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Lo spread s’impenna, la Borsa va in rosso

Il differenziale tra Btp decennale e Bund sfiora i 150 punti base dopo il rialzo dell’inflazione tedesca e la crescita oltre le attese del Pil americano che avvicinano l’aumento dei tassi – Giornata di ribassi a Piazza Affari (-0,59%) per i realizzi su Recordati, Azimut e le assicurazioni – Cade l’Eni dopo la trimestrale e torna giù anche Mps – In progresso ancora Stm ma anche Cnh e Luxottica, Fineco e Brembo che tocca il suo massimo storico.

Dopo una settimana positiva Milano paga pegno a petroliferi e finanziari e archivia questo venerdì come piazza peggiore d’Europa, mentre lo spread s’impenna. In chiusura: Ftse Mib -0,59%, Dax -0,24%, Ibex 35 in parità, Ftse 100 +0,15%, Cac +0,24%. 

Wall Street apre timida, anche se la fiammata del Pil Usa (+2,9% annuo nel terzo trimestre, superiore alla aspettative) scalda un po’ i listini e contagia in parte il vecchio continente. La locomotiva americana viaggia a velocità sostenuta e un rialzo dei tassi a dicembre appare ormai sempre più probabile. Alle 18 il Dow Jones segna +0,3%, S&P 500+0,26%, Nasdaq +0,14%.

Anche Milano beneficia in certa misura del positivo influsso, ma in scia alla ripresa dell’inflazione tedesca e della ripresa economica americana, in Italia riparte lo spread fra Btp e Bund, dopo l’asta sul medio lungo termine che fa segnare rendimenti in forte rialzo per i bond italiani. Il differenziale di rendimento tra il decennale benchmark italiano (Isin IT0005170839) e il pari scadenza tedesco sfiora i 150 punti base, ai massimi dallo scorso giugno. In una giornata contrassegnata ancora dalle vendite sui titoli sovrani, i bond italiani, sotto pressione anche per l’attesa sull’esito del prossimo referendum costituzionale, fanno nettamente peggio di tutti gli altri dell’Eurozona, con il rendimento che sale all’1,67%, al top da febbraio scorso. 

Fra le blue chip il titolo peggiore è Banca Mps, -3,85%, che in mattinata era partita bene. Arretrano le popolari: Pop Milano -1,67%, Banco Popolare -1,39%, Pop Emila -0,28%, ma anche Intesa San Paolo -1,64%, Unicredit -1,26%, Ubi Banca -1,64%. Fra gli assicurativi scivolano le Generali, -2,31%, ma Alberto Nagel, ceo di Mediobanca, mantiene piena fiducia nella compagnia: “Il titolo si riprenderà – sostiene – nel momento in cui risaliranno i tassi d’interesse. Sicuramente una compagnia assicurativa che ha due terzi dell’attività nel vita, quando i tassi vanno al minimo soffre. Presto o tardi i tassi risaliranno, sono state avviate interessanti iniziative monetarie internazionali per favorire l’aumento dei tassi sul lungo termine. Se questa politica si tradurrà in fatti più concreti, le quotazioni ne avranno un buon riscontro”. E Mediobanca non ha fretta di cedere la sua quota del 3%.

Per quanto riguarda l’istituto di piazzetta Cuccia oggi le cose vanno abbastanza bene, +1%, in virtù di una trimestrale positiva. Scendono Unipol, -2,21% e Unipolsai -0,06%. Petroliferi sotto scacco, soprattutto Eni, dopo la trimestrale in rosso: -1,75%; Saipem -2,4%, Tenaris -0,38%. 

Titolo migliore è ancora Stmicroelectronics (+5,51%) che continua la sua corsa dopo i buoni conti e che in settimana totalizza un guadagno superiore al 13%. Da segnalare anche Cnh +2,16%, Luxottica +1,71%, Fineco +1,38% e Brembo, +1,54%, che tocca il massimo storico. 

Brutta giornata per Banca Carige -8,13%, che a metà giornata viene anche fermata in asta di volatilità. A pesare, le richieste della Bce sulla gestione delle sofferenze con il conseguente rischio che si renda necessario un aumento di capitale. Sul fronte bancario da segnalare l’avvio del percorso di avvicinamento tra Veneto Banca e la Popolare di Vicenza per studiare la fusione tra i due istituti. “Assolutamente sì”, annuncia il presidente di Veneto Banca, Beniamino Anselmi, al termine dell’incontro, presso la sede milanese dello studio Orrick Herrington & Sutcliffe, tra i vertici delle due banche. “Ci vogliamo sempre bene, siamo disponibili a qualsiasi cosa, siamo laici e aperti a tutto”, anche se non è stato “deciso nulla”.

Prezzo del petrolio in calo a New York, a quota 49,36 dollari al barile (-0,72%) e l’oro nero penalizza le compagnie anche sull’altra sponda dell’Oceano: Exxon Mobil chiude il terzo trimestre con profitti in ribasso per il calo della produzione e dei prezzi energetici. L’utile scende a 2,65 miliardi di dollari da 4,24 miliardi.  L’euro risale sul dollaro e viene scambiato a 1,094 (+0,29%).

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