato sulle voci che raccontavano di un tesoro nascosto nei sotterranei dell’Hermitage. Con questa curiosità milioni di persone visitano il museo di San Pietroburgo che sorge sulla riva sinistra della Neva. La città viene ribattezzata Leningrado dopo la morte Lenin nel 1924 e fino al 6 settembre del 1991. L’Hermitage è senza dubbio un luogo ricco di fascino, intrighi e misteri. Il Palazzo nato come residenza imperiale fu costruito alla metà del ‘700 per la zarina Elisabetta di Russia, ma l’ideatrice del museo è stata Caterina la Grande. Il progetto è dell’italiano Bartolomeo Rastrelli, che a soli quindici anni lascia l’Itala per seguire il padre scultore che era stato chiamato da Pietro il Grande. Divenne architetto proprio durante il regno di Elisabetta, e grazie alla conoscenza dello stile russo e del barocco creò quello che oggi definiremmo un vero e proprio modello architettonico: il “Barocco Rastrelliano”. Il Palazzo d’Inverno, poi diventato Ermitage, è considerato il suo capolavoro. Caterina, dopo la morte di suo marito, Zar di tutte le Russie, assassinato da un complotto, nel 1762 decise di trasformare la residenza imperiale in qualcosa di unico, ornando le stanze con le migliori opere che potessero esistere. Incaricò Denis Diderot, di comperare tutti i capolavori possibili sul mercato, sopratutto in Francia. Diederot, ebbe la fortuna di trovare 400 capolavori raccolti in una sola collezione, quella di Crozat, un miliardario eccentrico chiamato “Povero” perché era considerata la persona meno ricca della famiglia. Più tardi, nel 1779, l’imperatrice fece il secondo importante acquisto, 198 opere straordinarie che pagò solamente 40 mila sterline. E da quel momento divenne la più grande collezionista del mondo. Ma il Palazzo d’Inverno non poteva ospitare tutti quei quadri, allora la zarina decise di far costruire una galleria d’arte vicina alla reggia che chiamava “il mio piccolo romitaggio“, un luogo circondato da un giardino così festoso che in primavera diventava fiorito di mille colori. Tutto questo mentre le fontane marmoree zampillavano e mettevano di buon umore l’animo della zarina. Nel 1675 vi aggiunse anche una seconda galleria, l’attuale vecchio Ermitage. Nel 1774 la collezione era arrivata a circa duemila dipinti, e fu allora che cominciò ad aleggiare il mistero di cosa realmente custodisse la Zarina così tanto riservatamente. Infatti, non consentiva a nessun di visitare la sua collezione, al punto che in una lettera riservata a Diderot, scrive “Soltanto io e i topi possiamo ammirare quanto posseggo”. Gli zar che succedettero a Caterina continuarono ad acquistare opere, iniziarono così ad arrivare navi piene di capolavori olandesi. Nel 1839, venne completata la costruzione di un’altra galleria e un teatro. Venti anni dopo, Nicola I consentì – ad un modesto numero di amici – l’accesso alle sale d’esposizione tutte decorate con marmi italiani e del Caucaso, pareti in malachite e oro, soffitti ricchi di stucchi e pavimenti di legno intagliato dalle mille sfumature. Scale di marmo, rifiniture in oro e colonne si susseguivano in una grande vastità di colori. Infine, la fastosità si completava in una sala dove erano stati riprodotti – alla perfezione – tutti gli affreschi eseguiti da Raffaello per le Stanze Vaticane. Nei primi anni del Novecento due mercanti moscoviti importarono molti dipinti da Parigi, si trattava di artisti poco noti all’epoca, si chiamavano GauguinMatisse e Van Gogh. Ed proprio con Matisse che trattarono a poco prezzo un grande numero di opere, riuscendo ad acquistare in un solo colpo quaranta meravigliosi suoi dipinti.

Nel 1837 scoppiò un incendio a palazzo che durò cinque giorni, il fuoco distrusse quasi completamente il Palazzo d’Inverno, ma lo zar Nicola I ordinò immediatamente di ricostruirlo. Durante la rivoluzione del 1917 il palazzo divenne quartier generale del governo socialista di Kerenskij. Furono i seguaci di Lenin a dominare la situazione senza che ci fossero danni, e fu così che gli Zar sparirono dalla scena politica e dalla residenza imperiale che divenne parte del Museo. Con la prima guerra mondiale venne proibito ai due mercanti di acquistare opere francesi, e nel 1917 la Rivoluzione gli confiscò tutti i quadri. Ma dove sono finiti i quadri di Kandinsky e Chagall? Non è che sono nascosti nelle cantine solo perché non piacciono ai russi? La risposta sembra essere “Niet!” Sarà la verità oppure una leggenda? Quando la rivoluzione ebbe bisogno di denaro vendettero alcune tra le più importanti opere a mercanti d’arte americani come Mellon, che acquistò molti capolavori destinati alla Galleria nazionale di Washington. Si parla di opere di Van Dyck o Rembrandt, ma anche di Raffaello e Botticelli e, magari, anche di Tiziano e Perugino. Durante la seconda guerra mondiale la città subì un assedio di 900 giorni e l’Ermitage fu colpito più volte, furono seicento le stanze distrutte dagli incendi. Nonostante questo non fu persa nessuna opera d’arte perché spedite preventivamente oltre i monti Urali. Alla fine tornò tutto a casa in mezzo alle ricche decorazioni e agli intarsi preziosi, la ricchezza degli zar e la bellezza dell’arte si erano unite nuovamente. Ecco perché – ancora oggi – l’arte impressionista è la più desiderata e collezionata dai russi.

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