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Malacarne: “Con l’ingresso in Tap, Snam cresce e rafforza l’Italia”

Intervista all’Ad Carlo Malacarne: “L’acquisizione del 20% nel gasdotto Tap rientra negli obiettivi di diversificazione delle fonti: crea più sicurezza ed è un punto di forza anche per l’Europa, non solo per noi”. “L’impegno complessivo arriverà a 400 milioni”. “Premiata la strategia di fare dell’Italia un mercato di transito del gas, i prezzi scenderanno”

Malacarne: “Con l’ingresso in Tap, Snam cresce e rafforza l’Italia”

Gas, Europa, infrastrutture e ruolo dell’Italia. Snam entra nel gasdotto Tap, il Trans adriatic pipeline, con una quota del 20%. Si tratta di un ulteriore, significativo tassello nella costruzione di una strategia di crescita avviata da Snam nel 2012 e di un “asso” giocato al momento opportuno nella geopolitica delle grandi infrastrutture di approvvigionamento.

“Con questa operazione l’Italia – spiega infatti l’Ad di Snam Carlo Malacarne in questa intervista a FIRSTonline, la prima dopo l’annuncio dell’acquisizione – assume un ruolo più forte in Europa e una posizione di maggior rilievo nella geopolitica dell’energia europea, attraverso lo sviluppo del nuovo corridoio di approvvigionamento di gas dall’Azerbaijan, un Paese che al momento non approvvigiona ancora l’Italia e il resto del continente. E arriva proprio in un momento in cui vi è una forte discussione, nella Ue, sul ruolo di Gazprom. Diversificare le fonti di fornitura è un punto di forza per l’Europa intera, non solo per noi”.

L’ingresso di Snam nel nuovo gasdotto era anche fortemente voluta dal governo Renzi che sin dall’inizio ha spinto per l’ingresso di un partner italiano nella nuova infrastruttura.

“L’interesse ad avere una nuova fonte di approvvigionamento per aumentare la sicurezza energetica e la flessibilità delle importazioni verso l’Italia ha spinto il governo sin dall’inizio a sostenere la realizzazione del gasdotto Tap e ad accelerare l’arrivo del gas azero, previsto per il 2020. Snam è un player infrastrutturale di grandi opere: per Socar, la società azera che gestisce il campo di produzione in Azerbaijan e che si affaccia per la prima volta in Europa è un punto di forza avere al suo fianco un operatore presente sul territorio con un ruolo di primo piano, ben radicato e già a suo agio nella complessità della regolamentazione europea. E’ questo il nostro valore aggiunto”.

Quali sono ora gli azionisti del consorzio Tap?

“Bp e Socar detengono il 20% ciascuno. Poi veniamo noi con un altro 20% e la belga Fluxys con il 19%. Seguono Enagas con il 16% e la svizzera Axpo con il restante 5%. Ma mentre Bp e Socar sono anche azionisti del consorzio che gestisce lo sviluppo e la produzione del campo di gas in Azerbaijan, l’ingresso di un forte operatore infrastrutturale come Snam rafforza l’obiettivo strategico del consorzio che è quello di portare il gas in Europa”.

Fluxys è tra gli operatori infrastrutturali europei ed è già partner di un alleanza stretegica con Snam. Si rafforza ora quella collaborazione?

“ Con Fluxys Snam ha un’alleanza specifica per la realizzazione di un corridoio Nord-Sud in Europa che consente di trasportare gas dall’Italia verso i Paesi settentrionali quando oggi il percorso è ancora in un’unica direzione, da Nord verso Sud. Occorreva che anche i Paesi attraversati e con noi confinanti, come la Svizzera e la Germania, fossero serviti dal progetto e qui si spiega l’alleanza con Fluxys che opera in quei Paesi. Visto con gli occhi di oggi, possiamo dire che quell’accordo si è rivelato lungimirante in una logica di reverse flow perché ci avrebbe consentito nell’arco di due-tre anni, oggi per l’appunto, di trasportare gas dall’Italia verso il Centro Europa”.

Con quell’accordo e con gli altri che avete realizzato anche in Francia, Snam è in una posizione di leadership in Europa. E’ così?

“L’Italia ha acquisito effettivamente una posizione di leadership ed è questa l’iniziativa strategica che abbiamo costruito, passo dopo passo, a partire dal 2012: l’idea di trasformare l’Italia da un mercato solo di consumo ad un mercato anche di transito del gas parte dalla considerazione che siamo un corridoio strategico per il gas di importazione dal Nord Africa e dall’area caucasica. Perciò abbiamo investito sui gasdotti in Italia per migliorare le possibilità di esportazione verso il Nord-Europa e con le acquisizioni in Francia e Austria per accrescere il potenziale sulla rotta Est-Ovest. E’ chiaro che tutto questo è legato da un filo strategico: allora non si parlava di hub del gas e da allora è cresciuto il peso dell’Italia per questo ruolo. Siamo partiti prima ma oggi non c’è nessun altro in Europa in grado di assolvere a questo compito, anche per la posizione geografica dell’Italia nel Mediterraneo”.

Dall’Azerbaijan arriveranno in Italia 8 miliardi di metri cubi di gas nel  2020 con un potenziale di crescita a 20 miliardi. Il nostro consumo interno è passato in pochi anni da 80 miliardi di metri cubi  a poco più di 60. Questo ridimensionamento interno rafforza o indebolisce l’esigenza di trasportare gas verso il Nord?

“La diminuzione dei consumi non frena progetti di questo tipo, anzi li rafforza. Nonostante il calo dei consumi , dovuto a varie ragioni, il gas rimane indispensabile come fonte energetica. E più gas arriva, rispetto al quantitativo che si consuma, più cresce la competizione sui prezzi e quindi, in prospettiva, la loro diminuzione. Il reverse flow, cioè la possibilità di esportare il gas dall’Italia, trasferisce questo beneficio competitivo anche all’Europa che infatti favorisce infrastrutture come il Tap”.

Nonostante sia un progetto di rilevanza europea, il Tap incontra forti resistenze in Puglia. Il 2020 per l’arrivo del gas in Italia è ancora credibile?

“Il Tap ha già ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie. Si tratta ora di gestire bene il progetto a livello locale e il suo collegamento con la rete Snam, per evitare ritardi. Anche questo è un motivo per giustificare la nostra presenza nel consorzio: abbiamo la conoscenza del territorio e le competenze per facilitarne la messa in opera”.

Cosa è stato fatto finora e come procedono i lavori?

“Il gasdotto è già in costruzione fino alla Turchia; i lavoro sono iniziati in Grecia e in Albania si lavora ai collegamenti stradali per i cantieri. La parte off shore, dalla Grecia all’Italia, si può fare in due-tre mesi. Se i lavori in Italia partono entro la fine 2016 o all’inizio del 2017, si riuscirà a centrare l’obiettivo del 2020. Lo considero realistico”.

Torniamo al reverse flow. Anche per i lavori sui gasdotti italiani si incontrano difficoltà. Come procede il piano?

“Gli investimenti fatti a tutto il 2015 consentono di aumentare l’export verso l’Europa di 2 miliardi di metri cubi. Il piano continua e ci consentirà di arrivare ad un aumento della potenzialità di esportazione di 13 miliardi di metri cubi al 2018 verso il Centro-Europa. Il nostro programma quadriennale, già presentato alla comunità finanziaria, prevede 3,6 miliardi complessivi per il trasporto, di cui 600 milioni dedicati al reverse flow”.

L’acquisizione del 20% del Tap sarà pagata 130 milioni. Si era parlato a suo tempo di quasi 400 milioni di impegno….

“La cifra di 130 milioni per l’ingresso nel consorzio tiene conto degli investimenti realizzati fino ad oggi. Ma sarà di 350-400 milioni il totale dell’investimento, a carico di Snam, per arrivare con il gasdotto sulla costa pugliese, a Melendugno”.

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