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Mps, Napolitano: troppi cortocircuiti tra informazione e indagini giudiziarie

Nuovo forte richiamo del capo dello Stato al caso Mps: “La Procura di Siena, di fronte alla pubblicazione di notizie che ha dichiarato totalmente infondate, ha anche fatto comprendere la grave possibile ricaduta destabilizzante sui mercati, al punto da annunciare o da ventilare provvedimenti per aggiotaggio e insider trading”.

Mps, Napolitano: troppi cortocircuiti tra informazione e indagini giudiziarie

“Abbiamo spesso degli effetti non positivi, quasi dei cortocircuiti, tra l’informazione che tende ad avere il massimo di elementi per poter assolvere a un ruolo di propulsione alla ricerca della verità e, nello stesso tempo, la riservatezza necessaria delle indagini giudiziarie e rispetto del segreto d’indagine”. Lo ha detto oggi il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel discorso tenuto oggi al Quirinale in occasione dei 50 anni della legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti.

Per quanto riguarda “i rapporti tra stampa e amministrazione della giustizia”, il Capo dello Stato ha fatto esplicito riferimento al “richiamo piuttosto brusco di un importante ufficio giudiziario, la Procura della Repubblica di Siena, che segue la scottante e complessa indagine sul Monte dei Paschi, di fronte alla pubblicazione di notizie che ha dichiarato totalmente infondate e di cui ha anche fatto comprendere la grave possibile ricaduta destabilizzante sui mercati, al punto da annunciare o da ventilare provvedimenti per aggiotaggio e insider trading”. E questo, per il presidente, “è un punto delicato di una materia tutta delicata”.

Napolitano – he ieri aveva lanciato un appello alla chiarezza proprio sul caso Mps – ha fatto riferimento anche all’ultimo intervento del ministro della Giustizia, Paola Severino, sottolineando come il Guardasigilli abbia “detto con grande puntualità e serietà quali siano i problemi da affrontare: il problema dell’accesso e quello di condizioni che siano garantite e obiettive, che non siano affidate, da un lato, all’arbitrio di chi ha l’esercizio del potere economico sui mezzi di informazione e, dall’altro, ad una condizione di debolezza dell’aspirante giornalista, che diventa una condizione di fatale sottomissione al ricatto e di senso di fatale precarietà e mancanza di prospettive”.

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