L’Inter risponde alla Juve. Il successo di Cagliari le permette di agganciare la Signora in vetta alla classifica a punteggio pieno, seppur in coabitazione con il Torino. Ma con tutto il rispetto per la squadra di Mazzarri, peraltro bravissima a battere l’Atalanta in rimonta, i 3 punti dei nerazzurri ha tutto un altro peso, specialmente dopo la sconfitta del Napoli di sabato e il pari tra Lazio e Roma, fermatesi a vicenda nel derby della Capitale. Le grandi vincitrici di questo turno, insomma, sono proprio Inter e Juventus e chissà che questo non sia un segnale per il proseguo della stagione.
“La strada è molto lunga, queste sono partite importanti da vincere perché danno fiducia ma, allo stesso tempo, ti fanno capire che devi migliorare – ha glissato Conte in conferenza stampa. – Sapevamo che sarebbe stata una gara ostica e sono convinto che qui molte squadre faranno fatica, abbiamo alternato buoni momenti ad altri in cui potevamo fare meglio. Ad ogni modo lo considero un passo avanti sotto l’aspetto della mentalità”.
Effettivamente espugnare la Sardegna Arena non è stato facile e non si può certo dire che l’Inter abbia brillato per gioco e spettacolo, ancora una volta però si sono viste grinta e organizzazione tattica, con l’aggiunta (fondamentale se si vuole lottare per certi traguardi) di qualità. Sono stati Sensi e Lukaku, proprio come contro il Lecce, a indirizzare i 3 punti verso Milano, ma se contro i salentini era stata poco più di un’esibizione, ieri invece c’è voluta una buona dose di personalità.
Quella che al giovane centrocampista ex Sassuolo non manca di certo: la giocata da urlo da cui è nato il rigore del 2-1, poi trasformato con freddezza da Lukaku (72’), ha certificato che i 40 milioni spesi per acquistarlo sono tutt’altro che esagerati. Senza quel pezzo di bravura, probabilmente, staremmo commentando un pareggio, figlio dei gol di Lautaro Martinez (27’) e Joao Pedro (50’), ma le grandi squadre, del resto, sono tali perché riescono a sbrogliare le matasse anche con i singoli, laddove schemi e organizzazione di gioco non bastano. Ci sono poi casi in cui ci si mette la sfortuna e lì, davvero, non resta che mettersi il cuore in pace e accettare il risultato.
Il derby della Capitale di ieri rientra di sicuro tra questi e non certo per l’1-1 finale: a passare alla storia, infatti, saranno i sei pali (!) colpiti, quattro dalla Lazio e due dalla Roma. Lucas Leiva, Zaniolo (due volte), Immobile, Correa e Parolo rischiano seriamente di entrare nel Guinness dei primati di una stracittadina folle, sulla falsa riga (legni a parte, s’intende) di quanto visto in Juve-Napoli. Ai punti avrebbe meritato la Lazio, non a caso additata da tutti come la favorita ma la Roma, pur soffrendo maggiormente, non è certo stata a guardare. Ne è uscita una partita bellissima, combattuta dall’inizio alla fine, col paradosso che il risultato finale scontenta entrambe le squadre: i biancocelesti, che potevano mandare i cugini a meno 5 in classifica, ma anche i giallorossi, costretti a mandare in archivio questo primissimo segmento di campionato a quota zero vittorie.
“C’è tanta amarezza per come è andata la partita, ci è mancata la giusta cattiveria – il commento amaro di Inzaghi. – Queste gare bisogna vincerle, i pali sono occasioni sbagliate. La Roma ci ha dato fastidio solo con qualche ripartenza, non siamo stati bravi a fare quello che avevamo preparato”.
“Per chi ama il calcio questa partita è stata un inno, ci sono state tante emozioni e occasioni, penso che i tifosi siano rimasti deliziati – ha replicato Fonseca. – Questo mio primo derby è stato emozionante e spettacolare, e per un allenatore è difficile gestire tante emozioni, si può dire che lasciamo in campo qualche anno di vita…”.
Archiviato questo 1-1 (reti di Kolarov su rigore al 17’, pareggio di Luis Alberto al 58’) è tempo di pensare al mercato, che per la Lazio non dovrebbe riservare grosse sorprese mentre per la Roma, forse, sì: dopo aver ceduto Schick al Lipsia e accolto Kalinic, infatti, oggi potrebbe toccare a Mkhitaryan, per cui si tratta con l’Arsenal sulla base di un prestito con diritto di riscatto.
È evidente però, con tutto il rispetto per la Roma, che i riflettori di questo 2 settembre siano puntati tutti su Icardi, ormai l’unico vero caso rimasto aperto del mercato. “Siamo stati chiari prima e sereni ora, e se dovesse restare saremmo ancora più espliciti” ha tuonato Marotta, ricevendo però, per la prima volta, un’apertura da Wanda. “C’è una speranza, lavoriamo e vediamo che succede – ha replicato la moglie-agente nell’ormai consueto appuntamento televisivo della domenica sera. – Ci sono due soluzioni in Europa e un’altra al Boca Juniors, anche se questa è molto difficile. La causa? In caso di partenza cadrà…”.
Insomma, ogni minuto (fino alle 22 s’intende) è buono per vedere la soluzione del rebus, con il Psg favorito sull’Atletico Madrid per un trasferimento in prestito oneroso. Il resto, compreso lo scambio Rebic-André Silva tra Milan ed Eintracht Francoforte, passa in secondo piano, tanto più dopo che Paratici ha confermato Dybala, chiudendo l’altro grande caso di questo mercato. Ancora poche ore, poi sapremo. E nulla, evidentemente, sarà più come prima…