Condividi

Mondiali, non solo calcio: tra Facebook e carte di credito, chi sono davvero i brasiliani?

Un articolo di Forbes illustra in numeri il popolo brasiliano per comprenderne meglio usi e abitudini – Quasi nessuno conosce l’inglese, passano un sacco di tempo su Facebook e usano la carta di credito come gli statunitensi – Lavorano in media 228 giorni l’anno, meno che in Italia.

Mondiali, non solo calcio: tra Facebook e carte di credito, chi sono davvero i brasiliani?

Dici Brasile e pensi al calcio. E quindi è perfettamente comprensibile parlare di Brasile adesso che vi si giocano i mondiali, evocando immagini di palloni e di spiagge. Ma, aldilà delle cartoline prestampate, che paese è realmente il Brasile, e chi sono i brasiliani?

Domande difficili, soprattutto per chi si trova dall’altra parte di un Oceano, ma a venirci a soccorso sono alcuni numeri contenuti in un articolo pubblicato da Forbes. Il ritratto che ne esce fuori è quello di un popolo di calciatori, probabilmente, ma anche di grandi navigatori su internet, soprattutto per quanto riguarda i social network.

I brasiliani, infatti, pubblicano il maggior numero di post su Facebook di ogni altro Paese e spendono sul social di Zuckerberg, in media, 361 minuti per utente al mese. Un paese, più o meno tecnologizzato, in cui oltre metà della popolazione usa internet regolarmente (anche se solo il 5% parla correntemente l’inglese) e in cui ci sono più telefoni cellulari che persone, nonostante gli smartphone, rispetto ai paesi occidentali siano ancora poco diffusi. I brasiliani, inoltre, usano la carta di credito quanto gli statunitensi.

Un Paese in cui si lavora solo 228 giorni l’anno e nessuno può lavorare più di 44 ore a settimane senza ricevere gli straordinari. Un Paese grande, soprattutto e ricco di risorse. L’articolo di Forbes, infatti, mostra in un rapido schema come il Brasile sia, di fatto, “grande” quanto tutto il resto del Sudamerica, sia per estensione che per popolazione, oltre che per utenti di telefonia mobile e internet. 

Ed è proprio questa posizione di preminenza che attira tanti investimenti sul Paese, nonostante le difficoltà nel condurre business in Brasile (116simo nella relativa classifica stilata dalla World Bank): se conquisti il gigante, è l’idea diffusa, potrai conquistare tutto il resto del Sudamerica.


Allegati: L’articolo di Forbes

Commenta