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Mondiali al via: nell’era dei social network il ricordo di Svizzera ’54, ultima Coppa senza tv

Nell’era del calcio visibile tramite internet anche su smartphone e tablet, un decano del giornalismo italiano come Guido Compagna ricorda l’edizione svizzera del 1954: esattamente 60 anni fa, i Mondiali venivano seguiti soprattutto via radio – Nell’Italia giocava Boniperti ma fummo eliminati quasi subito dai padroni di casa – Trionfò la Germania.

Mondiali al via: nell’era dei social network il ricordo di Svizzera ’54, ultima Coppa senza tv

Un mondiale di calcio, qualunque possa essere stato il suo risultato, è un’emozione che resta. E io di mondiali di calcio ne ho vissuti tanti. Naturalmente quello che alla fine resta e ti si ripropone nel corso degli anni è quello che è successo alla tua squadra, alla nazionale italiana. E il mio inizio con i mondiali di calcio (giugno 1954) è la storia della cocente delusione di un bambino di 8 anni, che dopo aver ascoltato ben tre partite alle radio (la tv, almeno dove mi trovavo, non era ancora arrivata), vede la sua squadra buttata fuori, anche un poco ingiustamente.

Andiamo con ordine. Mi trovavo con la mia famiglia in campagna in un villino dei miei nonni alle pendici del Vesuvio tra Torre del Greco e Torre Annunziata. A Napoli, si diceva facesse troppo caldo per i bambini. Quel giorno eravamo tornati prima dal mare su indicazione di mio padre perchè ci sarebbe stata la partita dei mondiali alla radio. L’Italia giocava contro la Svizzera, la squadra padrona di casa, ma non il massimo dal punto di vista calcistico. La nostra nazionale era allenata da Czeizler, uno dei tanti girovaghi del calcio di scuola danubiana e di passaporto svedese. Di calcio ne sapeva, ma attorno alla nazionale anche allora le pressioni erano molte e le rivalità tra i calciatori non mancavano. Spogliatoio difficile quindi. In Svizzera eravamo andati con due blocchi difensivi: quello dell’Inter con Ghezzi Vincenzi Magnini, Neri e Nesti, e della Fiorentina con Magnini, Cervato (l’uomo delle punizioni e dei rigori) e Segato. Centromediano titolare era il milanista Tognon. Poi un po’ di Juve con Boniperti, capitano, infortunato nella prima partita, Muccinelli e il portiere Viola. Un interista anche in attacco: Benito Lorenzi detto Veleno.

E proprio Lorenzi, fu suo malgrado protagonista della partita. Già perchè dopo che Boniperti aveva pareggiato l’iniziale vantaggio svizzero di Fatton, Lorenzi aveva segnato un goal che a tutti, da Carosio che trasmetteva alla radio a tutti gli spettatori imparziali e no, era parso regolare. Ma dopo un’iniziale esitazione, l’arbitro, il brasiliano Viana, che era stato ospite della federcalcio elvetica per tutto il periodo del ritiro dei rossocrociati, annullò. Inutile dire che Lorenzi si fece espellere e che le polemiche sull’arbitro brasiliano, non furono da meno di quelle che si scatenarono anni dopo nei confronti dell'”ineffabile signor Aston” e del messicano Moreno, ritenuti colpevoli di aver causato la sconfitta della nostra nazionale prima da parte del Cile e poi da parte della Corea. Come si vede anche nel calcio veniamo da lontano.

L’Italia, sconfitta all’esordio, si rifece nella partita successiva, battendo il modesto Belgio, ma non ci fu niente da fare nel successivo spareggio: di nuovo con la Svizzera che ci mandò a casa con un perentorio 4 a 1. Per l’Italia il goal della bandiera lo realizzò di testa il mediano Nesti. E così il mio primo mondiale si concluse con molte lacrime e non poca Tristezza. Ma come si dice: nello sport bisogna imprare a perdere e io ho appreso presto la lezione. Ma non mi è piaciuto.

Per il resto il mondiale del 1954 fu quello che l’Ungheria di Puskas non riuscì a vincere. I magiari nettamente favoriti nella finalissima con la Germania andarono in vantaggio per 2 a 0. Ma poi nel secondo tempo i tedeschi rientrarono in campo trasformati e vinsero per 3 a 2. Naturalmente immediati furono i sospetti e le accuse di doping, Anche perchè il giorno dopo la finale, ben 4 giocatori tedeschi furono ricoverati in ospedali, lamentando dolori al ventre e forte affaticamento. Insomma tra accuse agli arbitri e sospetti di doping anche per il calcio tutto il mondo è paese.

Il ragazzino di 8 anni che da Torre del Greco si affidava alla voce di Niccolò Carosio per cominciare il suo percorso di tifoso oggi ha sessant’anni di più. Tifa ancora per la nazionale e magari sogna che due suoi conterranei (Immobile e Insigne, se e quando scenderanno in campo) possano fargli un regalo che lo ricompensi delle lacrime del 1954.

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