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Manovra, la Ragioneria dello Stato chiede 44 correzioni: mancano le coperture. Modifiche anche sullo smart working

Continua il travagliato iter della legge di Bilancio – Arrivato il parere della Ragioneria, testo in commissione – Governo verso la fiducia, voto finale il 24 dicembre

Manovra, la Ragioneria dello Stato chiede 44 correzioni: mancano le coperture. Modifiche anche sullo smart working

Continua la corsa contro il tempo per il via libera definitivo alla Legge di Bilancio 2023. Dopo la discussione generale tenutasi stamattina, nel pomeriggio è arrivato il parere della Ragioneria che ha chiesto correzioni su 44 emendamenti e lo stralcio della norma da 450 milioni in favore dei Comuni approvata per errore. Il motivo? Mancano le coperture.

In serata il Governo porrà la fiducia. Il voto finale sulla manovra alla Camera non si terrà prima della tarda mattinata di sabato 24 dicembre. 

Il parere della Ragioneria: correzioni su smart working e carta giovani

La misura proposta dal Pd che stanzia 450 milioni in favore dei Comuni deve essere eliminata dalla legge di Bilancio 2023 per mancanza di coperture. Richieste dai tecnici 44 correzioni su altrettanti emendamenti. Il motivo? Sempre lo stesso: non ci sono i fondi per finanziare le norme.

Tra le misure che dovranno essere corrette spicca quella relativa alla proroga dello smart working. La Ragioneria ha infatti espresso perplessità soprattutto sulla scuola e sulla sostituzione del personale scolastico a cui è concesso il lavoro agile. La Manovra prevede infatti che i lavoratori pubblici e privati fragili possano usufruire dello smart working fino al 31 marzo 2023, dando loro 3 mesi in più rispetto all’attuale scadenza fissata per il 31 dicembre. Si stabilisce inoltre che i dipendenti in lavoro agile possano svolgere una mansione diversa da quella abituale a patto che sia compresa “nella medesima categoria o area di inquadramento”. Secondo la Ragioneria, la proposta “prende a riferimento una platea di soggetti che potrebbe differire” rispetto a quella del decreto del 2020 e dunque “comporta oneri di sostituzione del personale scolastico interessato dalla disposizione non quantificati in apposita relazione tecnica e privi della necessaria copertura finanziaria, pertanto si esprime parere contrario”. 

L’attenzione della Ragioneria si è concentrata anche sulla nuova Carta Giovani che dovrebbe sostituire il vecchio Bonus Cultura introdotto dal Governo Renzi. Sotto la lente sono finite le modalità con cui sono scritte le coperture per il 2023.

Intanto sulla riforma del processo civile il governo gioca d’anticipo. Con un emendamento del Governo alla legge di Bilancio la parte delle norme civili contenute nella “riforma Cartabia” entrerà in vigore non più il 30 giugno, ma il 28 febbraio.

Novità sul reddito di cittadinanza

Sono arrivate ulteriori novità sul Reddito di Cittadinanza. Dopo la riduzione da 8 a 7 mesi della durata del sussidio per il 2023, la commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento che sopprime la parola “congrua” dal testo della norma, che prevede che i beneficiari del Reddito decadono dal beneficio qualora non accettino la prima offerta di lavoro congrua. 

Rispondendo alle accuse dell’opposizione e soprattutto del Movimento 5 Stelle, il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon ha affermato ai microfoni di Radio 24: “L’offerta congrua che abbiamo in mente prevede che qualsiasi persona, anche laureata, se gli offrono un posto anche di cameriere casomai vicino casa è giusto che la accetti, perché se uno prende dei soldi pubblici non credo che possa essere schizzinoso. Il criterio della territorialità resta anche perché una persona non può andare a Trieste per due giorni se è di Napoli”. 

L’iter della Manovra

Dopo la discussione generale i lavori sono stati sospesi per l’arrivo del parere della Ragioneria e il testo è tornato in Commissione. Entro stasera il Governo dovrebbe porre la fiducia alla Camera sulla Legge di Bilancio. La votazione è prevista per domani, venerdì 23 dicembre, mentre il voto finale è atteso per il 24 dicembre. Poi il tour de force continuerà al Senato per l’approvazione definitiva. L’imperativo è quello di arrivare al traguardo prima del 31 dicembre ed evitare l’esercizio provvisorio.

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