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Mps, via libera all’aumento e da lunedì conversione dei bond

Le banche e l’incognita referendum sempre al centro della scena finanziaria – Dopo il lancio della ricapitalizzazione da 5 miliardi del Monte dei Paschi, l’Unicredit si avvia a vendere la polacca Pekao entro l’anno – Descalzi (Eni): petrolio in eccesso per 700 mila barili – Il dollaro spinge Fca e Ferrai – Il Black Friday spinge Yoox

Mps, via libera all’aumento e da lunedì conversione dei bond

La Festa americana del Ringraziamento (o dello shopping) non ha modificato il trend che domina i mercati dall’inizio dell’era Trump: il dollaro si mantiene vicino ai massimi dal 2003, confermando la sua forza nei confronti dell’euro (stamane trattato a 1,05685 sui mercati asiatici). Ma l’attenzione dei mercati si è ormai spostata sul referendum italiano e sulle conseguenze che potrà avere sulle scelte della Bce. Ieri il vicepresidente Victor Constancio ha sottolineato che la Banca è pronta ad agire per preservare la stabilità finanziaria ed evitare il contagio se l’esito del referendum costituzionale italiano dovesse comportare uno shock per le banche italiane.

Ma i falchi sono in agguato: secondo “fonti interne”, riferisce Bloomberg, la banca potrebbe rinviare l’allungamento del Qe, visto che l’aumento dei rendimenti di mercato ha attenuato la scarsità in offerta. Difficile che vada così, ma il rumor lascia intendere che non tutto il direttorio è schierato con il presidente, una sensazione che ha subito condizionato i mercati: il rendimento del Btp decennale ha terminato la giornata di ieri con un tasso del 2,13%, dal 2,10% del giorno precedente, azzerando i guadagni della giornata, mentre lo spread con il Bund tedesco è salito a 187,923 punti, a conferma della cautela degli investitori.

Solo schermaglie, per ora, che spiegano anche la debolezza di Piazza Affari nonostante l’esito positivo dell’assemblea di Monte Paschi: l’Italia, almeno di qui al 4 dicembre, resta una sorvegliata speciale. Ma oggi cade il Black Friday: computer e smartphone sono sintonizzati sullo shopping, non sulle quotazioni di Borsa. Wall Street chiude i battenti alle 19 (le 13 italiane). Solo da lunedì si tornerà a ballare.

NIKKEI AL TOP DA FEBBRAIO, RECUPERA MUMBAI

Il rapporto yen-dollaro ha condizionato la seduta di Tokio. In mattinata la valuta Usa è salita fino a sfiorare quota 114 sulla moneta giapponese. Poi la tendenza si è invertita. Di riflesso l’indice Nikkei, già in ascesa dell’1%, si avvia chiudere in parità, rimanendo comunque sui massimi degli ultimi 10 mesi.

Le Borse della Cina sono contrastate: Hong Kong è in rialzo dello 0,3% e Shanghai perde lo 0,2%. L’indice Kospi di Seul guadagna lo 0,2%. La Borsa di Sidney è in rialzo dello 0,4%. Mumbai (indice BSE Sensex) sale dello 0,7% mentre la rupia, scesa nel corso della settimana in prossimità dei minimi storici nei confronti del dollaro, rimbalza.
 
MILANO IN ROSSO. MARTEDÌ IN ASTA 6,25 MILIARDI DI BTP

I future europei suggeriscono un’apertura piatta per le Borse del Vecchio Continente. A Milano, ieri unica Borsa in calo, l’indice Ftse Mib ha chiuso a quota 16.501 punti, in ribasso dello 0,19%. Meglio hanno fatto Parigi (+0,17%), Francoforte (+0,22%), Londra (+0,07%) e Madrid (+0,24%).

A via oggi le aste di fine mese con l’offerta di Ctz e Btpei. Martedì ll Tesoro metterà a disposizione degli investitori tra 4 e 6,25 miliardi in Btp a 5 e 10 anni e due Ccteu nell’asta di martedì 29 novembre.

Il Ministero dell’economia ha cancellato invece l’asta a medio lungo termine di metà dicembre. Ad annunciarlo è una nota che fa riferimento all’ampia disponibilità di cassa e alle ridotte esigenze di finanziamento.

Intanto, la pressione sui titoli del debito dell’eurozona non si limita ai titoli italiani. Ieri lo spread tra l’Oat francese ed il Bund ha toccato i 52 punti, massimo dal 2014.

DESCALZI (ENI): PETROLIO IN ECCESSO PER 700.000 BARILI

Il petrolio Brent perde stamane l’1% a 48,5 dollari il barile, limitando i rialzi della settimana. L’attenzione è concentrata sulla prossima riunione dei paesi produttori. “C’è in questo momento un eccesso di fornitura di greggio di 700.000 barili a livello globale e Eni attende la decisione dell’Opec il prossimo 30 novembre”, ha dichiarato l’ad di Eni, Claudio Descalzi.

“Prevediamo – si legge in un report di banca Anz – un accordo in sede Opec la prossima settimana. In questo caso il Brent salirà a 53 dollari al barile”. La Russia, in particolare, potrebbe ridurre la sua produzione di 2-300 mila barili, ha detto il ministro dell’energia di Mosca Alexandr Novak. L’Opec, al prossimo vertice di Vienna, proporrà ai suoi associati di tagliare la produzione di 880.000 barili dal prossimo primo gennaio. Positivi ieri a Piazza Affari i titoli energetici: Eni +0,3%, Tenaris +0,3%, Saipem +1,1%.

MONTE PASCHI , LUNEDÌ PARTE LA CONVERSIONE DEI BOND

Giovedì è stata la giornata di Monte Paschi: +3,3% a fine seduta, prima ancora della conclusione della maratona assembleare di dieci ore che ha approvato l’aumento di capitale da 5 miliardi con il contemporaneo raggruppamento delle azioni, in ragione di una nuova ogni 100 possedute, efficace da lunedì 28 novembre. In serata il Cda ha dato seguito alla delega per la conversione volontaria dei bond (atteso il sì di circa un quarto dei 4 miliardi in circolazione). Decisa anche la cooptazione in consiglio dell’ad Marco Morelli e la nomina presidente di Alessandro Falciai. I piccoli azionisti, ha detto il presidente uscente Massimo Tononi, sono 150mila e possiedono il 55% del capitale. 

L’amministratore delegato Marco Morelli ha detto che l’esito positivo o negativo del piano di salvataggio della Banca è sicuramente sganciato dall’esito del referendum costituzionale. “Lo abbiamo sempre sostenuto negli incontri con gli investitori. Che poi qualcuno faccia valutazioni sull’esito del passaggio referendario, ognuno è libero di farle. Noi diamo una valutazione di quello che pensiamo di poter fare, indipendentemente da variabili ambientali”. Morelli ha poi precisato di avere incontrato in queste settimane oltre 280 investitori.

Giornata contrastata perle altre banche. Sale Carige (+2,7%) in attesa di una nuova proroga della Bce sul piano di risanamento. 

UNICREDIT, GIÀ QUEST’ANNO LA VENDITA DI BANCA PEKAO

Unicredit è scesa dello 0,9%. È vicina la cessione di Banca Pekao. La ha detto all’agenzia Pap il viceministro polacco, Mateusz Morawiecki. Le trattative sono alle fasi finali e si spera di trovare un accordo già quest’anno. A ottobre, indiscrezioni avevano indicato un valore intorno ai 2,6 miliardi di euro per la cessione del 33% dell’istituto.

Intesa -0,3%. In calo anche Mediobanca (-1,02%) definita ieri dagli analisti di Citigroup “un Ufo nel settore creditizio italiano”. Gli esperti hanno spiegato che Piazzetta Cuccia “potrebbe essere vista come un” outsider “dato il suo modello di business unico, la strategia e gli sforzi per ottimizzare il capitale. Pensiamo che il recente piano sia basato su un’ulteriore riduzione del rischio di bilancio”.

Banco Popolare ha chiuso in ribasso del 2%, dopo che ieri il management ha affermato che la Bce non ha chiesto alcuna modifica al piano industriale. Di concerto, Banca Pop. Milano, prossima alla fusione con l’istituto veronese, è scesa del 2,2%. È stato esercitato il diritto di recesso da parte del 4,07% del capitale di Bpm e del 4,56% del Banco Popolare per un esborso complessivo di 207,1 milioni (88 milioni per le azioni Bpm e 119,1 milioni per quelle del Banco). Prima però le azioni saranno offerte in opzione ai soci fino al 27 dicembre e in seguito sul mercato. La legge di riforma delle Popolari, inoltre, consente all’istituto di decidere se limitare, in tutto o in parte, il rimborso delle azioni per salvaguardare i livelli patrimoniali, la scelta più probabile. 

IL DOLLARO FORTE SPINGE FCA E FERRARI

“Il dollaro forte? Speriamo che duri un bel po’”. Così Sergio Marchionne all’assemblea pubblica dell’Anfia che si è tenuta nello stabilimento Alfa Romeo di Cassino che raggiungerà la piena capacità produttiva nel 2018 grazie alle vendite di Giulia e di Stelvio, il primo Suv del Biscione lanciato la scorsa settimana sul mercato Usa.

La rivalutazione del dollaro spiega in buone parte la crescita di Fiat Chrysler (+1,74%), miglior titolo auto motive europeo dietro a Ferrari (+2,26%). In frenata invece Cnh Industrial (-0,67%) dopo il rally della vigilia (+6,1%). Banca Akros ha aumentato il target price sul titolo a 9,25 euro da 7,5 euro, lasciando il rating ad accumulate invariato.

EFFETTO BLACK FRIDAY SU YOOX. VENDITE SU RCS

Forti vendite su Rcs (-4,85%). In cinque anni, dal 2011 al 2015, i nove principali gruppi editoriali italiani hanno perso il 32,6% del fatturato (-1,8 miliardi), cumulato perdite nette per 2 miliardi e ridotto la forza lavoro di oltre 4.500 unità, scendendo a 13 mila dipendenti totali. Lo afferma una ricerca dell’ufficio studi Mediobanca sul settore: in cinque anni le vendite di quotidiani sono scese di un milione di copie: da 2,8 a 1,8 milioni totali (-34%).

Rimbalzo di Yoox (+1,38%) alla vigilia del Black Friday. Moncler -1,1%. Deboli le utilities: Enel -0,4%: Banca Imi ha alzato il rating del titolo a buy da add con Target price pari a 4,5 euro. In discesa anche Terna (-1,3%) e Snam (-0,9%). Fa eccezione Iren (+0,22%), sostenuta dal giudizio buy di Equita e dalla notizia dell’acquisizione del 45% di Gaia (Gestione Ambientale Integrata Astigiano) che è aggiudicataria della gara per la gestione del ciclo dei rifiuti per 15 anni nel bacino di Asti.

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