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Mps supera il test con un bond a 3 anni: 1,6 miliardi di richieste per 750 milioni offerti. Cedola a 6,75%

Erano diue anni che il Mps non entrava nel mercato dei capitali. Buona risposta degli investitori: domanda due volte l’offerta e taglio della guidance sotto il range proposto

Mps supera il test con un bond a 3 anni: 1,6 miliardi di richieste per 750 milioni offerti. Cedola a 6,75%

La Newage del Monte dei Paschi potrebbe iniziare da qui. Sì è vero, la banca di Rocca Salimbeni è passata attraverso forche caudine molto più importanti a cominciare dall’aumento di capitale da 2,5 miliardi e dal pesantissimo accordo sugli esuberi.
Ma il ritorno sul mercato dei capitali, dopo momenti col batticuore, dopo 2 anni di assenza, resta comunque una cartina al tornasole decisamente importante per verificare come gli investitori percepiscono la nuova versione di Mps, il nuovo percorso.
L’occasione è stata un’emissione obbligazionaria da 750 milioni a 3 anni unsecured di tipo Senior Preferred. Un classico. Con anche l’opzione di rimborso al secondo anno.
E la risposta del mercato è stata positiva, se si considerano due fattori: una richiesta per 1,6 miliardi e la riduzione della guidance offerta per la cedola dall’iniziale 7-7,125% a 6,75% finale. A guidare l’operazione sono stati Barclays, Mediobanca, MPS Capital Services, NatWest Markets, Santander e Société Générale in qualità di Joint Bookrunner che hanno raccolto richieste da oltre 150 investitori istituzionali italiani ed internazionali quali Fund Manager, Banche e Private Bank, con la seguente ripartizione geografica: Italia (36%), Regno Unito e Irlanda (52%) e altri Paesi (12%).
Certo, il rating dell’obbligazione (emessa nel programma EMTN di BMPS) è ancora nell’area high yield con rating atteso di B1 (Moody’s), lo stesso attribuito alla stessa emittente, B+ (Fitch) e B(high) (DBRS). Ma l’inizio è stato buono.

L’influenza del piano industriale e degli ultimi conti presentati da Lovaglio

Sicuramente hanno influito sul collocamento la presentazione del piano industriale e i recenti risultati di bilancio che hanno dato una fotografia complessiva dello stato di salute della banca guidata da Luigi Lovaglio che proprio all’apertura della presentazione agli analisti dei risultati aveva indicato il momento della svolta: “Mps non è più un problema sistemico, ma un vero asset di valore per il Paese” indicando per quest’anno un utile da 700 milioni. Sul fronte della gestione caratteristica, i ricavi si sono attestati a 3,09 miliardi, trainati da un margine di interesse balzato del 26% a 1,54 miliardi, mentre nel solo quarto trimestre l’utile netto si è attestato a 155,8 milioni, battendo il consenso degli analisti (89,1 milioni). La banca dovrebbe inoltre avvicinarsi al target di piano di 700 milioni di utile già nel 2023.

Occhi al prossimo cda: candidature entro il 27 marzo

Sarà sulla base anche di questi dati che il governo orienterà le sue scelte del governo in vista dell’assemblea di rinnovo del board prevista per il 20 aprile. La scadenza per il deposito delle liste è fissata per il 27 marzo e dunque le candidature matureranno nelle prossime settimane. Il mercato si domanda per esempio se Lovaglio verrà sostituito. Ma poi il Mef dovrà collocare 12 persone di sua scelta nel nuovo cda, mentre la presidente Patrizia Grieco ha già annunciato l’intenzione di non ricandidarsi. Concluso il rinnovo, il Tesoro dovrà decidere la tempistica della privatizzazione. In base agli accordi presi con Bruxelles, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che detiene il 64% del capitale, dovrà uscire dall’azionariato della banca entro il giugno 2024. Un’accelerazione non è scontata, anche perché in ambienti governativi sta riprendendo quota l’ipotesi di costruire intorno a Siena un polo bancario a controllo pubblico, comprendente anche la Banca del Mezzogiorno. “È stato fatto un aumento di capitale, c’è una ristrutturazione che ci sembra abbastanza solida, lavoriamo per assicurare un’uscita ordinata dello Stato e per creare le condizioni per cui in Italia ci siano più poli bancari”, ha detto la premier Giorgia Meloni in occasione della conferenza stampa di fine anno.

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