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Mediaset-Vivendi alla svolta? Prove di pace in corso

La sentenza dei giudici spagnoli spinge per un accordo verso il polo tv europeo ed è sul tavolo del Cda del Biscione che si dice aperto al confronto su un progetto alternativo. Dopo quattro anni di guerra è lecita la cautela ma il mercato sembra crederci. Ecco le ipotesi in campo prima che i Big Usa si prendano tutta la torta dello streaming

Mediaset-Vivendi alla svolta? Prove di pace in corso

Pace in vista tra Mediaset e Vivendi? È lecito dubitarne, dopo quattro anni di guerra guerreggiata, da quel 26 luglio 2016 quando Bolloré rimandò al mittente la quota in Premium, dando l’avvio alla scalata al Biscione. In prima battuta il Cda di Mediaset ha rigettato le offerte di pace di Vivendi ma, al tempo stesso, si è detto disponibile ad aprire un confronto su un progetto alternativo nell’interesse di tutti i soci. E i mercati sembrano crederci. Dopo l’impennata del 9% di ieri, le azioni Mediaset sono stamane in tensione, con un rialzo del 2% circa, in attesa di un comunicato che, secondo indiscrezioni, già stasera potrebbe confermare che i due nemici si sono seduti al tavolo delle trattative con l’obiettivo di rimettere mano ad un progetto caro a Pier Silvio Berlusconi: la costruzione di un’alleanza industriale in vista della costruzione di un polo televisivo europeo.

Sembra impossibile, per la verità, che l’esercito degli avvocati messi in campo tra Milano, Parigi, il foro di Amsterdam (sede della holding che, secondo i desideri di Mediaset, dovrebbe radunare Telecinco, le reti italiane e magari la Prosieben) nonché il tribunale di Madrid, sia pronto ad abbassare le armi. Eppure, proprio la recente decisione dei giudici spagnoli che hanno deciso di mantenere la sospensione del progetto Media For Europe tanto caro a Mediaset potrebbe aver segnato il punto di svolta.

È svanita, almeno nel breve, la prospettiva del network europeo di casa Berlusconi, così come da tempo Bolloré e Arnaud de Puyfontaine hanno accantonato i sogni di conquista e sono alla ricerca di un piano B. Sarebbe questa la motivazione della lettera in arrivo da Parigi in cui il tycoon francese, ringalluzzito dagli introiti di Universal, apre alla nascita della holding olandese dove Bolloré avrebbe un posto in consiglio e precise garanzie sulla governance a favore della minoranza. Naturalmente i due contendenti dovrebbero deporre l’ascia di guerra rinunciando alle liti avviate in questi anni, a partire dalla richiesta di danni avanzata dal gruppo Fininvest.

Insomma, è un menu complesso da digerire per il Cda del Biscione, che deve valutare anche le possibili alternative: far nascere Mfe senza Mediaset spagnola oppure attendere la sentenza, l’ennesima, stavolta del tribunale olandese. Ma così facendo, di rinvio in rinvio, la posizione di entrambi, specie di casa Berlusconi, sul fronte delle tv s’indebolisce, mentre sarebbe necessaria una linea comune per far fronte allo strapotere dello streaming. I dati inglesi di oggi lasciano pochi dubbi: i colossi dello streaming (Netflix, Amazon e Disney+) tanno facendo terra bruciata con un’audience complessiva media di 12 milioni di utenti, tra cui il 34 % sotto i 35 anni. Date le premesse, farsi la guerra non conviene più.

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