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Mps, dalla Commissione Europea ok alla proroga della privatizzazione e ai nuovi impegni del Mef

Bruxelles approva lo slittamento della privatizzazione chiesta dal governo italiano nel 2021. Gli impegni sui tagli di filiali e sulle cessioni. Il via libera della Bce entro settembre

Mps, dalla Commissione Europea ok alla proroga della privatizzazione e ai nuovi impegni del Mef

La Commissione europea ha approvato, in base alle regole europee sugli aiuti di stato, una serie di impegni assunti dall’Italia, sulla ricapitalizzazione precauzionale della Banca Monte dei Paschi di Siena. Nel dettaglio Bruxelles ha concluso che è “accettabile la proroga del termine per completare la ristrutturazione dell’istituto e per realizzare la vendita della partecipazione dello Stato italiano nella banca e il nuovo schema di impegni rivisto recentemente dalla banca”. Intanto a Piazza Affari il titolo Mps perde l’1,53% a 0,42 euro.

Banca Mps: gli impegni del Mef

Nel luglio 2017 la Commissione ha approvato il piano italiano a sostegno di una ricapitalizzazione precauzionale di Mps, sulla base degli impegni presentati dall’Italia. In base a tali impegni, la banca ha dovuto attuare misure specifiche per ripristinare la propria redditività a lungo termine, ridurre al minimo le distorsioni della concorrenza e garantire un contributo proprio adeguato a coprire le perdite e costi di ristrutturazione. Impegni che sono stati modificati per la prima volta nel settembre 2019. Inoltre, l’Italia ha dovuto vendere la propria partecipazione nella banca entro una certa scadenza.

Alcuni degli impegni originari però erano stati attuati tempestivamente. Nel dettaglio, la Banca ha ridotto le sofferenze e i costi operativi, ha migliorato le proprie politiche di gestione del rischio e ha rispettato una serie di vincoli comportamentali. Tuttavia, nel luglio 2022, l’Italia ha chiesto più tempo per adempiere ad alcuni altri impegni, in particolare per vendere la sua partecipazione in Mps e affinché Mps attuasse alcuni disinvestimenti e proseguisse la sua ristrutturazione attraverso un’ulteriore riduzione del personale e dei costi operativi relativi alle entrate. E per ridurre al minimo le possibili distorsioni della concorrenza causate dalla proroga del termine, l’Italia ha proposto una serie di impegni aggiuntivi, come alcune ulteriori cessioni e disinvestimenti, ulteriori chiusure di filiali e il continuo obbligo di rispettare alcune limitazioni alle modalità di conduzione degli affari.

In gioco l’aumento di capitale da 2,5 miliardi

Il semaforo verde della Commissione Ue, insieme a quello della Bce al piano industriale presentato a giugno, è uno degli step necessari per arrivare all’aumento di capitale da 2,5 miliardi previsto per l’autunno. Anche se la crisi di governo non aiuta l’operazione in quanto dovrebbe scattare un nuovo salvataggio di Stato con conseguenze abbastanza pesanti come un possibile azzeramento dei bond subordinati. E bisognerà trovare investitori privati che partecipino alla ricapitalizzazione con almeno 700 milioni. Le banche global coordinator dell’operazione (BofA, Citigroup, Credit Suisse e Mediobanca), devono firmare un accordo definitivo di garanzia. Nelle scorse settimane il ceo Luigi Lovaglio, era intervenuto ringraziando l’appoggio del Mef: “Ci sentiamo sostenuti su tutta la linea. È importante partire così”.

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