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Mirafiori: futuro incerto. Istituzioni e associazioni imprenditoriali di Torino si uniscono per difendere l’industria automobilistica

Le associazioni imprenditoriali di Torino lanciano un appello a Stellantis per salvaguardare lo stabilimento di Mirafiori e il suo indotto. L’obiettivo è di preservare e rilanciare il Distretto dell’automobile di Torino, puntando sulla qualità e sulle competenze della città. Presentata l’indagine indagine congiunturale relativa al II trimestre 2024

Mirafiori: futuro incerto. Istituzioni e associazioni imprenditoriali di Torino si uniscono per difendere l’industria automobilistica

Le istituzioni e le associazioni imprenditoriali di Torino si uniscono per difendere l’industria automobilistica e il suo indotto, in particolare lo stabilimento Stellantis di Mirafiori. Questo sostegno arriva in un momento cruciale, con il settore della mobilità che sta vivendo un cambio epocale. Le associazioni, tra cui Unione Industriali Torino, Cna, Api e altre, puntano a preservare e rilanciare il Distretto dell’automobile di Torino, sottolineando l’importanza della qualità e delle competenze della città. Un impegno che arriva mentre i sindacati dei lavoratori si preparano per una grande manifestazione in programma il 12 aprile.

“Serve una risposta del territorio, forte e corale, univoca e senza etichette, per ribadire la centralità del settore automotive e del suo indotto per la nostra comunità. Apprendiamo con favore le dichiarazioni dell’amministratore delegato di Stellantis circa la volontà del Gruppo di non penalizzare la nostra capacità produttiva, continuando a investire sul luogo che ha rappresentato e rappresenta un modello nel sistema industriale italiano ed europeo. Chiediamo pertanto a Stellantis di tradurre quanto prima i progetti tratteggiati in azioni concrete, in grado di valorizzare Torino, puntando sulla qualità e sulle competenze degli imprenditori, dei tecnici e della manodopera che da sempre esprime” è il messaggio comune lanciato dai presidenti delle associazioni di rappresentanza delle imprese torinesi.

Torino, capitale dell’auto italiana

Torino ha una lunga storia come capitale dell’industria automobilistica italiana e può continuare a essere un protagonista in un mondo in rapida evoluzione tecnologica. La città vanta un solido indotto e centri di eccellenza per la ricerca e lo stile, oltre a una vasta competenza che si riflette in una manodopera qualificata. Questo patrimonio collettivo è essenziale per mantenere il ruolo dell’industria manifatturiera italiana nel contesto europeo e mondiale. Contrastare il declino industriale di Torino è un obiettivo condiviso che coinvolge l’intero territorio.

Mirafiori, lo stabilimento simbolo della città, ha visto una progressiva diminuzione della sua capacità produttiva nel corso degli anni, passando da 200.000 veicoli di sei modelli ai primi anni 2000 a soli 21.000 autovetture nel 2019. Senza una strategia chiara e in un contesto di una multinazionale come Stellantis che ha spostato il suo centro decisionale a Parigi, Mirafiori rischia la marginalizzazione e la concorrenza con altri siti produttivi in Europa e oltre.

Il declino industriale di Torino va di pari passo con quello della sua azienda simbolo. Bisogna quindi trovare una soluzione che deve essere attuata rapidamente. Le realtà locali sono pronte ad affrontare sfide come il motore elettrico, ma devono anche avere la possibilità di sviluppare motori endotermici alimentati da nuovi carburanti, come l’idrogeno e i biocarburanti.

“L’obiettivo primario dev’essere che a Mirafiori vengano realizzati almeno 200 mila veicoli all’anno, ma questo non basta, perché per garantire una continuità produttiva è necessario che parallelamente Stellantis mantenga a Torino la sua testa pensante. È, cioè, importante che qui resti il polo di progettazione e di ingegneria dedito all’innovazione di processo e di prodotto dell’azienda, ambito in cui non temiamo concorrenza, creando un ancoraggio solido anche per il connesso impianto produttivo. Ma il tema non ha solo una dimensione locale, si tratta di una questione che riguarda il futuro dell’Italia ed è un bene che il ministro Urso si stia muovendo per dare risposta a un’esigenza che ormai da tempo noi imprenditori manifestiamo, quella di strutturare una politica industriale nazionale per il comparto automobilistico che sappia ridare vigore alla capacità produttiva delle nostre aziende. Dobbiamo lavorare insieme a questo percorso, che va affrontato facendo convergere le posizioni dei diversi attori coinvolti verso il comune obiettivo della crescita, perché è soltanto con la crescita che possiamo generare ciò di cui oggi c’è più bisogno: il lavoro” ha commentato il presidente di Unione Industriali Torino, Giorgio Marsiaj.

Unione Industriali Torino: le attese delle imprese piemontesi per il II trimestre 2024

Le attese delle imprese piemontesi per il II trimestre del 2024 sono tornate positive dopo tre trimestri di prudenza, secondo i dati presentati dall’Unione Industriali Torino. L’indagine trimestrale, condotta a marzo su oltre 1.200 realtà manifatturiere e dei servizi, mostra che il settore dei servizi ha registrato una crescita costante e positiva, mentre l’industria mostra segni di ripresa dopo un anno difficile, anche se con indicatori altalenanti.

Resta il saldo negativo delle esportazioni e la lenta ripartenza degli investimenti indicano una certa prudenza dovuta all’incertezza globale e ai rischi geopolitici. Le imprese di minori dimensioni hanno attese meno positive rispetto a quelle più grandi.

Il ricorso agli ammortizzatori sociali rimane basso, quasi inesistente nel settore terziario. L’utilizzo di impianti e risorse rimane alto sia nella manifattura sia nei servizi, e non ci sono aumenti nei tempi di pagamento o nei ritardi negli incassi. Le attese sull’occupazione rimangono ottimistiche, soprattutto nel settore manifatturiero.

A livello settoriale, nell’industria ci sono andamenti differenziati, con risultati positivi sopra la media per chimica, alimentari, edilizia e impiantisti, ma rallentamenti per metalmeccanica, tessile e legno.

Nel terziario, tutti i comparti esprimono attese favorevoli, con il commercio che recupera dopo due trimestri di calo.

Le rilevazioni di marzo mostrano che nel 2023 il 42% delle imprese ha registrato un aumento del fatturato, mentre il 72,4% ha chiuso l’anno in utile. La maggior parte ha mantenuto stabile il proprio livello di indebitamento, mentre il 25,9% ha aumentato gli investimenti e il 17% li ha ridotti.

Torino si conferma sopra la media regionale

Le imprese torinesi mantengono indicazioni più positive rispetto all’intero campione piemontese, con attese ottimistiche per occupazione, ordini e produzione, sebbene con una differenza tra un terziario in crescita e una manifattura che cerca di riprendersi dopo un 2023 incerto.

Le attese sull’export rimangono prudenti, a causa delle tensioni geopolitiche e della crisi economica in Germania, principale partner commerciale. Il ricorso alla cassa integrazione è contenuto, soprattutto nell’industria, e il tasso di utilizzo delle risorse è stabile, quasi al massimo. Si nota un aumento della propensione all’investimento dopo una flessione precedente, e circa un terzo delle imprese ha ordini garantiti per oltre sei mesi. La redditività migliora, soprattutto nel terziario, seguendo il trend osservato a livello regionale.

“Il clima di fiducia ottimistico delle nostre imprese è il riflesso del miglioramento dell’economia globale. L’inflazione è in fase di assestamento e la BCE si è detta favorevole ad un taglio dei tassi già a partire da giugno. Il comparto manifatturiero è in ripresa, il terziario continua a crescere, notizie incoraggianti arrivano dal settore turistico, che sta ritornando sui volumi (record) precedenti la pandemia, con buone prospettive di crescita anche per il 2024. Sul fronte interno, una delle maggiori priorità deve essere quella di portare a termine riforme e investimenti del Pnrr. A fine 2023 l’Italia aveva speso 45,65 miliardi di euro del Piano. Adesso le amministrazioni hanno davanti a una sfida non facile: in due anni e mezzo, entro metà del 2026, devono spendere i circa 150 miliardi che restano, a un ritmo medio di sessanta miliardi all’anno” ha commentato Giorgio Marsiaj, Presidente dell’Unione Industriali Torino.

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