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Lombardia, vince Maroni: l’alleanza con Berlusconi salva la Lega

Le prime proiezioni non lasciano scampo a dubbi: la Lombardia dovrebbe restare in mano alla coalizione di centrodestra, guidata dal leader leghista Roberto Maroni – Con lui si impone, almeno in questo caso, la Lega ferita dagli scandali e dai risultati deludenti di Piemonte e Veneto: in Lombardia è stata salvata dall’alleanza con Berlusconi

Lombardia, vince Maroni: l’alleanza con Berlusconi salva la Lega

Le prime proiezioni non lasciano scampo a dubbi: la Lombardia, come emerso già ieri durante lo spoglio delle schede del Senato, resterà in mano alla coalizione di centrodestra, guidata dal leader leghista Roberto Maroni. Non sarà la maggioranza schiacciante dei tempi di Formigoni, ma le prime proiezioni danno il candidato di Pdl e Lega in vantaggio con il 43%, contro il 35% dello sfidante Umberto Ambrosoli del centrosinistra. Al momento al terzo posto si piazzerebbe la grillina Silvia Carcano con il 13%, più del doppio di quanto risulta fatto dall’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini.

Roberto Maroni dunque vince, e con lui quella Lega ferita dagli scandali e dai risultati deludenti di Piemonte e Veneto. Vince Maroni, nonostante la mossa, a questo punto decisiva ma contestatissima dalla base, di confermare almeno nella roccaforte lombarda l’alleanza con Berlusconi.

È infatti il “disgelo dei voti pdl grazie a Silvio” su cui Maroni aveva scommesso tutte le sue carte. Come la mette però la Lega adesso nelle altre regioni, in particolare in Veneto, dove dal punto di vista delle Politiche, l’alleanza con Berlusconi è stata pagata cara?  “Se questa alleanza – dicono in tanti in seno al partito – ci consentirà di governare in Lombardia con Maroni sarà valsa la pena, alla luce di questo risultato strategico”.

Strategico sì, ma che rischia di dare molto lavoro e molti grattacapi sia a Tosi che al governatore Luca Zaia. Giancarlo Galan, l’ex governatore che dovette rinunciare a ricandidarsi per la ragion politica della presidenza alla Lega nel 2010, brucia le tappe. Prima, osserva che “c’è stato un crollo senza precedenti nella storia ed è quello della Lega Nord”. Poi, senza perder tempo, pone il tema del rimpasto: “Io mi aspetto che domani i miei del Pdl veneto vadano da Zaia e gli dicano che non esiste che, in un rapporto che ci vede due a uno rispetto alla Lega, il presidente della giunta e l’assessore alla sanità siano di chi ha uno”. E cioè, sempre il Carroccio.

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