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Messina (Intesa Sp): “Sull’Ilva si può ancora trattare, sennò nazionalizzare”

Secondo il Ceo di Intesa Sanpaolo c’è ancora margine per trattare con ArcelorMittal sull’Ilva ma, in caso negativo, bisogna tener pronto un Piano B di nazionalizzazione

“Il caso Ilva rappresenta una situazione complessa in Italia: abbiamo uno dei migliori investitori al mondo, Mittal, che vuole investire nel nostro Paese ma a causa dell’incertezza legata alla concessione di un eventuale scudo penale si è creata, dal punto di vista negoziale, una situazione difficile per il Governo italiano. Credo comunque che ci sia ancora margine per negoziare”. Lo ha dichiarato il Ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, in un’intervista a Boomberg Tv.

Messina ha poi aggiunto che “l’Ilva è senza dubbio un asset strategico per il Paese. Non solo è una tema delicato in materia di ambiente, salute e occupazione dei lavoratori della città di Taranto e del Sud Italia ma è anche un tema strategico essendo il secondo produttore d’acciaio in Europa. Ritengo quindi fondamentale arrivare ad un accordo con Mittal. Tuttavia, dal mio punto di vista, nel caso in cui non fosse possibile raggiungere un accordo, il Governo dovrebbe valutare la possibilità di nazionalizzare l’Ilva anche se potenzialmente in contrasto con le norme comunitarie”.

“L’opzione numero uno – ha concluso il Ceo di Intesa Sanpaolo – resta trovare un accordo con Mittal, perché è una questione di reputazione per il Paese, significa che l’Italia è un luogo in cui si può investire e in cui si possono realizzare piani d’investimento. Sicuramente il settore siderurgico sta vivendo un momento difficile e qualcosa è cambiato rispetto all’inizio della trattativa ma se oggi non siamo in grado di raggiungere il piano A, allora bisogna passare al piano B, valutando anche una nazionalizzazione altrimenti si perde un asset strategico”.

Intanto Intesa Sanpaolo ha anche deciso di dare un concreto segnale di vicinanza ai lavoratori dell’Ilva: la banca ha deciso, e lo stesso ha fatto Unicredit, di dare la possibilità a coloro che tra i lavoratori del gruppo e dei fornitori sono suoi clienti, di sospendere le rate di mutui e prestiti personali per un periodo fino a 12 mesi, raccogliendo così la proposta della FABI.

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