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Milan-Inter, derby della verità. Juve con Buffon e non solo

Il derby è l’occasione per il Milan di Giampaolo di offrire finalmente una prova convincente e per l’Inter di Conte di riscattare la Champions – Sarri cambia un po’ la Juve in vista del Verona.

Milan-Inter, derby della verità. Juve con Buffon e non solo

Il derby della verità. Siamo solo alla quarta giornata ma Milan e Inter si trovano già di fronte a un appuntamento importantissimo per le rispettive stagioni, forse addirittura fondamentale. La stracittadina numero 224 della storia (171 in serie A) infatti, comunque vada a finire, avrà conseguenze immediate sui cammini di rossoneri e nerazzurri, arrivati dunque al primo snodo del loro campionato. Gli osservati speciali, come sempre del resto, sono Marco Giampaolo e Antonio Conte, anche se il primo, inevitabilmente, è quello con il mirino più grosso. Il suo Milan finora non ha convinto e le vittorie con Brescia e Verona lo hanno aiutato solo in parte: il derby può far scattare la scintilla, ma anche un vero e proprio incendio di polemiche che rischierebbe di travolgerlo.

“Ogni partita è buona per svoltare, all’improvviso arriva quella in cui riesci a fare ciò per cui hai lavorato – ha spiegato il tecnico rossonero. – Nelle amichevoli estive la squadra ha espresso un gioco vicino al nostro pensiero, in campionato ci siamo riusciti meno. Le salite e le discese fanno parte del mestiere dell’allenatore, ad ogni modo il derby fa storia a sé. Ne ho vissuti diversi a Genova e so cosa significa per i tifosi, per l’ambiente e per i rumors e le sensazioni. La nostra ambizione è quella di giocare bene e vincere”. Il diktat è lo stesso delle altre tre vigilie, ora però si tratta di vedere se la squadra, questa volta, riuscirà a metterlo in pratica. Giampaolo ritiene che sia solo questione di tempo e forse per questo continua a insistere sugli stessi uomini, nella speranza che, partita dopo partita, apprendano sempre più la sua filosofia.

Questo però significa lasciar fuori quasi tutti i nuovi acquisti, sin qui oggetti misteriosi sia per la critica che per il pubblico: la società per ora tace ma è chiaro che non è contenta, ragion per cui questo derby non si può proprio sbagliare. Con queste premesse verrebbe da dire che l’Inter ci arriva molto meglio, peccato però che in settimana ci sia stata la Champions con tutto il suo carico di amarezze e tensioni. A far discutere, oltre alla brutta prestazione della squadra, il litigio tra Brozovic e Lukaku, che ha ribadito due cose: 1) lo spogliatoio nerazzurro continua ad avere equilibri delicati anche senza Icardi, Perisic e Nainggolan, 2) la “spia” di Appiano, quella più volte evocata da Spalletti, è ancora in circolazione nonostante Conte.

“L’Inter è molto chiacchierata sui media, ho riscontrato che è sempre stato così – ha sospirato il tecnico. – Anche negli anni passati filtravano tante cose, ma questo non significa che bisogna abituarsi a questa situazione. È normale amministrazione, ma altri club sono più bravi a gestire certe situazioni, dobbiamo cambiare le cattive abitudini tutti insieme”. E così l’Inter si ritrova nel paradosso di vivere un derby da prima in classifica (peraltro a punteggio pieno) senza però poterselo godere: Conte ci sta provando in tutti i modi, perfino facendo togliere l’inno prepartita, ma il club, al momento, resta “pazzo” come da DNA. Insomma, se i rossoneri non possono perdere lo stesso vale anche per i nerazzurri il che, almeno sulla carta, dovrebbe regalarci un derby davvero interessante. 

LE FORMAZIONI – Giampaolo ha deciso di confermare la formazione del secondo tempo di Verona, eccezion fatta per lo squalificato Calabria, dunque 4-3-2-1 (o 4-3-3, in base all’interpretazione) con Donnarumma in porta, Conti, Musacchio, Romagnoli e Rodriguez in difesa, Kessié, Biglia e Calhanoglu a centrocampo, Suso e Rebic a supporto di Piatek. Qualche novità in più invece per Conte, deciso a trasformare il 3-5-2 delle prime quattro gare (Champions compresa) in un 3-4-2-1 che vedrà Handanovic tra i pali, Godin, De Vrij e Skriniar nel reparto arretrato, Candreva, Barella, Brozovic e Asamoah in mediana, Politano e Sensi sulla trequarti, Lukaku in attacco. 

Prima del posticipo di San Siro però sarà tempo di andare a Torino, dove la Juventus di Sarri ospiterà il Verona di Juric. Partita di cui si è parlato pochissimo a dire il vero, se non per i timori della Digos in seguito agli arresti di alcuni capi ultras avvenuti in settimana. Allo Stadium, per la prima volta, non si vedranno gli striscioni dei gruppi incriminati, con il rischio di possibili incidenti fuori. In campo però ci sarà da giocare e, soprattutto, tornare a vincere: sembra incredibile ma la Juve non riesce a farlo da due partite, fatto insolito per lei, abituata ad arare qualsiasi avversario, specialmente in Italia. Il pari di Madrid però è stato molto diverso da quello di Firenze, tanto che qualcuno ha cominciato a parlare di “squadra di Sarri”, nel bene (mentalità propositiva) e nel male (soliti gol subiti).

“Questa è la Juve di Sarri ma con le caratteristiche dei giocatori della Juve – ha glissato il tecnico. – Le squadre sono come i figli, ognuna fa il suo percorso, per questo è possibile che il mio Napoli, qui, non si vedrà mai”. Alcune analogie però ci sono, a cominciare dallo scarso utilizzo del turnover, al di là di una rosa talmente ricca da non avere precedenti. “In Italia c’è questa fissa, In Inghilterra le squadre fanno tutta la stagione con 14 giocatori – ha replicato Sarri –. Vediamo la situazione, dobbiamo preparare la partita con un solo allenamento, poi vedremo se sarà una rotazione ristretta o più ampia”. La sensazione (ma anche la logica) è che vedremo tanti cambi, a cominciare da Buffon, alla prima da titolare dopo l’addio (peraltro proprio col Verona) di due anni fa.

Davanti a lui, nell’inderogabile 4-3-3, spazio a Cuadrado, Bonucci, Demiral e Danilo, con Ramsey, Bentancur e Rabiot a centrocampo e il tridente Bernardeschi-Dybala-Ronaldo in attacco. Juric sa bene che far punti qui è quasi impossibile ma ricorda perfettamente quanto accadde il 20 ottobre dello scorso anno, quando il suo Genoa strappo un clamoroso pareggio. Il tecnico gialloblù ci riproverà affidandosi a un 3-4-2-1 con Silvestri tra i pali, Rrahmani, Kumbulla e Gunter nel reparto arretrato, Faraoni, Amrabat, Veloso e Lazovic in mediana, Zaccagni e Verre alle spalle dell’unica punta Di Carmine. 

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